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Attilio Fontana, il centrodestra in Lombardia

In molti cittadini meridionali c’è una sorta di sudditanza psicologica verso l‘immagine “efficentista” che accompagna da sempre un certo Nord Italia. Ad esempio, quello dell’imprenditoria e dei servizi pubblici. Ma anche dello sport (si pensi a quanti tifosi meridionali hanno legato le proprie gioie e sofferenze a squadre di Torino o di Milano). E persino della politica, perché ad alcuni modelli regionali e comunali, dal Piemonte al Veneto, si attribuiscono grandi meriti, al di là dello schieramento d’appartenenza. E viene da sorridere pensando che in quel patrimonio di abilità, oltre ad esserci casse pubbliche e conti in banca più sostanziosi di quelli sotto la linea dell’Arno, c’è spesso sangue e materia grigia “made in Sud”.

Le fortune del Nord passano anche per il dna di una classe di amministratori locali mediamente capace. Eredità di molteplici vicende e dominazioni storiche che hanno privilegiato un’efficace gestione pubblica in alcuni territori settentrionali.

La Lega, sin dai primordi, ha tratto beneficio da questo stato di cose. In un movimento politico prettamente localista, molti leader nazionali si sono fatti le ossa proprio partendo dall’esperienza nelle amministrazioni comunali. Molte tra le principali città del Nord hanno o hanno avuto primi cittadini schierati con il Carroccio. Il Veneto di Zaia e, in subordine, la Lombardia di Maroni vantano governi certamente amministrati meglio di altre esperienze nel Centrosud. A dirlo non siamo noi, ma le periodiche rilevazioni di gradimento compiute a livello nazionale, come quella di Index Research.

Ecco, allora, che il prossimo candidato del centrodestra in Lombardia, l’avvocato Attilio Fontana, non si sottrae dal curriculum ricco di “gavetta” e dall’immagine di efficientismo e di pragmatismo prettamente nordici.

Viene anche lui da esperienze amministrative a livello locale, essendo stato sindaco di Varese dal 2006 al 2016 (la città di Roberto Maroni, di cui è molto amico). già sindaco di Induno Olona dal 1995 al 1999 (cittadina di 10mila residenti, il padre qui era medico condotto) e presidente del Consiglio regionale della Lombardia dal 2000 al 2005.

Gli encomi non mancano. Il giornale Varese News attesta che nei suoi dieci anni da sindaco della città Fontana «non ha mai avuto scalfitture», e che «il suo mandato è stato caratterizzato da bilanci in ordine (spesso ripianati anche con la vendita di azioni della municipalizzata), tasse sotto controllo, amministrazione saggia ma per le opposizioni poco caratterizzata».

Il Corriere della Sera ricorda che qualche anno fa diceva di sé: «Preferisco essere considerato un rozzo leghista, piuttosto che uno spocchioso intellettuale».

Ci colpisce, tra i tanti, un aspetto: ha 65 anni. Cioè nell’Italia alla ricerca del “giovanilismo” a tutti i costi, la carta dell’esperienza sembra essere tornata utile. Ora se la dovrà vedere con il candidato del centrosinistra Giorgio Gori, attuale sindaco di Bergamo. In fondo, com’è avvenuto per la sfida milanese tra Sala e Parisi, i due si somigliano. Perché sfoderare quel piglio di efficientismo e di pragmatismo in terra lombarda è quasi un obbligo.

(Domenico Mamone)

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