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La “lectio” di Padre Benanti sull’intelligenza artificiale

“La macchina si umanizza e l’uomo si macchinizza”. Sarà questa osmosi a caratterizzare sempre più il nostro futuro? Nell’ambito della cerimonia che ha visto assegnargli il premio “Comunicazione e cultura” delle Paoline nella Sala del Giubileo della Lumsa a Roma, ha ragionato su questo complesso e stimolante tema padre Paolo Benanti, il teologo francescano considerato uno dei massimi esperti al mondo di nuove tecnologie, presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione della Presidenza del Consiglio dei ministri.

L’esperto, nel disegnare innanzitutto la storia delle tecnologie e nell’individuare le origini della digitalizzazione, ha collocato nel secondo dopoguerra un passaggio cruciale: la macchina diretta erede della rivoluzione industriale ha lasciato il posto ad una innovativa che ha consegnato una “qualità nuova” al concetto di informazione. Un passaggio caratterizzato principalmente da nuove intuizioni tecniche e dall’automazione. I transistor, ad esempio, ha evidenziato padre Benanti, hanno reso la realtà computabile. Il primo prototipo funzionante è stato realizzato da John Bardeen e Walter Brattain proprio nel primo dopoguerra, nel 1947. Così è cominciato quel processo che porterà la macchina a non essere più il surrogato di un muscolo ma una sorta di “organismo pensante”.

Del resto proprio in quegli anni – esattamente nel 1948 – il matematico statunitense Norbert Wiener ha pubblicato La Cibernetica, che ha aperto la strada a questa nuova disciplina orientata all’analisi di sistemi complessi: la cibernetica trova il suo oggetto di studio elettivo esattamente nella comunicazione, in particolare nell’analisi della produzione e dello scambio dei messaggi che regolano il funzionamento dei meccanismi esistenziali. Lo stesso Wiener pubblicherà L’uso umano degli esseri umani nel 1950, un manuale di introduzione alla cibernetica, ancora attualissimo.

Nel contestualizzare i passaggi storici, padre Benanti si è soffermato anche sul secondo principio della termodinamica e sull’entropia, la grandezza che misura il grado di disordine e che crescerebbe sempre; permette di sapere se un determinato stato sia raggiungibile da un sistema per mezzo di una trasformazione naturale e spontanea. Come recita il secondo principio, ogni sistema tende spontaneamente verso lo stato di massima entropia dove, in generale, l’energia disponibile è minima e il disordine è massimo; così il calore tende spontaneamente a spostarsi da un corpo caldo ad uno freddo.

Il teologo francescano ha quindi richiamato il celebre esperimento mentale formulato da James Clerk Maxwell alla fine dell’Ottocento per verificare se il secondo principio della termodinamica fosse inviolabile. Maxwell ha ideato un diavoletto controllore di una botola che divide due contenitori con lo stesso gas alla medesima temperatura. Al termine del suo lavoro, il diavoletto dovrebbe essere capace di confinare il gas più caldo da una parte e quello più freddo dall’altra grazie ai movimenti delle molecole. Un esperimento irrisolto, almeno fino all’avvento della teoria dell’informazione con i chip per computer di nuova generazione.

Siamo sempre nel dopoguerra – anno 1950 – quando Claude Shannon ha compiuto un esperimento che è considerato l’antesignano dell’intelligenza artificiale: ha costruito un topolino meccanico, chiamandolo Teseo, controllato da relè, capace di trovare l’uscita di un labirinto quadrato imparando la posizione delle pareti andando a sbatterci contro.

Con il trascorrere degli anni, la digitalizzazione ha conquistato il mondo. “Con i moti della primavera araba del 2011, nel nome della libertà, abbiamo creduto al trionfo della democrazia computazionale, ma con l’assalto a Capital Hill del gennaio 2021 ci siamo resi conto del contrario – ha sottolineato padre Benanti, il quale, però, ha spiegato di non temere l’intelligenza artificiale, “semmai la stupidità naturale, quella che ritiene di poter mettere una macchina al posto di un medico o di affidare alle armi tecnologiche il nostro futuro”.

Lumsa Rettore
Il rettore della Lumsa, Francesco Bonini

L’evento, moderato da Fabio Bolzetta, presidente di WeCa, l’associazione webmaster cattolici italiani, è stato aperto dai saluti di Francesco Bonini, rettore della Lumsa, il prestigioso ateneo da lui definito “istituzione di servizio” e da Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, il quale ha ribadito l’impegno dell’organismo da lui presieduto sul fronte dell’aggiornamento formativo e della deontologia professionale. E’ intervenuta anche Alessandra Costante, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), la quale ha evidenziato come l’informazione rischi di perdere valore a causa delle conseguenze più negative dell’intelligenza artificiale, comprese le preoccupazioni per la tenuta occupazionale del settore giornalistico. “E’ stato un errore principalmente degli editori l’essersi occupati in ritardo del web, a lungo visto con diffidenza o addirittura con paura – ha detto la Costante – ed ora non dobbiamo fare lo stesso errore con l’intelligenza artificiale, processo che va gestito al meglio, ad iniziare dall’aggiornamento delle norme del nostro settore”.

Il premio a padre Benanti è stato consegnato da Suor Bruna Fregni, consigliera generale delle Figlie di San Paolo, con l’introduzione di Suor Teresa Braccio, responsabile del Segretariato internazionale di comunicazione della Congregazione delle Figlie di San Paolo.

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