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La scuola in un cestino della spazzatura

Domenico MamoneLa nota e saggia locuzione ciceroniana “Historia magistra vitae” viene spesso adeguata al mondo dell’istruzione con una più funzionale “Scuola maestra di vita”. Ed il video del lancio del cestino della spazzatura sulla testa della professoressa di matematica all’istituto professionale “Galilei” di Mirandola, diventato virale in questi giorni, fa appunto presagire tempi non proprio invidiabili per il nostro prossimo “campare” quotidiano.

Certo, episodi del genere nelle aule scolastiche avvenivano anche in passato. Ma il lancio di un cestino (o di altro) negli anni cosiddetti “caldi” era mosso non soltanto dall’esibizionismo o dalla smania di protagonismo, ma valeva come insubordinazione e poteva persino venire legittimato dall’ideologia: un atto di ribellione contro l’istituzione dominante. Gesti del genere, supportati o meno dall’apprezzamento degli intellettuali di turno, sono certamente serviti a molti sociologi, specie francesi, a costruire le proprie fortune.

Fare raffronti qualitativi o quantitativi tra ieri e oggi risulta né agevole né interessante. Anche perché sono stati principalmente gli smartphone ad ampliare la visibilità delle odierne “bravate” compiute non più da aspiranti “trascinapopoli” (alcuni finiti persino in parlamento), ma da annoiati bulletti di provincia.

Colpisce, però, con amarezza, un elemento comune a questi filmati da piccoli Giamburrasca: la diffusa rassegnazione della classe docente di fronte a questo dilagante far west. Le canute vittime – a cui è totalmente sottratta soprattutto la dignità – non reagiscono mai, subiscono in silenzio, quasi che questi passaggi siano forche caudine ormai inevitabili.

Come organizzazioni di imprenditori abbiamo riposto sempre massima attenzione alle vicende della scuola, che consideriamo fucina degli uomini di domani. La degenerazione della società presenta un vulnus anche e soprattutto nell’educazione. Stagioni di giustificazionismo, di permissivismo, di buonismo hanno prodotto generazioni di vandali sempre più giovani e non perseguibili e soprattutto di famiglie fondamentalmente sfasciate, ma presuntuosamente unite nel proteggere con tenacia la prole. La scuola, al di là degli slogan, dovrebbe riconquistare una sua sacralità. Un punto di partenza imprescindibile per un futuro più sereno.

(Domenico Mamone)

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