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Riforma copyright: Ue mercoledì vota su censura

Una regolamentazione per far pagare ai colossi del web i diritti d’autore ai fornitori di contenuti sui materiali diffusi e per accrescerne le responsabilità. Mercoledì 12 settembre, alla plenaria di Strasburgo, il Parlamento europeo tornerà a votare la direttiva sul diritto d’autore, che sta scatenando infuocati dibattiti. Giornalisti, scrittori, registi e altri autori sono sul piede di guerra perché vogliono l’approvazione di una direttiva essenziale per la difesa del diritto d’autore.

Il Parlamento comunitario aveva già respinto a luglio il via libera al mandato negoziale, facendo slittare il verdetto alla riunione di mercoledì. E se lo squilibrio tra i giganti del web e i piccoli editori è lampante e semina crescenti preoccupazioni per il futuro della stampa libera, soprattutto legandolo al tema delle entrate pubblicitarie, i colossi multinazionali delle nuove tecnologie non ci stanno. “Internet aperto ha eliminato le barriere dei media tradizionali e dato spazio ad una nuova economia creativa, dando la possibilità a chiunque con una idea di condividerla e iniziare un business – ha scritto Robert Kyncl, chief business officer di YouTube, in un post ufficiale. “Questo potrebbe essere a rischio con il voto dell’Europarlamento – ha aggiunto. “Le proposte in campo e in particolare l’articolo 13, minano l’economia creativa, scoraggiando le piattaforme a ospitare contenuti generati dagli utenti”.

L’articolo 13 della direttiva sposta l’onere della responsabilità per le violazioni del diritto d’autore alle piattaforme.

Replica l’Afp, sostenendo che i big di internet “da una parte utilizzano, senza pagare, grandi quantità di notizie prodotte a un costo alto e d’altra parte attraggono una quota crescente delle risorse pubblicitarie che in precedenza permettevano ai media di vivere”. Le conseguenze le pagano le redazioni con i tagli ormai continui al personale.

Intanto un’indagine – “Copyright & US Tech Giants” – ha raccolto l’opinione dei cittadini dell’Unione europea sull’argomento. Condotta da Harris Interactive su 6.600 cittadini europei, presenta un risultato netto: a favore della riforma l’89% per cento degli italiani, dato maggiore rispetto alla media europea che arrivata comunque all’87 per cento.

(Gia.Cas.)

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