L’Italia è nel tunnel più buio della sua storia repubblicana, ancora di più del periodo fosco del terrorismo, delle stragi di mafia, dei terremoti e delle crisi economiche e finanziarie del 1990/1992 e del 2009/2011 che hanno molto segnato l’Italia.
Sono trascorsi 75 anni dalla Liberazione e oggi siamo ostaggio di una grave pandemia dagli esiti nefasti e con la sua forza espansiva e crudele che non risparmia nessuno e che colpisce l’intero Sistema Paese, del quale emergono tutte le fragilità sociali, politiche, istituzionali, economiche, infrastrutturali, sanitarie e assistenziali. Esso resiste per la maturità, la responsabilità alta di un popolo, con il senso del dovere straripante dei tanti servitori dello Stato che hanno consentito la gestione rischiosa ed insidiosa di una emergenza epidemiologica distruttiva con un interminabile rosario di morti di tutte le età. Penso ai medici, agli infermieri, agli operatori socio sanitari e non, alle forze dell’ordine, ai trasportatori e ai lavoratori delle aziende di produzione di generi di prima necessità, alimentari e non, che hanno lasciato sul campo, per morte sopraggiunta, infame e violenta, tanti compagni di lavoro e di missione.
Penso al ruolo insostituibile, autorevole, fatto di incoraggiamenti, di fiducia, di silenziose incursioni istituzionali sul fronte europeo ed internazionale, con le aperture intervenute chiare ed evidenti da parte delle istituzioni europee, del nostro Capo dello Stato, senza eccessi di protagonismo mediatico, ma con la sobrietà necessaria in situazioni di tale gravità.
Penso all’alto magistero di Papa Francesco che affida ogni mattina con le sue preghiere, in Santa Marta, l’Italia alla Madonna, che non fa mancare il conforto e l’incoraggiamento a proseguire, senza smarrimenti, nel difficile percorso di una quotidianità smarrita, senza la sua normalità, sopraffatta da paure di ogni tipo, da preoccupazioni drammatiche che sono la spia nefasta di disagi pesantissimi, di turbolenze sociali ed economiche che rischiano di far crollare un intero sistema produttivo con gli sbocchi virulenti della crescita dei livelli di disoccupazione, del collasso di consolidate aree professionali, di azzeramento di meritorie e qualificate attività nel campo del solidarismo sociale con i suoi benefici effetti di assistenza, sostegno ed educativi.
Penso alla crisi delle autonomie locali con sindaci e presidenti di Regione, chiusi nel recinto opprimente di una emergenza mai vista, del disagio sociale, della “protesta” silenziosa, non violenta, sussurrata, sofferente, chiusi nella contemplazione delle fragilità economiche e finanziarie delle loro istituzioni che riscoprono la violenza e gli effetti malsani di scelte dissennate che nel tempo si sono consolidate. E’ un pensiero assillante che coinvolge tutto il Paese.
Penso alla fragilità della attuale classe dirigente, con le dovute eccezioni,non adeguata a gestire questa fase delicata e complessa della vita della nostra comunità nazionale. Un misto di pressappochismo, di dilettantismo, di impreparazione e di inesperienza, tutto ciò aggravato da una non robusta conoscenza della macchina dello Stato che per la sua vetusta complessità e l’opprimente fardello di una straripante legislazione e molto spesso confliggente rallenta e rende inefficace ogni atto parlamentare o di governo, i cui esiti per essere godibili necessitano di tempi biblici a fronte delle esigenze prevalenti che richiedono una tempistica immediata e certezze applicative.
E’ l’ora della svolta, delle istituzioni nazionali e territoriali, ad ogni livello, della funzione dei partiti con i loro statuti e, quindi, delle loro classi dirigenti, rimuovendo, all’interno di essi, il tarlo corrosivo di regole e di investiture non legittimate da una autentica scelta democratica, sia essa di iscritti o di cittadini aderenti, precondizione per accedere ai contributi legati al dato elettorale conseguito, infatti il rischio di una democrazia di pochi è dietro l’angolo, con la sua carica distruttiva che annulla e isterilisce la missione di una comunità politica, esaltata da una vera e propria partecipazione democratica. Cosi si afferma la solidità di uno Stato con il ruolo, se volete, pedagogico dei partiti e delle sue classi dirigenti pienamente legittimate.
E’ l’ora della svolta nel rapporto dell’Italia con l’Europa che va consolidata, nella visione, chiara e netta, orientata a creare gli “Stati Uniti d’Europa”, cosi come sognato e auspicato da Schuman, Adenauer e De Gasperi. Non a caso nel 1950 Schuman scrive: “Essa (l’Europa) sorgerà da realizzazioni concrete che creino innanzitutto una solidarietà di fatto”. Non a caso Adenauer nel 1952 scrive: “uno dei principi fondamentali del Cristianesimo è l’amore del prossimo e il rispetto del prossimo. Ora questo principio non vale solo per l’individuo, ma anche per l’atteggiamento dei popoli, gli uni nei confronti degli altri”. E poi: “stiamo vivendo un tale periodo: in questo periodo si deciderà, se si salveranno per l’umanità, la libertà, la dignità umana, il pensiero cristiano occidentale, o se lo spirito delle tenebre e della schiavitù, questo spirito sventolerà la frusta sopra l’umanità che sta indifesa a terra. Credetemi, non esagero, parole troppo deboli per riportare ciò che minaccia i popoli liberi”. Messaggio profetico. Parole che possono essere state scritte ieri.
Non a caso ed è il terzo padre dell’Europa, Alcide De Gasperi scrive “Ci deve soccorrere quella morale unitaria che esalta la figura e la responsabilità della persona umana con il suo fermento di fraternità evangelica, con il suo culto del diritto ereditato dagli antichi, con la sua volontà di verità e di giustizia accentuata da una esperienza millenaria. Non più barriere, ma solo un iride di Pace. La luce della Pace, quella della lampada”. Abbracciatevi moltitudini, questo bacio vada al mondo intero, Fratelli sopra il cielo stellato deve abitare un padre affettuoso” Sono i versi di Shiller poeta tedesco e cantore dell’INNO ALLA GIOIA, musica di Ludwig van Beethoven. La musica immortale della Nona Sinfonia adattata nel 1972, come inno europeo, un ‘ideale di fratellanza e amore e di pace cosi ben espresso in questi pochi versi immersi nella musica “dove l’ unica lingua importante e’quella dell’anima. Queste citazioni di De Gasperi, Schuman ed Adenauer sono il seme di una Europa solidale, unita, efficiente,una Europa dei Popoli senza pulsioni sovraniste e nazionaliste ma con la missione alta di orientare, attraverso le istituzioni comunitarie, sane politiche economiche e finanziare per una proficua ed efficace crescita sociale degli Stati membri senza egemonie di alcun tipo. Non e’ piu tempo di steccati. E’ tempo di una Europa autenticamente solidale e libera, una Europa che guarda compiutamente al popolo dei NON GARANTITI, come sostenuto, qualche giorno fa, da Matteo Renzi per uno sviluppo compiuto ed inclusivo. Mi inquieta la decisione della Corte Costituzionale tedesca di alcune ore fa che riscoprendo il filone dottrinario più involuto, tipico di un riemergente nazionalismo, sostiene la illegittimità degli atti posti in essere dalla Bce che hanno generato il QE, una intelligente e salutare manovra monetaria a sostegno della economia degli Stati membri. E’ una preoccupante battuta d’ arresto che farà riemergere rigidità sopite da parte di alcuni su alcuni punti consolidati dal consenso espresso, dal Sure, al Patto di stabilità, al Recovery Foond, al Mes senza condizionalita’. L’auspicio e’ che regga l ‘impianto e che le istituzioni comunitarie abbiano la forza di sterilizzare, svuotandola con tutte le più adeguate controdeduzioni, questa sospetta pronuncia della Corte tedesca per tempistica e per i contenuti. In questo contesto, ulteriormente appesantito, torna, prepotentemente, a fronte della “ansia di ricominciare del Paese”, sono parole del Presidente Mattarella l’esigenza di un governo di “Coesione Nazionale” con le forze parlamentari disponibili, partendo dall ‘attuale contesto politico di governo. Dice il Capo dello Stato “dopo 2 mesi di fermo sarebbe assurdo pensare di rimettersi in moto considerando la pausa Covid una sorta di fermo immagine dopo la quale il film riprende a scorrere come prima. La battuta d’ arresto subita spinge subito ad accelerare la strada verso il cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia con scelte lungimiranti”. Ripartire presto e bene: questo è l’auspicio di Mattarella e con Lui di tutti gli italiani.
(Sen. Nuccio Cusumano)
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
