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Il nostro esperto previdenziale Walter Recinella intervistato dal quotidiano La Stampa

Continua la collaborazione tra l’Enasc, il patronato dell’Unsic, tra i leader a livello nazionale, e il quotidiano La Stampa. L’esperto previdenziale Walter Recinella della Direzione nazionale Enasc-Unsic ha elaborato in esclusiva per il quotidiano torinese una serie di simulazioni sui profili di lavoratori che matureranno il diritto al pensionamento fra il 2032 e il 2063. Emerge che soltanto una carriera professionale «continua» assicura il 70% o più dell’ultima busta paga (e un tenore di vita accettabile dopo il ritiro). Ma non è così per tutti.

«Abbiamo elaborato le simulazioni su professioni ed età diverse per fotografare le varie gestioni: pubblico, privato, artigiano-autonoma e gestione separata – ha spiegato Walter Recinella, nell’intervista pubblicata in terza pagina dal quotidiano lo scorso 13 settembre. esperto: «Le ultime due sono le più penalizzate».

Potrà contare su un assegno pensionistico solido, chi entra presto nel mercato del lavoro e ha lavori ben pagati, si legge nel quotidiano. Mentre i dipendenti pubblici, che finora hanno spesso beneficiato di trattamenti più generosi, riceveranno quanto realmente versato.

«All’anzianità contributiva massima, si passerà dall’80% del sistema retributivo al 74% dell’ultimo stipendio percepito. Dopo il 2035, si scenderà al 71% dell’ultima busta paga – spiega ancora Recinella di Enasc-Unsic. «Così, un commerciante con 40 anni di contributi a regime potrà contare su una pensione di poco superiore al 50% dell’ultimo reddito percepito e anche lavorando due anni in più non raggiungerebbe il 60%».

Da qui una serie di preziose simulazioni realizzate dall’esperto della Direzione nazionale Enasc-Unsic.

L’interessante articolo è a firma di Anna Maria Angelone.

Tre esempi significativi.

Un dipendente di un’azienda privata oggi 43enne, che ha iniziato a lavorare a 25 anni, potrà agganciare la pensione di vecchiaia non prima di 68 anni e 11 mesi, avendo maturato nel 2050 più di 41 anni di contributi. Il reddito stimato nel suo ultimo anno di lavoro sarà pari a 24.550 euro mentre l’importo annuo lordo della sua pensione – con calcolo contributivo alla gestione dipendenti Inps – è a 19.271,31 euro. Dunque, il lavoratore porterà a casa un assegno pensionistico pari al 78% rispetto all’ultimo stipendio.

Un’insegnante di 52 anni con ingresso nel lavoro a 27 – ma avendo, da giovane, un impiego e un inquadramento diverso – maturerà il diritto al pensionamento di vecchiaia a 68 anni e un mese. Anche in questo caso, la futura pensionata supererà i 41 anni e 37 settimane di contributi. Ma, sebbene il calcolo applicato dovrebbe fruttare meglio (il contributivo con il cumulo delle varie posizioni è più favorevole), avrà in tasca non più del 71% dell’ultimo stipendio con un importo annuo di pensione pari a 20.071,61 euro lordi. Per effetto della maggiore aspettativa di vita, infatti, la più lunga durata della pensione da erogare alle donne penalizza il trattamento.

Una lavoratrice dipendente della pubblica amministrazione, oggi 49enne, ma entrata tardi nel mondo del lavoro (il suo primo versamento contributivo utile è avvenuto all’età di 37 anni) raggiungerà la pensione di vecchiaia nel 2043, all’età di 68 anni e 5 mesi. La sua anzianità contributiva sarà pari a 27 anni e mezzo. Il reddito annuo lordo stimato nel suo ultimo anno di lavoro è di 47.166 euro. Ma il sistema di calcolo contributivo, alla gestione dipendenti Enti Locali, le riconoscerà un assegno pensionistico dall’importo annuo lordo di 22.682,49 euro. Ovvero, potrà contare di avere nel portafoglio poco più del 48% della sua ultima busta paga.

L’articolo della Stampa ha suscitato interesse anche nelle redazioni di altre importanti testate. Viene così citato in altri pezzi usciti sui quotidiani InvestireOggi, Leggo e Open.

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