UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
Leggenda del reggae, bandiera della Giamaica, immortale punto di riferimento di diverse generazioni per la sua musica e i suoi ideali di libertà e di giustizia sociale. Sono passati quarant’anni dalla morte di Bob Marley, avvenuta l’11 maggio 1981 quando aveva 36 anni. Ma il suo mito resta intramontabile, così come la sua musica, che raccoglie schiere di appassionati anche tra i giovanissimi.
Bob Marley era nato da un capitano della marina bianco di origine britannica e da madre giamaicana. Lui sessantenne, lei diciottenne, che verrà subito abbandonata dal compagno. Il padre muore a 70 anni, quando Bob ha appena dieci anni. Il futuro idolo del reggae dirà di lui: “Mio padre era come quelle storie che si leggono, storie di schiavi: l’uomo bianco che prende la donna nera e la mette incinta”.
Dopo aver lasciato la scuola ad appena 15 anni, Bob ha cominciato a lavorare come saldatore, per poi intraprendere la carriera di cantante come rasta, diventando un’icona mondiale.
Da allora una serie infinita di successi che comprendono “No woman no cry”, “One love”, “I shot the sheriff”, “Exodus”, “Africa Unite”, “Is this love”, “Natural mystic”, “Three little birds” (usata dai tifosi dell’Ajax come inno), “No more trouble”, “Jammin'”, “Catch a fire”, “Get up”, “Could you be loved”, “Redempion song”.
Tra i momenti epici, il concerto a Milano un anno prima di morire, con il tutto esaurito e Pino Daniele ad aprire quel concerto. Oltre ottantamila persone hanno potuto dire: “Io c’ero”.
