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Sud Salento ed eolico, il progetto “Odra”

Ksenia Balanda, direttore generale partnership Renantis-BlueFloat Energy

E’ stata avviata la procedura di Valutazione di impatto ambientale per “Odra”, il parco eolico offshore galleggiante che la partnership tra Renantis e BlueFloat Energy intende realizzare al largo della costa meridionale della provincia di Lecce, nello specchio d’acqua antistante Castro e Otranto.

Dopo oltre un anno di studi e ricerche, è stato sottomesso al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE) e al ministero della Cultura (MiC), lo studio di impatto ambientale, ossia l’insieme dei documenti che descrivono in dettaglio l’ipotesi progettuale elaborata e che saranno resi disponibili nelle prossime settimane dai suddetti ministeri per la consultazione da parte di tutti i soggetti interessati.

Il progetto prevede la collocazione di 90 aerogeneratori galleggianti per una capacità installata massima prevista di oltre 1300 MegaWatt e una produzione attesa di circa quattro miliardi di Kwh/anno, equivalente al consumo di oltre un milione di famiglie italiane, evitando l’immissione in atmosfera di più di due milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. L’investimento complessivo per la costruzione e lo sviluppo di “Odra” è stimato in oltre quattro miliardi di euro.

“L’opera – come si legge nella nota delle società promotrici – oltre a contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico nazionale e al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, avrà effetti positivi anche sulle economie locali sia nella fase di costruzione sia nella fase di esercizio, con grandi opportunità di sviluppo in altri settori correlati. Sul fronte occupazionale si stimano 1.500 posti di lavoro diretti medi per le fasi di produzione, assemblaggio e costruzione del parco, con picchi fino a 4.000 durante i periodi di massima attività e più di 150 posti di lavoro permanenti, stimati per l’intera operatività del parco eolico, ossia trent’anni. La partnership continuerà a lavorare su ulteriori opportunità di sviluppo economico locale, confrontandosi con i territori, gli stakeholder, gli esponenti delle industrie locali, le aree portuali nonché con le associazioni di pesca”.

La presentazione dello studio di impatto ambientale è un passo avanti nell’iter autorizzativo iniziato nel 2021, anno in cui la partnership ha avviato la fase volontaria di scoping aprendo il progetto alle osservazioni degli enti locali, delle associazioni e di altri stakeholder regionali e nazionali, nell’ambito di un processo di ascolto e dialogo con le parti interessate. Non mancano, infatti, le critiche. Comunque le richieste delle comunità locali hanno portato a diversi cambiamenti, come l’aumento del 30% della distanza dalla costa rispetto a quanto inizialmente previsto, e la riduzione del numero di turbine nelle prime file.

“I mesi che hanno preceduto la finalizzazione dello studio di impatto ambientale – commenta Ksenia Balanda, direttore generale di Renantis-BlueFloat Energy partnership per l’Italia – ci hanno permesso di ottimizzare il progetto attraverso una serie di campagne ambientali e ingegneristiche dedicate, sia a terra che in mare aperto.  Il risultato è un progetto ottimale da un punto di vista tecnico, ambientalmente sostenibile e di forte contributo alla crescita dell’economia locale. Per raggiungere l’obiettivo della prima produzione di energia entro la fine del decennio, continueremo a perfezionare tutti gli aspetti legati alla costruzione e all’esercizio del nostro parco eolico, assicurando fin d’ora le migliori soluzioni possibili. Manterremo il focus sui territori, dando priorità al coinvolgimento delle risorse e delle competenze locali, mettendo al centro il dialogo continuo con le istituzioni e le comunità. È grazie a queste interazioni che siamo stati in grado di ottimizzare il progetto, ed è con questo approccio collaborativo che intendiamo procedere puntando alla piena integrazione del parco eolico nel territorio del Basso Salento che ci ospita”.

In questi due anni di iter non sono infatti mancate le proteste. Una raccolta firme, lanciata da Alberto Antonio Capraro ha visto quasi cinquemila cittadini sottoscrivere la petizione sulla nota piattaforma change.org, per dire di no all’impianto offshore proposto da Odra Energia.

Ad opporsi anche Legambiente.

“Questo progetto avrebbe un impatto negativo fortissimo a livello socio-economico sul territorio pregiudicandone irrimediabilmente il futuro. Il paesaggio non sarebbe più lo stesso ammirato da tutto il mondo – si legge nel testo introduttivo della petizione online.

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