martedì , Luglio 16 2024
Home / Mondo Unsic / Trieste, il nuovo Centro di ascolto per il benessere lavorativo

Trieste, il nuovo Centro di ascolto per il benessere lavorativo

Un qualificato punto di riferimento a disposizione delle alte professionalità della pubblica amministrazione e delle aziende private (quadri, impiegati direttivi, funzionari, ricercatori), che si ritengono vittime di molestie psicofisiche nei luoghi di lavoro, nonché un’eccellenza per offrire un contributo concreto volto alla risoluzione delle problematiche affrontate da chi sta vivendo un’esperienza problematica nel posto di lavoro.

Nasce con questi presupposti il Centro di ascolto per il benessere lavorativo, inaugurato a Trieste, in via del Coroneo 5, sede del Centro studi “Corrado Rossitto” di CIU Unionquadri. È aperto tutti i lunedì e martedì dalle 10 alle 18 con orario continuato.

La meritoria struttura, promossa in collaborazione con Unipromos e con il patronato Enasc, ha lo scopo primario di favorire una cultura del benessere nei luoghi di lavoro. Per farlo, si avvale di azioni di sensibilizzazione e formazione delle figure manageriali e della promozione di iniziative di prevenzione e sostegno a favore di lavoratori e lavoratrici che si ritengono colpiti da azioni e comportamenti discriminatori e vessatori protratti nel tempo. Lunga la lista delle problematiche che investono, ad esempio, le differenze di genere, l’orientamento sessuale, l’età, lo stato di salute, il credo religioso, la cultura, le opinioni politiche e la provenienza geografiche.

Il nuovo Centro di ascolto per il benessere lavorativo offre, inoltre, consulenze specifiche per ogni tipologia di disagio vissuto, dallo straining al di-stress, dal burnout alle molestie sessuali, dal whistleblowing al mobbing fino al doppio mobbing, quando il disagio contamina anche il sistema familiare, con conseguenze molto gravi, a volte irreversibili. Sono comportamenti che possono essere individuati e prevenuti promuovendo iniziative di conoscenza e di sostegno, ma soprattutto sviluppando, appunto, una cultura di benessere nei luoghi di lavoro.

Basilare, in questa “missione”, è la sensibilizzazione di datori e datrici di lavoro verso un nuovo modello di business, che si orienti verso il cambio di un paradigma ormai obsoleto, ponendo quindi la persona al centro. Perché numerosi studi, ma anche tante esperienze, dimostrano che il benessere economico ed organizzativo di un’azienda sana e competitiva passa attraverso l’attenzione al benessere personale e professionale di tutti i suoi dipendenti.

Il Centro, come spiegano i promotori, “nasce da un approccio privatistico in una cornice sociale e opera su due piani complementari tra loro: da una parte, offre un percorso gratuito e in totale anonimato per analizzare la tipologia di malessere denunciato e offrire una consulenza legale, medica, psicologica e di genere; dall’altra, opera sulle cause che possono generare un clima lavorativo tossico, situazioni conflittuali e di sofferenza psicofisica che riguardano la vita di tutti noi e che generano situazioni di grande sofferenza, spesso anche infortuni sul lavoro”.

La formatrice, coach aziendale e counsellor professionista Gerarda Urciuoli, coordinatrice del nuovo Centro di ascolto per il benessere lavorativo, racconta com’è nata l’idea di aprire la struttura.

“Dopo l’esperienza decennale come coordinatrice e consulente esperta al Punto di Ascolto Mobbing della Regione Friuli-Venezia Giulia, a Trieste, ho deciso di avviare un progetto più organico per lavorare sui due piani complementari, l’offerta di un servizio gratuito di accoglienza, consulenze per l’identificazione del disagio vissuto e approcci specialistici (psicologico, legale, medico, sindacale) e, nel contempo, il contatto con aziende pubbliche e private per stimolare una visione di business che metta al centro l’individuo, anche attraverso laboratori e giornate di formazione con le figure apicali delle aziende, parte integrante del nostro lavoro. Sono convinta che bisogna partire dal benessere personale e professionale perché le aziende possano garantirsi un futuro economico stabile. È necessario creare delle comunità lavorative”.

Lo spettro linguistico delle criticità sui posti di lavoro è particolarmente ampio e non si limita ai fenomeni più conosciuti, come lo stress, il mobbing o lo stalking. Inoltre, per fortuna, oggi esiste la legge n°179/2017 che tutela i dipendenti e contribuisce ad effettuare i molti passi in avanti che, infatti, si stanno concretamente facendo. Tuttavia c’è ancora molto da fare, occorre maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, superare o denunciare quelle condizione di disagio che vengono vissute come se fosse la normalità. “Pur di restare aggrappati al lavoro, si rischia di ammalarsi e non ci si può ammalare di lavoro – incalza la dottoressa Urciuoli, la quale ricorda che l’incidenza di forme di malessere lavorativo è equivalente tra settore pubblico e privato, mentre a soffrire di più sono il comparto sanitario e le donne, in prevalenza quelle tra i 35 e i 50 anni.

La coordinatrice del Centro, che da anni si occupa di organizzazione, gestione ed erogazione di progetti formativi, anche attraverso finanziamenti pubblici. evidenzia anche le trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, ad esempio con l’irruzione dello smart-working, “un modello eccellente, che rischia però di diventare un appesantimento” avverte la dottoressa Urciuoli, ricordando che il burnout da Covid ha riguardato principalmente l’universo femminile a seguito di una perdita di cornici temporali nella quotidianità.

La presentazione ufficiale del centro ha visto riuniti i protagonisti di questa lodevole iniziativa. Ad aprire l’evento è stato il “padrone di casa”, l’avvocato Fabio Petracci, presidente del Centro studi “Corrado Rossitto”, il quale ha sottolineato l’impegno a lavorare per il benessere aziendale e per contrastare il conflitto malato, non certo il conflitto sano, quello che chiede progressioni di carriera, aumento dei salari, miglioramento delle condizioni lavorative.

Marco Ancora, responsabile nazionale del Dipartimento Cultura CIU Unionquadri, ha definito i quadri una cerniera tra datore/datrice di lavoro e lavoratori/lavoratrici e ha manifestato l’auspicio che l’organismo triestino diventi un modello da esportare, specie in un momento caratterizzato da profondi cambiamenti dovuti alla transizione digitale. Francesco Riva, consigliere del Cnel in rappresentanza di CIU Unionquadri-Confederazione Italiana di Unione delle professioni intellettuali, da remoto ha voluto portare il suo augurio di buon lavoro, ricordando che chi non lavora serenamente può incorrere in infortuni.

Presenti anche Luigi Rosa Teio, direttore generale del patronato Enasc, e Luca Cefisi, direttore di Unipromos, ha espresso la soddisfazione nel sostenere questa nuova sfida a Trieste, con l’auspicio del radicamento nel territorio regionale.

Oltre alla dottoressa Urciuoli, presenti altri operatori del Centro, dall’avvocato civilista Sandra Racchi, esperta in diritto di famiglia, al medico del lavoro Marco Pesce, alla dottoressa Gabriella Taddeo, esperta di discriminazione di genere, diversity management e progetti di inclusione sociale, co-fondatrice della Casa internazionale delle donne di Trieste.

Check Also

case

Unsicasa, al servizio dei proprietari di immobili e degli amministratori di condominio

Da anni al servizio degli interessi della proprietà edilizia Unsicasa – Associazione nazionale proprietari immobiliari, …