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Le imprese e la sfida del multilinguismo online

Domenico MamoneNell’Unione europea si parlano oltre ottanta lingue, anche molto differenti tra loro. Costituiscono un patrimonio identitario, storico, culturale, oltre che il principale mezzo di comunicazione. Non a caso nell’Unione europea ci sono ben ventiquattro lingue ufficiali e ciò comporta anche un costo per le inevitabili traduzioni.

A causa delle nuove tecnologie, questo patrimonio è oggi a rischio. Infatti in Rete si tende ad uniformare il linguaggio, con la netta prevalenza dell’uso della lingua inglese. In sostanza si è costretti ad optare per una lingua di fatto dominante on-line, determinando una forte accelerazione nei cambiamenti linguistici quotidiani. Per le lingue utilizzate da meno persone, si parla di una vera e propria “estinzione digitale”.

La questione ha una forte ricaduta anche per le imprese e per i mercati. Ad esempio, il 16 per cento dei cittadini europei ha comprato in Rete su siti di altri Paesi dell’Unione europea. Le tecnologie linguistiche costituiscono pertanto uno strumento indispensabile per incoraggiare il commercio transfrontaliero.

Negli Usa e in Asia sono già stati compiuti importanti investimenti in tecnologie linguistiche. L’Europa è invece in ritardo.

L’eurodeputata Jill Evans del Regno Unito è da tempo in prima fila nell’occuparsi del tema della parità linguistica per il Parlamento europeo. Una sua relazione – approvata dalla Commissione Cultura il 19 giugno 2018 e all’ordine del giorno della sessione plenaria di settembre per il voto definitivo – chiede alla Commissione europea di istituire un programma di finanziamento coordinato su vasta scala e a lungo termine.

“Chi parla lingue minoritarie come il gallese e il basco è svantaggiato digitalmente, così come chi parla alcune lingue ufficiali dell’Unione europea come l’estone, il ceco e il danese – ricorda. “Le lingue europee guadagnerebbero enormemente dagli investimenti in tecnologie, strumenti e risorse linguistiche”.

La Evans evidenzia come nel Galles, ma anche in altri Paesi, i cittadini abbiano dovuto condurre campagne per l’uguaglianza linguistica, in particolare per le lingue minoritarie, per poter utilizzare la propria lingua in ogni aspetto della loro vita.

Per quanto controcorrente, l’augurio è che gli Stati membri sviluppino programmi di alfabetizzazione digitale nelle lingue meno utilizzate e introducano la formazione e gli strumenti relativi alle tecnologie linguistiche nei programmi scolastici. Ciò incoraggerebbe le persone ad utilizzare il più possibile la propria lingua in rete già dalla più giovane età e ad assicurare familiarità con le tecnologie linguistiche come la traduzione automatica, la sintesi vocale e il riconoscimento vocale.

(Domenico Mamone)

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