Avigliana sorge sulla sponda destra della Dora dominando l’ampia conca morenica nella quale si trovano il Lago Grande e il Lago Piccolo. Il territorio comunale comprende alcune frazioni sorte già in passato lungo le sponde della Dora: Drubiaglio, Grangia, Malano, Mortera, Sant’Agostino e Bertassi. Su un probabile sito celtico sorse il borgo romano sviluppatosi in particolar modo verso la parte occidentale della collina morenica.
In epoca longobarda appartenne al Ducato di Torino ed in seguito passò sotto il dominio dei Franchi, tant’è che i benedettini della Novalesa fondarono un ospedale per i pellegrini che dalla Francia si recavano a Roma. Visse un lungo periodo di pace fino al X secolo quando iniziarono le scorrerie saracene che vennero definitivamente sconfitte da Arduino il Glabrione intorno al 942. Avigliana, dominata dal castello fondato da Arduino ed eretto sul monte Pezzulano, fece parte quindi del marchesato di Susa col quale nel 1045 passò ai Savoia.
Nel 1185 a seguito della distruzione di Federico Barbarossa vennero ricostruiti il castello e il borgo da Tommaso I di Savoia. Avigliana fu residenza preferita dai Savoia fino al 1418 anche perché era l’estrema fortificazione verso la pianura piemontese. In questi secoli ebbe numerosi privilegi tra i quali il diritto di battere moneta essendo anche un centro importante di cambio gestito da banchieri Caorsini. La sua giurisdizione di castellania comprendeva i paesi di Giaveno, Coazze, Valgioie, Villarbasse, Sangano, Reano, Buttigliera Alta, Almese, Rubiana, Villar Dora, Caselette, S.Ambrogio, Chiusa S.Michele, Condove, Mocchie e Frassinere.
Il nucleo più antico della città di Avigliana, denominato Borgo Vecchio, nacque intorno al IV-V secolo e si sviluppò fino a formare l’attuale consistenza dell’abitato. Gli ampliamenti più consistenti si possono datare tra l’XI secolo e il XIV con l’ampliamento del Borgo Nuovo e dei due borghi S. Pietro e Ferronia L’abitato era circondato da un complesso sistema di muraglie e torri: tali fortificazioni furono teatro di numerosi scontri, subendo consistenti modifiche, fino a quando nel 1691, definitivamente conquistate dai francesi, furono demolite.
Nel 1659 venne eretta a marchesato da Carlo Emanuele I: vi nacquero Amedeo VII detto il Conte Rosso e il Beato Umberto III di Savoia.
Nel XIX secolo si affermò un piccola industria: cave di estrazione di torba e ghiaia nei pressi del Lago Piccolo verso Trana, opifici quali il Dinamitificio Nobel e una progressiva espansione industriale verso ferriera di Buttigliera Alta. La sua vocazione commerciale e industriale è supportata inoltre da uno sviluppo turistico che si concentra in particolare attorno al centro storico della Piazza Conte Rosso.
Archeologia
Le palafitte di Trana e Avigliana
Sulla fine del XIX secolo l’estrazione della torba nella grande conca a Sud del lago Piccolo portava ad importanti ritrovamenti archeologici, solo in parte raccolti ed oggi conservati nel Museo di antichità di Torino. Il deposito archeologico conserva i resti della più estesa palafitta del Piemonte, attiva tra l’antica età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro, in pratica per tutto il II millennio a.C. La collocazione su una via di transito e la vicinanza con risorse minerarie permisero a questo insediamento di diventare il punto di riferimento per la metallurgia antica del Piemonte occidentale con produzioni caratteristiche come le asce e le spade definite “tipo Trana”.
Statio ad fines
Secondo gli antichi la città di Augusta Taurinorum era separata dal confine occidentale dell’Italia da circa venti miglia romane. Tale indicazione era segnalata dalla stazione doganale di ad Fines Regni Cottii, identificata nel luogo dell’attuale località Malano di Avigliana, posta sulla sponda sinistra della Dora. Lungo questo tratto della bassa valle della Dora Riparia si concentrano alcuni dei più importanti e significativi siti di Età Romana quali le residenze signorili di campagna situate ad Almese e Caselette, Caprie dove si posiziona Ocelum, dove, secondo gli antichi, iniziavano le Alpi . Questi documentano diverse tipologie insediative, che riflettono differenti funzioni in rapporto all’economia della zona nell’antichità, fortemente condizionata dalla natura dei luoghi, poco favorevole ad uno sfruttamento agricolo su vasta scala, privilegiata al contrario dalla contiguità con l’importante arteria di collegamento e transito internazionale, nota come “via delle Gallie”.
Fortificazioni
Casaforte del Beato Umberto III
La casaforte del Beato Umberto III (1127-1189), ottavo conte di Savoia, è costituita da un insieme di edifici, di cui il principale, e più antico, è stato modificato a più riprese e molto profondamente, lasciando però ancora intravedere i resti di una fortificazione attribuibile al XV secolo.
La casaforte faceva parte di un piccolo borgo situato esternamente alle mura, sviluppatosi subito al di fuori della porta Santa Maria e costituente il primo nucleo di espansione del Borgo Vecchio verso ovest.
Il castello
Le pendici settentrionali del monte Pezzulano sono dominate dai ruderi del castello sabaudo. Il suo impianto originario risale però al periodo di Arduino il Glabrione, marchese di Torino, che fece costruire il castello a seguito della sconfitta dei saraceni che imperversavano nella valle di Susa.
La discendenza sabauda non infeudò mai la fortificazione ma fu consolidata quale residenza per il controllo maggiore sui territori che si aprivano verso Torino. Il castello era formato da una doppia cinta fortificata con piccole torri di controllo che conduceva a due corti distinte. La corte superiore era dedicata all’ala residenziale e si affacciava sul borgo di Avigliana, mentre quella inferiore si suddivideva in locali di servizio dai forni alle stalle e ai magazzini. Fino al 1212 era attestata anche una cappella dedicata a Santa Maria Maddalena. Dopo il 1418 il castello fu abbandonato quale residenza e rimase come avamposto fortificato all’imbocco della valle. Fu più volte distrutto dagli eserciti francesi fino al generale Catinat, che nel 1691 lo demolì completamente. Rimane oggi l’impianto delle mura esterne ellittiche, qualche camminamento delle torri di guardia e alcune camere interrate con volte a botte.
Torre dell’Orologio
La torre “dell’orologio” e gli edifici che la inglobano si trovano nelle vicinanze dei resti della cinta muraria medievale, a sud-est del Borgo Nuovo, all’incrocio tra via Umberto I e via dell’Orologio. La costruzione della torre risale probabilmente al periodo di sviluppo del Borgo Nuovo, che si formò tra la metà del XII secolo e la metà del XIV.
Gli apparati decorativi laterizi che la caratterizzano sono del tutto simili a quelli presenti in altri edifici del borgo, testimoniando una realizzazione da parte delle stesse maestranze e attraverso materiali di provenienza comune. Per l’estrema vicinanza alle mura della cinta è stata ipotizzata una prima funzione difensiva della torre, che forse in origine presentava un aspetto più severo e fu in seguito decorata per simboleggiare il prestigio della famiglia che ne divenne proprietaria. Infatti tra il 1451 e il 1479 il Beato Cherubino Testa visse con la sua nobile famiglia, ed in quel periodo risale la fondazione del convento agostiniano della Beata Vergine delle Grazie nel quale il Beato Cherubino manifestò la sua vocazione religiosa. La sua beatificazione fu confermata nel 1865. Il convento delle Grazie, divenuto fatiscente, fu demolito nel 1805. Nel 1330, inoltre, su di essa fu collocato quello che è stato definito come il primo orologio pubblico del Piemonte (secondo in Italia solo a quello di Milano, inserito nella chiesa di Sant’Eustorgio). La torre ha forma ottagonale, è coronata da un piccolo belvedere a sbalzo su archetti pensili e fa da cerniera tra gli edifici sottostanti. Essa contiene una scala circolare coperta da una volta a botte elicoidale. Sia la torre che il cortile sottostante furono riprodotti da D’Andrade nel Borgo Medievale del parco del Valentino a Torino, in occasione dell’Esposizione Universale del 1884.
Arte sacra
Santa Maria Maggiore
La Chiesa di Santa Maria sorge su un terrazzamento ricavato lungo le pendici settentrionali del monte Pessulano, ove dominano i ruderi del castello sabaudo.
La Chiesa, dedicata a Maria Santissima Assunta in cielo, venne edificata a servizio di coloro che avevano abbandonato la parte della città pagana, che un tempo si estendeva sulla sinistra della Dora. Il primo documento ufficiale che fa riferimento alla Chiesa di Santa Maria risale all’inizio del XII secolo e si riferisce a un donativo che va a vantaggio della congregazione di S. Lorenzo di Oulx, da cui Santa Maria dipendeva.
La Chiesa di Santa Maria, per la sua ubicazione sul passaggio dell’antica strada romana, venne più volte distrutta e riedificata, seguendo la sorte del castello sabaudo. Fu vittima degli scontri decisivi dalla battaglia dei Franchi contro i Longobardi, dall’invasione dei Saraceni a quella di Federico Barbarossa, dal passaggio dei Francesi prima con il generale Montmercy e un secolo dopo con Catinat. Verso la fine del XVII secolo la Chiesa di S. Maria venne riedificata per la quinta volta e assunse le attuali linee architettoniche di ispirazione barocca. L’elemento più antico dell’edificio odierno è il campanile, con base romanica e parte superiore gotica del secolo XIV e con struttura e forma molto simili agli altri presenti nella città: cuspide ottagonale e pinnacoli, decorazioni in cotto, bifore nell’ultimo piano e tipica decorazione trecentesca a bacili, inseriti nelle murature.
L’interno della Chiesa conserva l’impianto del XV secolo, è a navata unica, con presbiterio e coro poligonale, e cinque cappelle laterali. L’altare maggiore presenta un baldacchino ligneo risalente alla prima metà dell’Ottocento. Il pulpito ligneo del primo Settecento proviene dalla Chiesa di Sant’Agostino, da cui fu acquisito nel 1801, allorché il Convento Agostiniano venne soppresso.
Gli altari in pietra o in marmo, sia dell’altare maggiore che quelli delle cappelle laterali risalgono alla metà del 1800 in sostituzione dei precedenti in legno risalenti al ’700.
Attualmente la Chiesa è sede permanente dell’esposizione delle opere scultoree in gesso e bronzo dell’artista Elsa Veglio Turino (1921-1986). Nelle cinque cappelle laterali vi sono i gruppi in gesso, a grandezza naturale, di personaggi che rappresentano cinque di sette stazioni della Via Crucis, opera mai ultimata dall’artista.
San Pietro
L’epoca della sua fondazione è ignota, ma una leggenda dice che sia stata edificata su un tempio pagano dedicato alla dea Feronia, per ricordare la visita che San Pietro fece ai cristiani fuggiti da Roma durante la persecuzione di Nerone.
Da documenti antichi risulta che la chiesa di San Pietro già prima del 1158 dipendeva dall’Abbazia di Oulx , ma nel 1205 venne concessa all’Ospedale del Moncenisio e quindi passò con ogni probabilità alle dipendenze dei Benedettini della Novalesa che tennero fino al IX secolo la preminenza religiosa nella valle. Distrutta come gran parte delle chiese e delle fortificazioni dai Saraceni, risorse tra la fine del X secolo e l’inizio dell’XI quando Arduino Glabrione impose il suo dominio nel territorio di Avigliana.
L’ampliamento della chiesa e il suo abbellimento in stile gotico avvenne nel secolo XIV e all’inizio del XV: in origine vi era solo la navata centrale con abside rivolto verso oriente. Alla chiesa si giunge mediante una scalinata che è stata rifatta nel 1842. Quando S. Giovanni assunse il ruolo di parrocchia (SS. Giovanni e Pietro), la chiesa funzionò quasi solamente come cappella mortuaria per l’annesso cimitero.
La chiesa conserva al proprio interno, nella zona dell’abside e del presbiterio, diversi cicli di affreschi caratterizzati da una complessa e affascinante stratificazione, databile tra l’XI e il XV secolo.
San Bartolomeo
Nata come monastero bendettino dipendente, prima dall’abbazia della Novalesa, poi dall’abbazia di San Michele, la chiesa di San Bartolomeo è situata nei pressi del Lago Piccolo, all’interno presenta un ciclo di affreschi.
San Giovanni
La chiesa fu costruita nel secolo XIII e divenne parrocchia (SS. Giovanni e Pietro) all’inizio del XIV secolo sostituendosi a S. Pietro. Presenta un atrio a pianta trapezoidale, con due campate, in cui gli archi ogivali formano una volta a crociera. L’interno a una sola navata presenta una pianta irregolare.
Il campanile, del XV sec., è in stile gotico arricchito da bifore e trifore e reca i simboli che indicavano possibilità di asilo ai pellegrini.
La facciata gotica, oltre a statue e dipinti che abbelliscono il portone, reca l’affresco di San Cristoforo protettore dei viandanti.
All’interno i dipinti di Defendente Ferrari e della sua scuola sono così numerosi da poter considerare la chiesa una piccola pinacoteca dell’artista. Tra le opere presenti si ricordano: Trittico della Madonna della Mercede, Trittico di San Gerolamo, Polittico della Natività, Ante del presbiterio, Pala di Sant’Orsola (ritenuta di un allievo di D. Ferrari)
Certosa di San Francesco al Monte
La Certosa è situata sulla strada che dai laghi di Avigliana conduce alla Sacra di San Michele ed è strutturata come un insieme di ambienti, con caratteristiche tra loro anche molto differenti, articolato intorno al corpo della chiesa. Nel 1515 un nobile locale, Ludovico Berta, assegnava alcune delle sue proprietà a Padre Tommaso Schiavone, minore conventuale giunto in Piemonte dall’Illiria, affinché vi fossero erette un convento e una chiesa: nasce così la Certosa. Dai monaci passò in seguito alle monache certosine. Diverse difficoltà e circostanze, hanno poi costretto le religiose a mettere in vendita la Certosa, con il grave rischio di vedere cancellato per sempre tutto un prezioso patrimonio di esperienze religiose, presenze culturali e tradizioni.
La Certosa di San Francesco, dopo la ristrutturazione, è stata denominata Certosa1515 ed è definita “luogo di sosta e di preghiera”. Nella nuova struttura sono presenti una casa per ferie, un ristorante, sale per conferenze, un teatro, una “casa dei bimbi”, una bottega e una chiesa.
Santuario Madonna dei Laghi
Il santuario sorse intorno al XIV secolo su una precedente cappella votiva dedicata alla Madonna dei Laghi, per protezione delle campagne. Fu edificata quale tempio votivo per volere di Bona di Borbone, moglie di Amedeo VI, il Conte Verde, quale ringraziamento della nascita del figlio Amedeo VII detto il Conte Rosso. A metà del XVI secolo, l’edificio fu affidato dai Savoia ai padri agostiniani. All’inizio del XVII secolo Carlo Emanuele I donò una nuova immagine della Madonna, un pregevole trittico avente al centro l’immagine dell’Annunciazione e ai lati San Rocco e San Sebastiano. Il dipinto è stato attribuito sia a Defendente Ferrari sia ad Amedeo Albini. Sede di molti pellegrinaggi, nel 1622 il comune di Avigliana deliberò di affidare il progetto per l’ampliamento del santuario all’architetto luganese Nicola Ramelli e di dare in gestione il complesso ai frati cappuccini. Il santuario, la cui costruzione durò 20 anni, divenne uno dei più importanti centri religiosi della zona e il 14 aprile 1652, alla presenza di Carlo Emanuele II, di Madama Cristina di Francia e di una nutrita rappresentanza della corte, si svolse la cerimonia per la prima volta. Nel 1892 gli ultimi due frati cappuccini lasciarono per sempre il santuario che fu acquistato dai salesiani, i quali si impegnarono a custodire l’edificio e a operare per il bene delle gioventù.
Cultura materiale
Il Dinamitificio Nobel è uno degli esempi più rappresentativi di archeologia industriale in Piemonte. Situato all’interno di un’area boschiva, ai margini del centro abitato, fu costruito nel 1872 dalla Società Anonima Italiana Dinamite Nobel, un gruppo finanziario italo-svizzero.
Lo stabilimento raggiunse il massimo sviluppo nei successivi tredici anni, quando fu ampliato con nuovi fabbricati, per la maggior parte scavati nella montagna, destinati alla produzione di acidi e solfati e gelatine esplosive e nitroglicerina. Alla fine dell’Ottocento lo stabilimento era fornito di energia elettrica e di ferrovia interna collegata con la stazione di Avigliana, era dotato di laboratorio chimico e produceva, oltre agli esplosivi, intermedi chimici, sottoprodotti delle lavorazioni principali e concimi.
Le due guerre mondiali coincisero con un periodo di fervente attività della fabbrica, che subì più di un bombardamento. Dopo la seconda guerra mondiale, l’attività riprese a ritmo ridotto con la produzione di dinamite per miniere e lavori stradali e con il riadattamento di un reparto Valloja per la fabbricazione di polveri da caccia. Cessò l’attività negli anni Sessanta ed in seguito una parte delle strutture fu riconvertita ad uso industriale, mentre un terza parte, quella più caratteristica in quanto testimonianza materiale di un’architettura finalizzata alla specifica produzione, fu lasciata in stato di completo abbandono.
Il museo nasce nel 1999, con l’istituzione del Comitato Museo della Dinamite di cui fanno parte l’Associazione Amici di Avigliana, l’Istituto Tecnico G. Galilei, la scuola media Defendente Ferrari, la Direzione Didattica.
“Mi sentivo ridiventare uomo, uno come tutti, uno di quelli che si fanno una famiglia”. È proprio negli anni in cui Primo Levi lavorò ad Avigliana, al Dinamitificio, che iniziò a scrivere Se questo è un uomo, pubblicato da Einaudi nel 1947. Nello stabilimento il giovane chimico risolve il caso delle vernici refrattarie, le vernici ribelli, che solidificano anziché rimanere liquide, come viene descritto nel capitolo Cromo de “Il Sistema periodico”.
Ambiente
Il Parco naturale dei Laghi di Avigliana è gestito dall’Ente di gestione aree protette Alpi Cozie. I motivi principali sui quali si basa l’attività del Parco sono: la salvaguardia della zona umida dei Mareschi, il ripristino delle condizioni idrobiologiche dei laghi eliminando le cause d’inquinamento, il controllo e la disciplina del territorio, la valorizzazione dell’area e l’incentivazione delle attività produttive rispettose delle integrità ambientali. Pur nella sua limitata estensione, poco più di 400 ettari, quest’area riveste un notevole interesse storico e naturalistico. In particolare, nel Parco sono presenti tre biotopi diversi, ma intimamente interconnessi, costituiti dai due bacini lacustri, dai rilievi collinari e dalla zona umida dei Mareschi.
Data la sua posizione geografica, la zona ha subìto nel corso dei secoli una massiccia antropizzazione di cui sono preziosa testimonianza gli oggetti risalenti alla preistoria riapparsi durante gli scavi per l’utilizzazione della torba (oggi conservati in tre musei: Museo di Antichità di Torino e Musei delle Facoltà di Geologia ed Antropologia dell’Università di Torino). Protetta dalle dorsali di Montecapretto e del Pezzulano, con i resti del castello, la città di Avigliana si è sviluppata nei secoli rivestendo il ruolo di fiorente città di “frontiera” e oggi si fa ammirare per i monumenti medievali lungo le sue suggestive vie.
Il Parco non si propone solamente di proteggere un angolo di natura ma vuole anche realizzare una stretta simbiosi con la città di Avigliana fondata sul rispetto degli equilibri naturali.
Con il passare del tempo sono stati predisposti numerosi servizi (sentieri, strutture informative, ecomuseo della pesca, varie pubblicazioni, cartina per orienteering) che intendono soddisfare le esigenze dei fruitori. In particolar modo si è instaurato un continuo rapporto didattico con le scuole (visite guidate, conferenze, proiezioni) incentrato sulla conoscenza e valorizzazione dell’ambiente e si sono realizzate infrastrutture rivolte ai portatori di handicap (piste ad accesso facilitato, leggii in braille, audiocassette per non vedenti, tavoli e parcheggi riservati). Particolarmente interessanti sono i “punti museo” dislocati nel Parco allestiti sul tema della pesca nei laghi di Avigliana in tutti i suoi aspetti: naturali, tecnici, economici partendo dall’Età del bronzo (II millennio a.C.) fino alla metà del XX secolo.
Feste religiose e tradizioni
Palio storico alla Corte del Conte Rosso (dal 1981)
Rassegne culturali e artistiche:
Due Laghi Jazz Festival
Mostre in ogni periodo dell’anno nel Centro Storico
Per gli sportivi
Percorsi escursionistici e cicloturistici
Nuoto e altre attività lacustri (vela, sci nautico, wakeboard eccetera)
Tennis, baseball, rugby, calciotto, calcetto, calcio, equitazione, golf.
Leggende e curiosità
Bona di Borbone, moglie di Amedeo VI, il Conte Verde, aveva un cruccio tremendo poiché non riusciva ad avere figli e dare un erede al marito. Un giorno una sua ancella le fornì un prezioso consiglio: forse, se fosse andata in riva al lago a pregare presso la cappella della Madonna dei Laghi e se si fosse rivolta con devozione a Maria, i suoi desideri sarebbero stati esauditi. Il grande pilone votivo che i contadini della zona avevano eretto sulla sponda orientale del lago per invocare la protezione della Madonna sulle campagne esisteva fin dall’anno 1000, e l’immagine della Madonna che allatta Gesù richiamava numerosi pellegrini. Il 24 febbraio 1360 nacque Amedeo VII detto il Conte Rosso per la sua predilezione per gli abiti color vermiglio. In ringraziamento Bona decise di far costruire un piccolo tempio di forma quadrata, incapsulando il pilone stesso.
Contatti
Comune: piazza Conte Rosso
Tel. (centralino) 0119769111 – (Ufficio Cultura e Turismo) 0119769117
www.comune.avigliana.to.it – cultura.avigliana@ruparpiemonte.it
Ufficio turistico: Corso Laghi 389
Tel. 0119311873 – 3711619930
www.turismoavigliana.it – ufficioiat@turismoavigliana.it

(Gi.Ca.)