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Il centrodestra ha l’arma della “credibilità”?

Domenico MamoneI sondaggi, si sa, rappresentano croce e delizia di ogni tornata elettorale. Per quanto le tecniche si siano affinate, prove recenti hanno dimostrato che gli errori clamorosi fanno parte del gioco. L’elezione di Trump è forse l’esempio più eclatante a livello internazionale. Da noi gli “infortuni” più rumorosi hanno riguardato le recenti amministrative (ad esempio, l’affermazione dei Cinque stelle a Torino), anche se nella maggior parte dei casi la realtà delle urne ha confermato le aspettative della vigilia.

Per le elezioni del prossimo 4 marzo, i sondaggi sono abbastanza concordi nell’attribuire la vittoria al centrodestra. Il Movimento cinque stelle dovrebbe stare tra il 26 e il 28 per cento, il Pd poco sopra il 20 per cento (con le altre formazioni di centrosinistra potrebbe eguagliare i grillini). Liberi e Uguali viene accreditato di un sette-otto per cento.

Settimana dopo settimana, i rapporti di forza tra le diverse coalizioni mutano davvero poco; spostamenti un po’ più rilevanti avvengono all’interno delle singole aree politiche, ad esempio nei rapporti tra Forza Italia (dato crescente) e la Lega o tra il Pd e i propri alleati.

Tra le indagini cosiddette “qualitative” sulla campagna elettorale, ce n’è una particolarmente interessante, firmata dall’istituto Ixè di Trieste, che individua nella “credibilità” sulla gran parte delle tematiche che costituiscono il dibattito pubblico il punto di forza del centrodestra. In sostanza gli italiani si “fidano” maggiormente di Berlusconi, Salvini, Meloni & company sui temi che stanno più a cuore, come tasse, immigrazione, sicurezza e sviluppo.

Non solo. Il centrodestra ha un altro punto di forza: l’uniformità territoriale, che equivale ad un ottimo viatico per la conquista dei collegi. Se la Lega è garantita al Nord, Berlusconi e soci primeggiano in molte aree del Centrosud. I grillini, da parte loro, hanno nel Nord l’area di fragilità, mentre negli uninominali il centrosinistra regge soltanto nelle regioni storicamente “rosse” del Centro Italia e rischia la debacle tanto al Nord quando al Sud. Tuttavia resta alto – circa un terzo del totale – il numero di collegi contendibili, con la distanza tra il primo e il secondo candidato inferiore ai 5 punti percentuali.

Il limite dei sondaggi è proprio nell’aggiudicare questi collegi in bilico, che potrebbero persino assegnare la maggioranza assoluta al centro-destra qualora continuasse a crescere o determinare, come si prevede, una situazione di ingovernabilità che aprirebbe le porte o alle “grandi intese” o ad una soluzione alla Monti (Draghi?) con la regia di Bruxelles.

(Domenico Mamone)

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