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Covid, occhi puntati sul vaccino

Da alcune fonti autorevoli, sembra che il vaccino contro il Covid sviluppato dall’università di Oxford, in collaborazione con l’azienda farmaceutica AstraZeneca, abbia efficacia al 90 per cento e generi una forte risposta immunitaria anche tra gli anziani, il gruppo più vulnerabile.

E’ quanto riporta uno dei quotidiani più autorevoli del mondo, il Financial Times.

La classica domanda associata alle notizie sui vaccini riguarda i tempi di somministrazione. Ebbene, le sperimentazioni cliniche di questo vaccino – ma anche di altri – sono nella fase 3, cioè quella riguardante l’assoluta sicurezza. Se questa terminerà tra qualche settimana, come si prevede, occorrerà poi attendere solo l’approvazione degli enti regolatori.

Insomma, tra non molte settimane potrebbero partire le prime vaccinazioni riservate ad operatori sanitari, forze dell’ordine e anziani.

Piero Di Lorenzo, presidente dell’Irbm di Pomezia, il centro che ha sviluppato insieme all’università di Oxford il candidato vaccino prodotto da AstraZeneca, ospite di “Omnibus” su La7, ha manifestato ottimismo: “Se tutto andrà bene, è ragionevole aspettarsi che le prime dosi di vaccino, 2-3 milioni, arrivino in Italia entro la fine dell’anno. Il contratto tra AstraZeneca e l’Unione europea prevede la consegna di 300 milioni di dosi entro giugno 2021. In Italia ogni mese arriveranno in Italia una decina di milioni di dosi. Entro giugno 2021, tutti quelli che vorranno vaccinarsi potranno farlo”.

Un po’ di ottimismo, di questi tempi, non guasta. Secondo l’Istat, il 75 per cento degli italiani sarebbe pronto a vaccinarsi.

Insomma, si tratta ancora di “resistere” per qualche settimana e poi, speriamo, di poter riprendere con una certa tranquillità la nostra vita normale. Anzi, con più forza e vitalità di prima.

Se le istituzioni avessero spinto “la normalità” più avanti nel tempo, ad esempio continuando a garantire lo smart working a tutta la pubblica amministrazione per qualche altro mese (almeno fino alla prossima primavera) e aprendo le scuole superiori a novembre (recuperando poi nel più tranquillo mese di giugno), probabilmente non ci troveremo in questa situazione, grazie anche a mezzi pubblici meno pieni e a minori occasioni di assembramento. Certi ministri che per mesi hanno minimizzato l’impatto dei propri settori di riferimento sul virus hanno responsabilità che si porteranno nella storia.

Domenico Mamone

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