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Pensioni e futuro: pensare al benessere dei giovani e degli anziani

editoriale gMolte novità in queste settimane: cominciamo da quelle più legate all’attività della nostra Unione, che vedono crescere le attività di promozione e sostegno alle imprese. In primo luogo, attraverso gli enti bilaterali, che sono una delle pietre miliari della nostra cultura di contrattazione sindacale, centrata sulla collaborazione tra azienda e lavoratori. Si è appena costituito l’Ebint, l’ente bilaterale per il terziario e il commercio, esito necessario del contratto collettivo che abbiamo sottoscritto per questa categoria. Pensiamo che gli enti bilaterali siano essenziali per un modello di relazioni industriali moderno, e oggi anche per provvedere servizi sociali e opportunità di formazione, risolvendo nella collaborazione tra le parti sociali molte problematiche che interferiscono sull’armonia in azienda e sul benessere dei lavoratori. In questo senso, segnaliamo la crescita di Fondolavoro, il fondo interprofessionale che sosteniamo, e che ha approvato i suoi piani formativi. Vorremmo che le nostre aziende impiegassero più e meglio le opportunità del fondo interprofessionale: non soltanto per ottemperare alle norme vigenti, per esempio sulla sicurezza, ma inseguendo con creatività e nuove idee. Oltre agli impegni obbligatori, ci sono le scelte di libertà, che possono essere ispirate all’aggiornamento tecnologico, ai bisogni dei lavoratori, a un progetto di rinnovamento… Per noi, del resto, l’orizzonte dell’azienda non è mai terminato sulla porta dell’officina o del laboratorio o sul confine del terreno: abbiamo sempre sostenuto che l’azienda è un elemento di una rete sociale più vasta. Per questo stiamo seguendo, con particolare attenzione, questioni calde come la riforma delle pensioni, che non è un problema di categoria, ma riguarda la società nel suo complesso. Siamo preoccupati delle pensioni future, che le “buste arancioni” dell’Inps sovente prevedono modeste, e questo problema riguarderà trasversalmente professionisti, piccoli imprenditori, i figli dei ceti medi che sono arrivati a trent’anni senza una storia contributiva non perché bamboccioni, ma perché hanno seguito un percorso di master postlaurea e stage formativi, che ormai spesso richiede molti anni in più. La precarietà giovanile e il futuro di una generazione anziana con basse pensioni son strettamente collegate: entrambi questi fattori minacciano la creazione di nuove povertà, e quindi una caduta dei consumi , già franati con l’insicurezza diffusa e le paure per il futuro. Siamo quindi a favore delle proposte che mirano a rendere meno rigida l’uscita dei lavoratori verso la pensione, anche per liberare posti e risorse in azienda in direzione di lavoratori più giovani, ma questo dovrà avvenire in maniera bilanciata, senza impoverire i nuovi pensionati, che non devono diventare “nuovi poveri”. Siamo tutti responsabili del futuro: in alcune realtà locali, gli agricoltori dell’Unsic non hanno paura a portare i trattori in strada quando c’è da manifestare. Non è un segnale di tempi sereni, ma quando si deve, è necessario anche alzare la voce, sempre nel rispetto delle libertà di tutti e nella più rigorosa non violenza. Non violenza, quest’espressione non può che ricordarci Marco Pannella, che abbiamo salutato pochi giorni fa. Chi scrive non è mai stato d’accordo su tutto, con il Marco nazionale, anzi, spesso e volentieri il mio punto di vista partiva da ben diverse premesse, ma, oggi, è giusto ricordarne la pulizia intellettuale e morale, le molte volte che ha avuto anche ragione; con la sua scomparsa, cresce la nostalgia per quella vecchia generazione di politici, né santi né perfetti, ma fatta senza dubbio da figure di grande spessore, che fino all’ultimo respiro si dedicavano alla cosa pubblica, senza furbi riciclaggi in altre carriere né silenziosi, e spesso comodi, ritiri (con ottime pensioni, tra l’altro) non appena passato il momento di maggior fulgore. Pannella ha testimoniato gli ideali in cui credeva fino all’ultimo giorno. In questo, un esempio anche per tutti noi che crediamo che il nostro lavoro possa essere l’impegno di tutta una vita, senza risparmiarsi mai.

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