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Teleriabilitazione: in Piemonte si sperimenta la fisioterapia da remoto

La teleriabilitazione adesso è realtà. È partita il 18 marzo scorso la sperimentazione di un servizio di pratica riabilitativa a distanza presso la sede di Asti, dove si trova uno degli 11 ambulatori Inail di fisiokinesiterapia dislocati sul territorio.

Il progetto è stato avviato per consentire il proseguimento delle cure riabilitative agli assistiti che non potevano più accedere alla palestra dell’ambulatorio a causa dell’emergenza Covid-19.
 
Garantire il rapporto medico-paziente. Il primo ostacolo da superare è stato garantire il rapporto tra medico e paziente. Il distanziamento sociale, infatti, ha reso più difficile lo scambio di informazioni, la riflessione sulle opzioni terapeutiche e l’accordo sul trattamento. L’équipe sanitaria ha coinvolto gli assistiti in tutte le fasi del processo decisionale di valutazione e cura, affinché l’accordo sul trattamento fosse condiviso anche riguardo alla necessità di contrastare, attraverso la riduzione degli spostamenti, la diffusione di SARS-CoV2. Facendo leva su un approccio multi-disciplinare fra attività medico legale e riabilitativa del Centro medico legale, il lavoro è stato portato avanti con riunioni allargate, ricorrendo alla comunicazione informatica in rete per la condivisione di documenti. Anche il consenso del paziente al progetto riabilitativo individuale è stato acquisito da remoto tramite Whatsapp, senza che fosse necessario il suo accesso in ambulatorio.
 
Individuata una precisa metodologia. Altro punto fondamentale per la riuscita della sperimentazione è stato quello di individuare una metodologia precisa, novità assoluta in questo ambito, con la descrizione dettagliata delle attività svolte dai vari soggetti e delle modalità e dei materiali usati, il tutto riportato in un diagramma di flusso che vede interagire medico legale, fisiatra e fisioterapista.
 
Un servizio di teleconsulenza. Il servizio si connota come una teleconsulenza: il paziente, informato che le eventuali cure proposte dal fisiatra saranno erogate solo in remoto con esecuzione degli esercizi a domicilio, interagisce prima con il medico legale e il fisiatra tramite telefono e videochiamata e, dopo aver prestato il suo consenso, con il fisioterapista che, sempre in videochiamata, procede a una prima valutazione funzionale e del dolore.
 
Messo a punto un sistema di monitoraggio. A questo proposito emerge con evidenza un ulteriore aspetto sviluppato nel corso dell’esperienza, ovvero la messa a punto di un accurato sistema di monitoraggio. Il fisioterapista, infatti, effettua la valutazione mediante la somministrazione della Scheda di monitoraggio fisioterapico redatta e approvata dal Centro medico legale di Asti, organizzata per items e integrata dalla validata Numerical rating scale – Nrs. Inoltre, invia e illustra in videochiamata all’infortunato le schede con gli esercizi specifici per il distretto anatomico da riabilitare, redatte dopo aver consultato alcuni dei più accreditati siti internazionali di fisioterapia (Physiopedia, PEDro), avviando contemporaneamente un monitoraggio periodico.
Alla fine della presa in carico del paziente, il fisioterapista gli sottopone telefonicamente un questionario di gradimento per conoscere la sua opinione sul procedimento applicato e sui risultati ottenuti.
 
Fornitura domiciliare di apparecchi per la riabilitazione e assistenza telefonica. Ove indicato, è stato favorito il ricorso alla fornitura domiciliare di apparecchi per la mobilizzazione passiva (Kinetec per arto superiore e per arto inferiore) e di apparecchi di terapia fisica. Ai pazienti è stato fornito anche un numero telefonico da chiamare in caso di necessità o dubbi per attivare tempestivamente una nuova valutazione da parte dello specialista di riferimento del Centro medico legale a seconda della criticità riferita.
 
Risultati e prospettive future. Il 25 maggio, dopo circa 70 giorni di teleriabilitazione a distanza, sono 44 gli infortunati presi in carico, di cui 34 già definiti e dieci ancora in corso di trattamento riabilitativo. Positivi i feedback finora ricevuti tramite questionario. Il Centro medico legale di Asti si propone a questo punto di definire, con un approccio empirico, uno strumento di misura sensibile e preciso che permetta di seguire il paziente lungo il suo percorso di recupero. Dopo l’emergenza Covid-19, infatti, tutti i casi trattati verranno stratificati e catalogati per distretto anatomico interessato, tipologia e durata del trattamento effettuato, risultati ottenuti ed esito in ambito socio-familiare e lavorativo. Conclusa l’emergenza, si procederà per la stessa durata temporale alla presa in carico di infortunati con identiche lesioni (il gruppo di controllo) che in palestra riceveranno il consueto trattamento individuale in uso prima dell’epidemia. I risultati dei pazienti che costituiranno il gruppo di controllo saranno raccolti e catalogati secondo le stesse variabili e procedure terapeutiche utilizzate durante la sperimentazione.
 
Pezzuto: “Un’esperienza che  ha permesso a tutti gli operatori di crescere”. Enzo Pezzuto, dirigente medico della sede di Asti, ha commentato l’iniziativa. “L’obiettivo è elaborare, attraverso la comparazione statistica dei risultati, considerazioni oggettive sull’efficacia di ciascuna delle due modalità di presa in carico riabilitativa, quella standard e quella da remoto – ha spiegato – per evidenziare eventuali significative differenze sulla percezione e aderenza terapeutica del paziente alle cure proposte e capire, in base ai dati raccolti, quale possa essere l’effettiva valenza della telemedicina riabilitativa in ambito infortunistico, in vista di un suo sviluppo anche al di fuori dell’attuale emergenza sanitaria. Fin d’ora tuttavia – ha aggiunto – si può affermare che quest’esperienza ha permesso una crescita contemporanea di tutti gli operatori, in termini di capacità comunicative ed empatiche con i pazienti e di vera relazione di squadra con condivisione di informazioni, proposte e segnalazione delle criticità. La videocall è stata occasione di contatto allargato e pressoché quotidiano tra paziente, fisioterapista e medico fisiatra – ha sottolineato – in un periodo in cui il rischio maggiore per una persona con disabilità è sentirsi abbandonato, un dialogo “oltre il buio” della malattia cui hanno potuto partecipare anche i familiari e le persone che assistono il paziente”.

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