venerdì , Dicembre 5 2025
Home / Comunicazione / La rendicontazione di sostenibilità

La rendicontazione di sostenibilità

Domenico MamoneDall’inizio del 2017 è entrato in vigore il decreto legislativo 30 dicembre 2016, numero 254, che recepisce la direttiva europea riguardante la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario. In sostanza questo nuovo obbligo normativo modifica completamente quella materia solitamente classificata con l’acronimo “Csr”, cioè Corporate social responsibility, ossia la responsabilità sociale d’impresa, che prima del decreto era a carattere prevalentemente volontario.

Se negli ultimi due anni non vi è stato alcun sostanziale cambiamento nel panorama italiano a livello di numero di società quotate che hanno avviato processi di rendicontazione di sostenibilità (come emerge nettamente dal report periodico del “Csr Online Awards” realizzato da Lundquist, multinazionale specializzata nella comunicazione aziendale on-line), ora le cose stanno cambiando e impongono un salto di qualità.

Le imprese già coinvolte in un percorso di sostenibilità, grazie all’avvento del decreto, possono ulteriormente migliorarsi, rendendo il proprio percorso distintivo e ponendosi sul mercato come portatrici di valore condiviso.

Le organizzazioni che non ricadono nell’obbligo di legge, possono volontariamente incamminarsi lungo un percorso di sostenibilità, procedendo ad investimenti non proprio secondari, dimostrando però una visione all’avanguardia di consapevolezza e di serietà.

La nuova disposizione legislativa ha il merito di assicurare pieno riconoscimento alla sostenibilità – o almeno della sua rendicontazione – ritenendola fattore strategico del normale svolgimento delle attività aziendali e dei sistemi di gestione interni. Non cogliere oggi questo importante passaggio potrebbe certamente penalizzare lo sviluppo del business futuro.

Gli esperti di Lundquist mettono dunque in guardia: la legislazione potrebbe venire affrontata come un ulteriore adempimento burocratico, a causa anche delle sanzioni collegate, portando così le aziende “a concentrarsi unicamente sulla realizzazione di un flusso di reporting rigoroso, senza la costruzione di una cultura interna né una vera presa di coscienza da parte dell’impresa che dia una visione d’insieme dell’impegno nella sostenibilità”.

Tutto ciò si completa anche con l’esigenza di un’efficiente attività di comunicazione da parte dell’impresa, che deve essere in grado di rendere note al meglio le informazioni relative all’impegno sulla sostenibilità. Sempre più organizzazioni, ad esempio, si affidano allo storytelling, cioè alla narrazione. La ricerca fa emergere come uno storytelling d’impatto si basi sui tre pilastri di materialità, integrazione e comunicazione visuale dei contenuti, laddove case studies su temi chiave, interviste e dati numerici rappresentino fattori ormai imprescindibili al pari della concretezza, dell’esaustività e dell’aggiornamento delle informazioni.

Insomma, l’impegno sociale deve essere sempre più raccontato anche da parte delle aziende.

(Domenico Mamone)

Check Also

Accordo Ue-Mercosur tra luci e ombre

Il presidente brasiliano Lula da Silva ha annunciato nelle ultime ore che l’accordo di libero …