martedì , Luglio 16 2024
Home / Comunicazione / Castelfranco Piandiscò (Arezzo): il borgo delle balze

Castelfranco Piandiscò (Arezzo): il borgo delle balze

CASTELFRANCO PIANDISCO' (AR) - PanoramaIl Comune di Castelfranco Piandiscò (m. 130 – 1550 s.l.m.) si trova in Toscana, nella provincia di Arezzo, attualmente conta circa 10mila abitanti ed è di recente formazione derivata dalla fusione dei due ex comuni di Castelfranco di Sopra e Pian di Sco’, avvenuta il 1 gennaio 2014.

Il territorio è esteso in una delle aree geologicamente più interessanti del Valdarno Superiore caratterizzata dalle cosiddette “Balze”, originali conformazioni ai piedi del Pratomagno create da un fenomeno erosivo di rocce arenarie, residui di un antico lago pliocenico.

CASTELFRANCO PIANDISCO' (AR) - Le balze 3La magia di questo paesaggio, attorno al quale si sviluppa una natura bizzarra, fantastica ed irreale,  ha attratto nei secoli numerosi grandi artisti tra cui spicca il genio di Leonardo Da Vinci. Le Balze disegnano un paesaggio giallastro di forte suggestione che sembra proiettare questo angolo di Toscana in un antico passato.  Secondo molti critici lo scenario delle Balze fa da sfondo in vari dipinti e disegni di Leonardo tra cui, si pensa, anche la Monna Lisa.

Oggi il Comune è caratterizzato dalla presenza di tre centri principali, Castelfranco di Sopra, Faella e Pian di Sco’,  situati in prossimità delle Balze e di dolci colline alle pendici del Pratomagno, facilmente raggiungibili dagli aeroporti e dalle direttrici delle principali città toscane.

DISTANZE IN CHILOMETRI
da:
Firenze  km 42; Arezzo km 43; Siena km 50; Pisa km 124.

La popolazione ogni 26 maggio festeggia come Patrono San Filippo Neri, il fondatore degli Oratori, che proprio a Castelfranco di Sopra trascorse alcuni periodi dell’ adolescenza tanto da essere rappresentato pure nella facciata del palazzo comunale.

 

LA STORIA

Due dei centri urbani che compongono l’attuale comune, quelli di Castelfranco di Sopra e Piandiscò  si svilupparono lungo la direttrice della Strada panoramica dei Setteponti (ex via consolare Cassia Vetus lastricata dai romani su un vecchio tracciato etrusco e sulla quale, si narra, sia passato anche Annibale). Reperti, recentemente rinvenuti presso l’antica Badia di San Salvatore a Soffena e databili all’825, testimoniano la presenza longobarda nel territorio. Intorno ad un edificio di culto paleocristiano si forma il primo nucleo abitato chiamato Casuberti. Nell’XI secolo a Soffena è attestata anche la presenza di un castello poi distrutto, fondato dalla famiglia ghibellina degli Ubertini avversari della guelfa Firenze. Lungo il percorso della Setteponti sorsero nell’XI secolo pievi e fortificazioni a controllo politico e religioso del territorio tra cui la Pieve romanica di Santa Maria a Scò  a Pian di Sco’.

CASTELFRANCO PIANDISCO' (AR) - Pieve di Santa Maria a ScòDegno di particolare attenzione è Castelfranco di Sopra, inserito dal 2004 tra i “Borghi più belli d’Italia”. La denominazione Castello Franco ha origine dal rapporto con la Repubblica Fiorentina che fondò questa “Terra Nuova” alla fine del XIII secolo, esattamente nel 1299, quale avamposto a scopi difensivi. Per popolarla, i fiorentini affrancarono per dieci anni dalle tasse i cittadini che avessero voluto trasferirsi in questa parte di contado detto “di sopra”, cioè situato a monte di Firenze. L’obiettivo era quello di incrementare i commerci e popolare le campagne nonché controllare militarmente la zona.

Tra il XII ed il XIII secolo, il plebato di Santa Maria a Sco’ a Piandiscò aveva allargato notevolmente la sua giurisdizione rimanendo legato alla Diocesi di Fiesole: erano sotto le sue dipendenze le numerose chiese del territorio e per tutti gli abitanti nella pieve di Sco’ si amministrava il battesimo. Le chiese “dipendenti” si staccarono dalla sua giurisdizione solo intorno al XV secolo e nel XVI secolo.

Come le altre “Terre nuove” fiorentine Castelfranco di Sopra ha un impianto urbanistico che ricalca il castrum romano, con le vie ortogonali e la piazza centrale, Piazza Vittorio Emanule, sulla quale si affacciano gli edifici del potere: il palazzo del podestà e la Chiesa di San Pietro, oggi inglobata in un palazzo settecentesco.

A disegnare la città sarebbe stato, secondo il Vasari, il celebre architetto Arnolfo di Cambio.  L’impronta urbanistica originaria è ancora visibile, non solo nel tracciato urbano ma anche in alcune abitazioni del primo tratto della Via Maestra, risalenti al periodo della fondazione.

Nella piazza, il palazzo comunale si conserva originale al piano terreno con la presenza ancora delle antiche carceri, rimaste praticamente intatte. La facciata porta gli stemmi dei podestà e nella sala consiliare al piano superiore è da vedere l’affresco della Madonna del Latte (fine XIV secolo).

CASTELFRANCO PIANDISCO' (AR) - San Filippo NeriScendendo dalla piazza principale lungo via Cavour si trova la chiesa di San Filippo Neri, con la sua elegante facciata del 1761. In realtà il primo Oratorio fu costruito nel 1631 ed ampliato nel 1666. Sull’altare centrale, seicentesco, vi è una pala  raffigurante San Filippo del fiorentino Matteo Rosselli. Nella cappella laterale si trova la Vergine col Bambino di Andrea del Sarto. Proseguendo, all’ ingresso del paese ecco la Torre d’Arnolfo (o “porta campana”, come la chiamano i castellani), l’unica torre sopravvissuta che reca scolpiti il giglio di Firenze e la data della sua costruzione, il 1300.

In via Piave da vedere anche Casa Campa, stazione di posta dove si lasciavano i cavalli, che porta l’immagine di un cavallo con accanto il giglio fiorentino, la Chiesa Parrocchiale di San Tommaso con l’elegante portico e, sul lato opposto della strada, la Cappella dei Bianchi, fondata nel XV secolo e rimaneggiata nel Cinquecento.

Interessante il percorso di via Arnolfo dove un tratto di mura è rimasto intatto e completo del camminamento della guardia.

In via Veneto troviamo Palazzo Sassolini dove si individuano i resti di edifici del XV e XVI secolo.  In Via Roma, infine, è situato il Teatro Comunale Wanda Capodaglio, un piccolo “gioiello” novecentesco che ospita ogni anno interessanti stagioni teatrali.

Poco lontano dal centro di Castelfranco sorge il complesso monumentale della Badia di San Salvatore a Soffena. La chiesa attuale è del 1394 con l’interno ricco di affreschi di scuola senese e fiorentina del XV secolo. L’Abbazia è caratterizzata dalla chiesa romanica a croce latina, torre campanaria, monastero con chiostro quattrocentesco, giardino e suggestiva area pertinenziale coltivata a olivi. Anticamente la località era attraversata dalla strada etrusco romana “Cassia Vetus”, attuale Via dei Setteponti, che da Arezzo conduce a Fiesole.  Secondo i glottologi   il termine “Soffena” deriva dalla lingua etrusca ed indicherebbe un nome di persona. Nella località sorse anche un castello medioevale costruito dal capostipite della famiglia degli Ubertini, feudatari seguaci dei ghibellini e nemici della “guelfa” Firenze.

Su preesistenze paleocristiane della prima metà del IX secolo nacque un monastero di monaci benedettini, denominato “Abbazia di S. Salvatore a Soffena”, citato per la prima volta in un documento del 1014.  Papa Urbano II nel 1090 lo confermò all’Ordine Vallombrosano.  Nel XV sec., tempo di rinnovamento spirituale e culturale, tutta la Badia acquisì l’attuale forma architettonica e le pareti della chiesa vennero affrescate  con opere di pittori di primo ordine come l’Annunciazione di Cassone Adimari (riconosciuto nello Scheggia, fratello minore del grande Masaccio),  la Madonna in trono con il Bambino con i SS Lazzaro e Michele Arcangelo di Mariotto di Cristofano (cognato dello Scheggia e di Masaccio), la Madonna con Bambino con i SS Pietro e Francesco di Paolo Schiavo, S. Giovanni Gualberto di  Bicci di Lorenzo, la Strage degli Innocenti del Maestro di Bibbiena.  Papa Eugenio IV nel 1436 concesse l’indulgenza plenaria a coloro che avessero visitato la chiesa, tanta era la sua importanza. Dal XVI secolo l’abbazia subì una lenta decadenza e nel 1562 venne soppressa con bolla del Papa Innocenzo XI.  Il Granduca Pietro Leopoldo nel 1774 decise l’espulsione della comunità religiosa e ne incamerò i beni. In seguito chiesa e monastero furono venduti ad un privato e utilizzati per attività agricole. Nel 1963 lo Stato italiano, tramite la Soprintendenza alle Belle Arti di Firenze, riacquisì l’immobile dando inizio all’opera di restauro inaugurato il 7 Luglio 1968.

 


FAELLA E LA VALLE DELL’ARNO

Particolarmente affascinanti sono i sentieri tra le balze dell’Acqua zolfina e delle Riguzze, poco distanti  dalla strada panoramica dei Setteponti ed accessibili dalla provinciale di Botriolo.

CASTELFRANCO PIANDISCO' (AR) - Le balzeA Faella, situata ai piedi di alcune Balze,  scenari mozzafiato dei calanchi incorniciano la ridente cittadina lungo la strada denominata Via del Varco.

Alcune conformazioni creano teatri naturali con una scenografia ed un’acustica inimitabile particolarmente emozionanti soprattutto al tramonto. Esiste una sentieristica che permette escursioni lungo i crinali e tra le foreste del Pratomagno.

Chiesa di Santa Maria a Faella: si trova nel centro urbano di Faella.  Nonostante i primi documenti risalgano al XIII secolo, l’edificio ha tratti semplicissimi e il suo impianto, a causa di molteplici trasformazioni (1712, 1753, 1782, 1792, 1875 e le distruzioni dell’ultima guerra) è attualmente caratterizzato da un modesto stile barocco che non permette una precisa datazione. Per trovare notizie documentate della chiesa occorre risalire al 1260 tramite il Libro di Montaperti ma la sua edificazione è senz’altro antecedente, poiché il fenomeno di edificazione delle chiese rurali si esaurì nella metà del XIII secolo.

Nella zona nel XII secolo, su una collina situata nei pressi dell’attuale nucleo abitativo di Faella, vi erano collocati una chiesa, intitolata a San Michele ed un castello, abbandonato intorno all’anno mille dopo le prime bonifiche della pianura. Di tali edifici oggi rimangono solo deboli tracce.

Le emozioni continuano proseguendo verso nord sull’antica strada dei Setteponti, costellata di case coloniche leopoldine, case torri, piccole frazioni, resti di castelli feudali e pievi romaniche. Tutt’intorno un paesaggio campestre con ordinate sistemazioni agrarie a terrazzamenti ornate da siepi e cipressi e decorate da ampie coltivazioni della vite, dell’olivo e dell’iris, il “giglio” che caratterizza lo stemma fiorentino e comunale. 

 

PIANDISCO’ E LA SUA PIEVE

La Pieve romanica di Santa Maria a Sco’ appare per la prima volta in un atto di donazione del 1008 con il quale gli Ubertini, la potente signoria feudataria dell’aretino, ne concede il possesso all’Abbazia di Santa Trinità in Alpe in Pratomagno.

CASTELFRANCO PIANDISCO' (AR) - Pieve-di-Pian-di-Scò-2Fin dall’inizio è stata sotto il controllo diretto del Pontefice e del vescovo di Fiesole significativa la lapide in parete “liberare collationis”. Entrato a far parte della Lega di Castelfranco di Sopra su pressioni della Repubblica fiorentina, Piandiscò divenne avamposto del dispositivo di difesa teso a contrastare l’influenza degli Ubertini e dei Pazzi sull’altopiano valdarnese. L’antica Pieve si erge su un piccolo pianoro ed ha la facciata decorata da cinque archi con lunghe lesene che corrono parallele fino al basso e dal filaretto in pietra quadrangolare. La facciata e la parte anteriore sono realizzate in elementi lapidei di forme e dimensioni più ordinate. Oltre ai capitelli, di fattura medioevale, da osservare l’affresco della “Madonna  in trono con il Bambino in fasce”, attribuito a Paolo Schiavo (1397-1478).

Alla dissoluzione della Lega, operata dal Granduca Pietro Leopoldo nel 1774, il territorio fu integrato in un unico comune. A seguito dell’occupazione napoleonica il borgo venne reso autonomo con la costituzione nel 1809 della “comunità di Pian di Sco’” fino alla ricostituzione di una moderna fusione comunale con Castelfranco di Sopra nel 2014.

Cappella di Casabiondo: a Piandiscò, lasciata alle nostre spalle la Pieve di S. Maria, procedendo sulla Setteponti in direzione di Reggello, incontriamo l’antico borgo di Casabiondo.

Qui da vedere il bel panorama sul Valdarno Superiore e la bella e rara Cappella, dedicata all’Immacolata Concezione, la cui facciata, in originale stile barocco, presenta caratteristiche architettoniche poco diffuse nella tradizione toscana. L’edificio fu costruito in epoca rinascimentale e sottoposto a lavori di ristrutturazione verso la fine del XVII sec. è stato recentemente restaurato.

Poggio alla Regina: sito archeologico delle rovine di un antico castello medioevale (oltre 2000 mq) con caratteri di tipo urbano, situato nell’altura (914m slm.) che domina ad est il centro di Piandiscò. E’ il castello dei Conti Guidi, signori feudali che per secoli dominarono le giogaie appenniniche ed a lungo anche i fondovalle fra Casentino, Valdarno e Romagna. Costituisce attualmente un’area archeologica ‘sigillata’ dal momento del suo repentino e definitivo abbandono (terzo quarto del secolo XIV). Il sito, è citato nelle fonti scritte, fra i secoli XI – XIV, come “Castiglion della Corte”, infeudato dai Guidi ai Pazzi del Valdarno a partire dal tardo sec. XII

 

I PICCOLI BORGHI COLLINARI E MONTANI

Visite consigliate anche ai caratteristici piccoli borghi del territorio pedemontano e montano, qualcuno addirittura sorto in epoca etrusca, ciascuno con la sua storia e le sue tipicità. Tra essi ricordiamo Menzano, Pulicciano, Caspri, Lama, Certignano.

Notevole il borgo di Certignano  a 300 metri di quota situato su una ansa della provinciale Via dei Setteponti e distante neanche due chilometri da Castelfranco di Sopra.

La storia di questa minuscola borgata si perde nella notte dei tempi, ma pare che in  quell’area si trovasse una “mansione” della Via Cassia  riportata dall’ Itinerario Antonino che segnava il confine tra le diocesi di Arezzo e Fiesole. Il nome, secondo gli studiosi del posto, sarebbe tuttavia di origine  prediale (da praedium – podere), identificabile nel toponimo  Fundus  Certinianus  come era  iscritto  nel catasto romano, riferito ad una proprietà di un tale Certinius.

Oggi Certignano è una ridente frazione lungo il tracciato della storica Cassia Vetus;  la chiesa parrocchiale è dedicata a San Donato ed è succedanea della Pieve di Castelfranco dal 1708.

Il paese è  stato economicamente e storicamente legato all’attività agricola  della tenuta di Villa  Tempi. Fu edificata tra il 1760 ed il 1764 dal marchese Ludovico Tempi probabilmente modificando un’abitazione esistente e facendola divenire sua residenza estiva con annessa fattoria.

Nel 1902 il Marchese Piero Bargagli ristrutturò la tenuta, dandole la forma attuale, inserendo il grande stemma policromo della facciata e costruendo il passaggio sopraelevato che le unisce. Ancora più tardi villa e fattoria furono di proprietà  dell’armatore Costa ma fu completamente restaurata negli anni ’70 del Novecento da nuovi proprietari. L’edificio della Villa, sebbene di forma quadrangolare molto regolare, appare piacevole per la semplicità e la linearità delle finestre di pietra serena e dalla presenza del  loggiato dell’ultimo piano, eseguito con cinque luci ad archi ribassati su grossi pilastri. L’edificio, composto da tre livelli, ha al piano nobile un salone di rappresentanza con piacevoli stucchi e decorazioni a motivi floreali.

Bella ed ordinata la campagna circostante della Fattoria dove vigneti ed oliveti danno prodotti  di qualità regalando al paesaggio l’inconfondibile fascino della Toscana.

 

CASTELFRANCO PIANDISCO' (AR) - Le balze 2

INFORMAZIONI TURISTICHE

Ufficio Cultura del Comune: tel. 055 9631259

Ufficio Informazioni Turistiche: tel. 340 2834699

E-mail: cultura@castelfrancopiandisco.it

Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune: numero verde 80019398

INTERNET

www.castelfrancopiandisco.it

www.municipiumapp.it

(Gi.Ca.)

Check Also

Cortina: no alla pista da bob da parte di associazioni ambientaliste

Una sola offerta è stata presentata lo scorso 18 gennaio alla gara di appalto della nuova …