
Parlando con alcuni amministratori di condominio emerge che molti proprietari morosi, cioè coloro che sono indietro con il pagamento delle bollette, appartengono al ceto medio o addirittura a quello alto e non, come verrebbe da pensare, agli abitanti delle zone meno benestanti delle nostre realtà urbane.
La spiegazione è semplice: molti figli e nipoti che ereditano appartamenti signorili non sono in grado di mantenerli economicamente a causa delle spese condominiali e delle tasse. Rispetto ad avi professionisti, non sempre i figli li eguagliano: spesso, anzi, pur con la stessa laurea sono costretti a trovare lavoro all’estero (circa 150mila all’anno).
È la riprova di quanto profetizzò il Censis già una trentina di anni fa: il cosiddetto “ascensore sociale”, cioè il processo che agevola il cambiamento di status sociale, avvenuto soprattutto tra gli anni Cinquanta e Settanta quando genitori per lo più agricoltori e artigiani hanno promosso e sostenuto lo studio per i figli – con non pochi sacrifici fatti anche di emigrazione all’estero – avviandoli a carriere brillanti. Tanti medici, avvocati, professori, ingegneri, dirigenti, soprattutto meridionali, hanno questo onorevole retroterra.
Oggi il quadro è profondamente cambiato e le trasformazioni si accentueranno nei prossimi anni. Non abbiamo più una società in forte crescita, come quella degli anni Cinquanta e Sessanta. Il declino occidentale, in un contesto globale, è irreversibile. L’Italia è sempre più segnata dalla denatalità, per cui un numero sempre più esiguo di giovani eredita sostanziosi patrimoni, soprattutto immobiliari, difficili da gestire. È ciò che viene chiamato “imbuto sociale”. Se un tempo i pochi beni in successione venivano divisi tra tanti figli o da eserciti di nipoti, ci avviamo verso un periodo in cui avverrà esattamente il contrario.
Ciò alimenta principalmente due fenomeni.
Il primo è l’enorme mole di case vuote, per lo più vecchie, nei paesi d’origine. Lì da dove sono partiti ad ondate schiere di italiani verso le città italiane o l’estero. Con il passare delle generazioni e l’affievolirsi dei legami, quelle abitazioni costituiscono talvolta un peso per i più giovani, soprattutto economico. E liberarsene è sempre più difficile in un mercato dell’entroterra, principalmente montano, dove l’offerta sovrasta nettamente la domanda. Da qui anche il fenomeno delle case vendute ad un euro o addirittura donate. In ogni caso, svendute.
Il secondo processo è la messa a rendita delle abitazioni. Sempre più giovani hanno un reddito grazie alle abitazioni di famiglia trasformate in case vacanza. Un buon pezzo di ceto medio sta ora lì. E se il governo con la legge di Bilancio ha abbassato la tassazione per uno scaglione Irpef, procedendo verso la giusta direzione di ridurre le tasse, è invece discutibile l’accentuazione della tassazione per i proprietari di case vacanze. Perché se è vero che fanno concorrenza alla ricettività tradizionale degli hotel – in questo senso è giusto far rispettare le regole a tutti – è innegabile che scalfire queste preziose entrate che giungono principalmente da clientela estera costituisce un detrimento proprio al ceto medio.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
