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Armi e cibo

C’è una novità di non poco conto sul fronte comunitario, che sta allarmando in particolare gli agricoltori. E non solo.

La Commissione europea sta presentando, nel quadro del nuovo bilancio comunitario (bilancio pluriennale 2028-2034), la proposta di Regolamento per istituire il “Fondo europeo per la prosperità sostenibile e la sicurezza economica, territoriale, sociale, rurale e marittima”. Si tratta, in sostanza, di un grande contenitore che riunisce fondi di spesa differenti tra loro, tra questi la Politica agricola comunitaria e il Fondo di coesione sociale. Un “Superfondo” unico che permetterà di distribuire in modo differente le risorse. Il rischio concreto è che, con tale operazione, vadano molti più fondi alla difesa, tagliando principalmente l’agricoltura e l’ambiente.

Inoltre sono previste nuove tassazioni, alcune basate sui ricavi delle imprese, ma anche sul sistema di scambio di quote di CO2 (Ets) e sulla quantità di rifiuti elettronici (Raee) non raccolti. Potrebbe essere toccato anche il comparto del tabacco. Insomma, l’operazione-riarmo si conferma quale priorità della politica comunitaria targata von der Leyen.

Molti osservatori sintetizzano che la prospettiva potrebbe essere quella di cancellare la politica di coesione per finanziare la guerra. Di certo, la fusione di risorse appartenenti a capitoli differenti semina incertezza specie tra gli agricoltori, che vedrebbero il loro settore non più garantito da un budget destinato al proprio comparto, un’amara novità che interrompe una consuetudine ultrasessantennale.

Tutto ciò avverrebbe, tra l’altro, in una fase complessa caratterizzata dal pericolo dazi: il preannunciato 30 per cento farebbe perdere diversi miliardi ad un comparto caratterizzato da una forte propensione all’export. E l’alternativa dei nuovi mercati non è certo un’opzione che si può realizzare in un giorno.

L’attacco all’agricoltura, in realtà, sta avvenendo da anni. In sostanza si critica la destinazione di circa un terzo delle risorse comunitarie (264 i miliardi di euro a sostegno nel settennato in corso della Pac, 2023-2027) ad un settore che ormai impiega soltanto il 2 per cento della forza lavoro. Ma, con tale ragionamento, non si tiene conto dell’importanza vitale della produzione di cibo e della sicurezza alimentare.

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