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La latitanza dell’Europa

“La mia speranza è che un giorno possano nascere gli Stati Uniti d’Europa, ora appare un’utopia, lo abbiamo visto sulla questione dei migranti, in cui ogni Stato ha dato spazio al suo egoismo nazionale”. La frase di Liliana Segre, espressa qualche tempo fa, è altamente profetica rispetto a quanto stiamo assistendo in questi giorni nel pieno del dramma pandemico causato dal coronavirus.

Una condizione senza precedenti nella storia degli ultimi settant’anni nel vecchio continente dimostra non solo l’inefficacia dell’attuale assetto politico comunitario, ma soprattutto la mancanza di uno spirito solidale europeista, che potrebbe essere utile anche per affrontare in modo collettivo e generalizzato questo drammatico momento, mentre per tentare di frenare un contagio ormai universale, ogni Stato europeo si sta muovendo autonomamente. E’ un’Europa in ordine sparso, debole, preda di egoismi e nazionalismi, che conferma l’affermazione di Liliana Segre richiamata all’inizio di questo intervento. Le avventate dichiarazioni di Christine Lagarde, le sue deboli decisioni e soprattutto l’apatia negli interventi, rappresentano il quadro perfetto dell’incapacità di governare la situazione.

In questi giorni, la mancanza di quel modello europeo idealizzato dai padri fondatori, ci sta facendo assistere a spettacoli indegni, dove la speculazione finanziaria tiene banco rispetto a decisioni forti per isolare il virus in tutto il vecchio continente. Emergono tutte le storture di una globalizzazione sempre più priva di regole, che non è opportunità ma problema nel suo accentuare differenze e disuguaglianze tra Stati e cittadini.

Se l’Europa, proprio in questi difficili momenti, non dimostra di essere una forte comunità di popoli solidali, il rischio concreto è la sua dissoluzione. E ciò, oltre a determinare problemi enormi, porterebbe di molto indietro l’orologio della storia.

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