Il vicepremier Di Maio, per buttare acqua sul fuoco, ha precisato che le domeniche resteranno “commerciali”, ma saranno regolate da turni che consentiranno l’apertura ad un negozio su quattro. A decidere la turnazione, ha spiegato il leader pentastellato, saranno i sindaci insieme ai commercianti. La proposta del governo di regolamentare l’apertura dei punti vendita nei giorni festivi, che supera il decreto Monti che ha predisposto la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, ha conquistato il centro del dibattito politico. Di Maio ha in particolare anticipato l’approvazione di una legge che imporrà lo stop nei fine settimana e nei festivi ai centri commerciali con turnazioni di orario, che quindi non sarà più liberalizzato.
Però la Lega, con il ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio, ha preferito frenare sull’eccessiva regolamentazione e ha chiesto di mantenere il “no stop” domenicale per le città turistiche. Ha ammonito: “Evitiamo ulteriori ed eventuali polemiche create solo per accendere scontri inesistenti. Entrambe le proposte di legge della maggioranza, presentate in commissione Attività produttive della Camera e rispettivamente una a firma Lega e l’altra M5s, prevedono già che dalle nuove norme vengano escluse le città d’arte e i centri turistici”.
Il senso della sua proposta l’ha invece spiegato lo stesso vicepremier Di Maio nel corso di una trasmissione televisiva su La7: “Questa proposta ci viene chiesta dai commercianti, dai padri e madri di famiglia che essendo proprietari di in un negozio dicono: ‘Se mi mettete in concorrenza con un centro commerciale dal lunedì al venerdì i miei figli non li vedo più”.
Il sito on-line Il Post, citando uno studio dell’istituto liberale Bruno Leoni, aggiornato al 2018, ha ricostruito la situazione negli altri Paesi europei sul tema dei negozi aperti la domenica. Anche oltrefrontiera il dibattito è presente da tempo e la situazione è estremamente eterogenea. Nel dettaglio sono sedici, su 28, le nazioni che permettono di tenere aperto sempre, come avviene attualmente in Italia. Altri Paesi, tra cui Germania e Francia e le nazioni scandinave (ma anche Austria, Belgio, Cipro, Grecia, Malta e Paesi Bassi), hanno limitazioni anche stringenti. Comunque nessun Paese europeo vieta del tutto le aperture domenicali.
In linea con la proposta del governo italiano ci sono molti sindacati, numerosi associazioni di commercianti (tra cui Confcommercio), qualche catena della grande distribuzione (come Eurospin) e la Chiesa cattolica. Contro soprattutto gli ambienti neoliberisti.
(G.C.)