Sono immagini emblematiche quelle che, per gentile concessione dell’ottimo giornale on-line Primonumero, siamo stati autorizzati a pubblicare. Riguardano, nei giorni scorsi, il terminal di Termoli, da dove migliaia di studenti tutti i giorni arrivano e partono con i pullman locali per i paesi del comprensorio.
Ogni commento è superfluo.
Analoghe situazioni si stanno verificando in tutta Italia, nelle regioni dove sono state riaperte le scuole superiori. Non solo nelle grandi città, quindi. Se ciò avviene a Termoli, nel piccolo Molise, dove gli studenti hanno inviato una lettera di protesta ai massimi vertici regionali (e non hanno avuto risposte), a Roma la situazione non è cambiata, nonostante i due turni di accesso a scuola.
C’è solo da sperare nella Provvidenza, augurandoci che tra aggregazioni e varianti del virus (e campagna vaccinale alle corde) tra qualche giorno le cose non si mettano male.
Resta incomprensibile – se non per esigenze politiche di “normalizzazione” – questa spinta alla “scuola in presenza” a tutti i costi in questo periodo: in condizioni normali sarebbe l’ordinarietà, ma in periodi molto particolari come quello attuale crediamo sia assurdo far rientrare gli studenti delle scuole superiori nelle aule senza garantire condizioni di sicurezza (compreso il freddo con le finestre costantemente aperte per arieggiare i locali). Ma la linea governativa, supportata dai principali quotidiani allineati ai diktat istituzionali, è questa. Purtroppo.