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Rai, con duemila giornalisti perché chiama Damilano?

La Rai ha ben duemila giornalisti in forze, rappresentando ormai un “bacino privilegiato” per la professione giornalistica, che altrove è sempre più preda della precarietà.

Giornalisti ben pagati, distribuiti in tutto il territorio nazionale, alcuni bravi altri meno bravi. C’è allora da chiedersi: perché la cosiddetta “tv di Stato” ha deciso di affidare la striscia quotidiana di informazione del Tg3 a Marco Damilano che, a partire da settembre, andrà in onda dalle 20,35 alle 20,45?

Condivisibile, quindi, che i telegiornali della Rai valutino lo sciopero. Damilano, come noto, è stato direttore del settimanale L’Espresso, da cui si è dimesso. Ed è uno dei più presenti in tv, specie su La7, ad esempio ospite fisso di “Propaganda Live”.

“Mentre si chiedono sacrifici alle redazioni, si tagliano edizioni, si limitano o peggio si impediscono gli interventi o le collaborazioni dei giornalisti Rai all’esterno dell’azienda, non si investe in formazione e in sicurezza, come ci insegna la vicenda dei pochi e male equipaggiati inviati in Ucraina, all’inizio della guerra (e solo ora si sta rimediando), al tempo stesso si decide di spendere risorse per una nuova trasmissione d’informazione, affidandola a una figura esterna, come se in Rai e nelle nostre testate non ci fossero già le professionalità e le capacità necessarie, dimostrate più volte – scrive il Cdr del Tg1 in un comunicato. “Non abbiamo bisogno dell’ennesimo giornalista esterno che collabora con aziende e testate concorrenti. Chiediamo all’azienda di conoscere i criteri che hanno portato alla scelta di Marco Damilano per condurre una striscia informativa prevista alle 20.35 su Rai Tre. Chiediamo inoltre di conoscere quali sono i costi che la nuova trasmissione comporterà”.

“La decisione dei vertici aziendali è ancora più grave – prosegue la nota – per la coincidenza di orario del nuovo programma con un’edizione di un nostro telegiornale nazionale. Si tratta di un’assurda e inaccettabile concorrenza interna. Per questo, come Cdr del Tg1 ci uniamo alla battaglia dell’Usigrai e dei colleghi del Tg2 nel denunciare l’incoerenza e la totale mancanza di visione di questa decisione aziendale. Il Cdr del Tg1 ribadisce che è inaccettabile da un lato operare tagli all’informazione (dalle edizioni alle troupe) in una presunta ottica di risparmio dei costi e dall’altro assumere esterni a caro prezzo. Uno schiaffo ai danni dei professionisti Rai e uno spreco, quello sì, di denaro pubblico. La decisione di affidare a un collega esterno una trasmissione d’informazione è l’ennesima umiliazione delle nostre preziose risorse interne. Ci aspettiamo invece una dirigenza capace di valorizzare e promuovere i colleghi che già compongono la grande famiglia Rai – conclude la nota del Cdr del Tg1.

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