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I benefici della disconnessione digitale

La meritoria idea è promossa dalla Regione Emilia-Romagna: una domenica al mese sarà in campo un’ampia offerta di iniziative pubbliche e private per limitare l’uso compulsivo dei cellulari. Un “beneficio” diretto principalmente agli adolescenti. L’amministrazione pubblica promuove, in sostanza, la disconnessione digitale: meglio trascorrere la giornata di festa all’aperto, ma anche nel proficuo “chiuso” di un museo e di una biblioteca, anziché fossilizzarsi con uno smartphone.

Sarà lunga la stagione di domeniche – dal 12 ottobre fino a maggio 2026 – all’insegna dell’offline. Con un ulteriore giovamento: finalmente si parla delle conseguenze più negative della dipendenza dai dispositivi digitali.

Infatti sempre più autorevoli ricerche evidenziano i danni prodotti dal mondo digitale soprattutto agli adolescenti: oltre alla crescente incapacità di concentrazione, dati incontrovertibili parlano di aumento di ansia e depressione tra i ragazzi.

Ad annunciare l’iniziativa dell’Emilia-Romagna è l’assessora al Welfare, Scuola, Politiche per l’infanzia e Terzo settore, Isabella Conti. La quale illustra l’obiettivo delle domeniche a cellulari spenti: convogliare le attenzioni dei più giovani ad eventi, laboratori, giochi e incontri che favoriscano il contatto diretto, la socializzazione e il rispetto per l’ambiente. Quasi un ritorno all’antico.

Molti Paesi, del resto, stanno provando a correre ai ripari vista la crescita dei problemi psicologici a livello mondiale.

La premier danese Mette Frederiksen ha proposto il divieto di alcuni social media ai minori di 15 anni, spiegando che “stanno rubando l’infanzia ai nostri figli”. Anche la Francia sta andando verso la stessa direzione. E in Italia ci sono diversi disegni di legge in tal senso, come quello firmato dalla senatrice Erika Stefani (Lega) che vuole alzare l’età minima di accesso a Whatsapp da 13 a 14 anni, o quello bipartisan che ha come prime firmatarie Lavinia Mennuni (FdI) e Marianna Madia (Pd), che propone di alzare a 15 anni il divieto di accesso ai social.

Sotto accusa c’è proprio l’uso ormai distorto dei social media, che hanno in gran parte tradito le promesse di sana socializzazione, salvo eccezioni, diventando un vero e proprio mercato, a discapito della qualità dei contenuti. E la dipendenza dai social, in una sorta di saga collettiva del narcisismo, è evidente. A ciò si somma il peso dell’intelligenza artificiale, che rischia di amplificare gli aspetti più negativi della tecnologia. Inquietante, ad esempio, la crescente pratica d’interpellare i software di intelligenza artificiale come amici e confidenti, soprattutto da parte degli adolescenti.

“La scienza ci ha dimostrato che il cervello in formazione dei ragazzi non è in grado di difendersi da ferite che le nuove tecnologie moltiplicano e replicano – ha detto l’assessora dell’Emilia-Romagna, ricordando che occorre rispondere al grido di aiuto dei nostri ragazzi e che non basta prevedere delle cure, ma bisogna lavorare sulle cause di quel dolore. Concetti sacrosanti. Ben vengano, quindi, iniziative del genere.

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