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Lidia Armelao, Cnr e la chimica verde

All’insegna della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare, nasce la green chemistry, la scienza che promuove l’invenzione, la progettazione e l’uso di prodotti chimici e processi per ridurre o eliminare l’uso e la produzione di sostanze pericolose.

A parlarne è Lidia Armelao, direttore del Dipartimento di Scienze Chimiche e Tecnologie dei materiali del Cnr che spiega come “questo concetto di sostenibilità è fortemente collegato a quello dell’economia circolare, ovvero un sistema economico fondato sul riutilizzo di materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi”. Secondo l’Armelao solo “lo sviluppo sostenibile è in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.

Molteplici sono gli obiettivi che si pone la chimica sostenibile. Primo tra tutti quello di riconvertire le vecchie tecnologie in nuovi processi, ridurre l’inquinamento e sviluppare prodotti che possano ridurre l’impatto sull’ambiente. Altro aspetto importante è quello della riduzione dell’uso energetico. “La chimica verde si propone di sfruttare fonti di energia rinnovabile come l’energia solare, l’energia eolica, l’energia geotermica, quella idroelettrica e quella di biomassa. Questo perché le risorse energetiche tradizionali, come il petrolio, il carbone e il gas, sono esauribili e fortemente inquinanti, rappresentano infatti la principale causa di emissioni di COnell’aria”, prosegue nella spiegazione la direttrice Cnr-Dsctm. “Le energie rinnovabili, al contrario, hanno la caratteristica di non esaurirsi a fine ciclo, sono pulite, economiche e sono disponibili per un maggior numero di comunità. Sostenibilità significa anche questo: garantire alla società mondiale intera, senza distinzioni, gli stessi diritti e le stesse possibilità”.

La transizione ecologica, la rivoluzione verde e la salute, sono temi centrali nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), documento approvato dal Governo italiano, che costituirà un riferimento indispensabile nei prossimi anni. “In questo ambito, il Dsctm può dare un contributo fondamentale”, sostiene Armelao. “In particolar modo, nei processi di decarbonizzazione del sistema produttivo, nella diffusione di idrogeno prodotto da fonti rinnovabili, nella riqualificazione di siti industriali inquinati e nella realizzazione di risorse idriche mediante il riutilizzo di acque inquinate oppure di acque marine che devono essere desalinizzate”.

Infine, la chimica sostenibile ha un importante compito anche nella risoluzione di alcune delle sfide proposte dall’Onu nell’Agenda 2030, il piano d’azione messo in atto dalle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile del pianeta. “Questo programma non risolve tutti i problemi, ma rappresenta sicuramente una buona base comune da cui partire con il coinvolgimento e l’impegno di tutti i paesi e delle loro componenti sociali, politiche ed economiche”, conclude la direttrice.

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