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Teatro, a Roma monologo su Marie Curie

E’ stata una delle donne più importanti di ogni tempo. La prima ad essere insignita del Premio Nobel: ne otterrà due, nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica per la scoperta di due elementi, il polonio – chiamato così in onore al Paese natio – e il radio. Non parteciperà alla cerimonia di premiazione sostenendo di essere troppo occupata con le sue ricerche. Soprattutto è stata una grandissima scienziata che ha spalancato le porte della modernità alla ricerca, non a caso è considerata la madre della fisica moderna. Maria Skłodowska Curie, classe 1867, polacca di Varsavia, è tuttora considerata l’eroina dell’emancipazione femminile, della tenacia, del genio applicato alla ricerca.

Dopo aver lavorato come governante per racimolare i soldi necessari ad intraprendere gli studi in scienze fisiche e aver dovuto frequentare i corsi di un’università cosiddetta “volante”, cioè clandestina, in quanto gli occupanti russi non permettevano alle donne di frequentare l’ateneo di Varsavia, nel 1891, a 24 anni, Maria è stata costretta a cambiare il suo nome in Marie per immatricolarsi presso l’Università di Parigi, dove ha studiato fisica, chimica e matematica. Dopo appena due anni si è laureata in fisica e, nel 1894, grazie ad una borsa di studio, ha ottenuto la laurea anche in matematica. In seguito farà il dottorato alla Sorbona di Parigi, ottenendo il massimo dei voti cum laude.

Marie ha così cominciato la straordinaria carriera come scienziata, lavorando inizialmente ad una ricerca sulle proprietà magnetiche di diversi minerali. Ha quindi conosciuto Pierre Curie, il fisico francese che è stato pioniere nello studio della radioattività. I due si sposeranno nel 1895 e avranno due figlie.

«Nella vita non c’è niente da temere, solo da capire». Questo il significativo motto della scienziata che, dopo la prematura morte del marito per un incidente nel 1906 – schiacciato dalle ruote di una carrozza a Parigi – è diventata la prima docente donna dell’Università della capitale francese, rifiutando anche il vitalizio.

Sobria, riflessiva, meticolosa, la scienziata resta soprattutto un simbolo di riscatto per l’universo femminile, essendosi scontrata sempre contro la mentalità conservatrice dei suoi tempi, ma anche un emblema di coerenza e di dedizione al progresso: per i suoi risultati ha esposto se stessa a livelli incalcolabili di radiazione che la condurranno alla morte nel 1934 per anemia plastica. A causa della radioattività, il suo corpo è stato deposto in una bara foderata di lamine di piombo e gli scritti di Marie Curie sono conservati in speciali teche di piombo e si possono consultare solo indossando indumenti speciali.

La storia della scienziata ha anche una parentesi italiani: nel 1918 per tre settimane ha visitato il nostro Paese, su invito di Raffaello Nasini, professore di Chimica dell’Università di Pisa. La Curie ha effettuato in particolare sopralluoghi per studiare la radioattività delle principali sorgenti termali (come a Montecatini) e di alcune miniere in Toscana.

Alla scienziata polacca la professoressa Valeria De Venezia dedica un monologo teatrale di 40 minuti, un omaggio alla donna e alla scienziata che ha scoperto il radio. Nel corso dell’evento è la stessa Maria Sklodowska a ricordare i suoi primi anni di studio a Parigi, l’incontro con Pierre, l’amore, l’organizzazione della vita matrimoniale e scientifica, la scoperta del radio e il successivo conseguimento di due premi Nobel.

E’ una narrazione che predilige l’aspetto intimo e privato, una specie di inaspettata confessione, con la quale Maria decide di parlare di sé, delle sue speranze e dei suoi sogni, facendo il ritratto di un’epoca e di un ambiente ancora precluso alle donne. Pioniera in un campo di ricerche condotte in condizioni che oggi sarebbero impensabili; ma è protagonista anche del nostro tempo perché tra Maria Sklodowska e l’energia atomica la relazione è diretta.

“Sono tra coloro che pensano che la scienza abbia in sé una grande bellezza. Uno scienziato nel laboratorio non è soltanto un tecnico; è anche un bambino posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come fossero fiabe”. Questo il testamento della grande scienziata senza tempo.

VITA DI MARIE CURIE di VITTORIA PIANCASTELLI
con VALERIA DE VENEZIA
regia BRUNO CARIELLO

Sala parrocchiale di Santa Maria Ausiliatrice, Roma, giovedì 30 maggio 2024, ore 17.

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