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Deflazione, per la prima volta dal 1959

deflazioneL’Istat ha formalizzato la discesa dei prezzi, del -0,1%, il primo anno in deflazione, o inflazione negativa, dal 1959, quando l’indice segnò -0,4%. Naturalmente, una media statistica deve essere interpretata. Sono diminuiti i prezzi per le abitazioni e l’energia (-1,9), le comunicazioni (-3,1), mentre i prezzi dei generi alimentari e di altri prodotti sono comunque saliti, in particolare con un’impennata a dicembre. Si tratta di un fenomeno che fotografa soprattutto un rallentamento nei consumi, e quindi non è, contrariamente alle apparenze, un segnale di salute sociale. In particolare, è la riduzione dei consumi a comprimere i prezzi dei prodotti alimentari, provocando una pressione sui produttori agricoli, che devono ridurre i loro margini di profitto a livelli mal sopportabili. Anche se l’Istat evidenzia che una componente che concorre ad abbassare i prezzi è la discesa dei costi energetici e tecnologici sui mercati internazionali: a qui, i consumatori europei devono ringraziare l’euro. In pratica, si sono registrati cali sulle bollette elettriche, mentre per quelle del gas, il cui prezzo aumenta sempre con i mesi autunnali, sono salite meno del solito. I prezzi dei carburanti sono pure scesi lungo il 2016. Il servizio che è diminuito di più è quello telefonico, che, anche grazie alle applicazioni di messaggistica, ha abbattuto il prezzo dei messaggi di testo, e anche delle chiamate voce. Più complesse le conseguenze per un altro prezzo in discesa, quello delle case: se è vero che oggi le case si comprano bene, è anche necessario ricordare che, in un Paese a piccola proprietà immobiliare diffusa come l’Italia, in pratica il crollo del mercato immobiliare sottrae valore ai patrimoni familiari della maggioranza degli italiani, e, in effetti, la caduta dei prezzi è più indice della mancanza di domanda, insomma non si vede affatto una corsa a fare affari, e se mai le case rimangono invendute. Lo scenario della deflazione, in conclusione, potrà sostenere le aziende e le famiglie nel contenere alcuni costi fissi; ma non favorisce i consumi, anzi è l’esito di un basso livello dei consumi, i prezzi scendono ma i consumatori non sembrano invogliati a comprare, un meccanismo che ha anche ragioni psicologiche (l’insicurezza fa rimandare gli acquisti, mentre il calo dei prezzi fa sperare in occasioni ancora migliori in futuro). 152143606-fdf35781-0210-4505-9457-e4cd58d45569La “trappola deflattiva” mette a rischio i piccoli produttori e i piccoli commercianti, già messi sotto pressione dalla grande distribuzione con le sue offerte scontate, e può far crollare queste piccole imprese sotto il livello minimo di vendite che ne garantisce la sopravvivenza. Cosa devono pensare i consumatori, specialmente quelli italiani, abituati a pensare che il male sia l’inflazione, cioè l’aumento dei prezzi ? Che se un’inflazione eccessiva, come l’Italia ha conosciuto spesso nella sua storia, prosciuga il potere d’acquisto delle famiglie, pure la deflazione, con le sue conseguenze deprimenti sulla produzione e il commercio, mette a rischio posti di lavoro. Gli economisti calcolano intorno al 2% un’inflazione “sana”, cioè il normale crescere dei prezzi in un’economia dove la gente ha voglia di comprare e consumare, e dove il potere d’acquisto comunque cresca almeno di pari passo. Si guarda allora all’Europa, e più esattamente alla Banca Centrale Europea: per curare la deflazione, si conta molto sulle politiche di Quantitative Easing (QE, “alleggerimento quantitativo”). Con il QE promosso dalla Banca Centrale Europea, questa acquista dalle banche titoli di stato, l’investimento dove le banche “congelano” molti dei loro capitali, così da incoraggiare le banche a liberare denaro per il credito, denaro che diminuisce di valore perché ce n’è “quantitativamente” di più in circolazione. Alla fine, cittadini e imprese dovrebbero quindi avere credito più a buon mercato, favorendo una ripartenza dei consumi. Quest’azione a livello europeo dovrebbe nei prossimi mesi sostenere i consumi anche in Italia, oggi ancora lontani dai livelli di prima della crisi.

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