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Economia circolare, presente incerto ma futuro indispensabile

Investire sull’economia circolare diventa indispensabile per la salvaguardia del pianeta. Spreco e consumi elevati sono sempre più il problema di questo pianeta.

L’era dell’abbondanza, anche nel mondo occidentale e capitalista sembra essersi fermata agli anni 80′-90′. Tutto quello che c’era è stato usato, come se non ci sarebbe stato poi un futuro, in cui quelle risorse sarebbero state indispensabili. Un’economia e politiche poco lungimiranti ci hanno portato alla situazione attuale di scarsità delle risorse.

Partendo dagli anni 70′ l’esigenza di un maggiore rispetto per la “Madre Terra”, si è fatta sempre più incombente. A partire dai movimenti New Age fino ad arrivare all’attuale situazione, dove non si parla di altro: emergenza, “Pianeta Terra”. Un codice rosso che fino ad ora sembra però aver incontrato solo dichiarazioni e promesse mai mantenute o meglio “corrette” e sacrificate in favore dell’interesse economico di Lobby, che poi sono sempre le stesse. Senza pensare che proprio su quelle promesse si potrebbe ricostruire l’economia di un pianeta rispettando la salute dell’essere umano.

Una di queste “nuove economie”, se ancora di nuove possiamo parlare, è costituita dall’economia circolare. Uno dei padre di questo, ormai non più, nuovo modo di fare economia, è Walter Stahel, architetto e consulente  economia svizzero, che negli anni 70′ ha tentato di spiegare l’economia circolare utilizzando la metafora “del fiume e del lago”. Secondo il consulente economico svizzero, l’economia è stata concepita come un fiume in cui dovremmo cercare di raddoppiare la quantità d’acqua pro capita ogni dieci o vent’anni, senza porci il problema se in questo flusso che raddoppia in eterno aumentino più rapidamente le sostanze nutritive o le tossine. Un’economia circolare, invece, somiglia a un lago: i cittadini e i politici si preoccuperebbero di salvaguardare e migliorare la qualità e l’accessibilità di questo lago senza aumentare la portata degli affluenti e degli affluenti più del necessario, scrive Marco Morosini, autore dell’Huffington Post statunitense sul numero di luglio dell’Internazionale. 

Il segreto dell’economia circolare, che poi lo dice la parola stessa essendo raffigurata da un cerchio, è il riuso. Il miglioramento del prodotto unito alla riparabilità , alla rifabbricazione e al riciclo di prodotti e materiale ridurrebbe il danno ambientale, andando inoltre a rafforzare attività economiche , di cui ad esempio l’italia fa scuola, quali l’artigianato e l’arte. Il principio cardine rimane lo stesso da anni, la sostenibilitàGrazie inoltre alle tecnologie attuali, gli stessi prodotti e servizi che per la loro produzione richiedono ora sprechi e inquinamenti elevati, che potrebbero essere ridotti del 90%.

Il ” senso comune” imporrebbe una repentino cambio di mentalità in favore di un sistema basato sull’economia circolare. Cambio di mentalità che invece cambia ad avvenire, eppure l’essere umano ha mostrato più volte forme di adattamento alla ricerca de un maggiore benessere, che sia esso economico o di qualità di vita. Basti pensare alla rivoluzione francese o più tardi ai flussi migratori attuali o a quelli che nel primo dopo guerra portavano milioni di persone ad imbarcarsi alla ricerca del sogno americano.

Il paradigma dell’oro ci viene incontro e spiega questa resistenza al cambiamento. Le riserve di oro di superficie, scrive Morosini, sono stimate intorno alle 180mila tonnellate, l’equivalente di un cubo con un lato di appena 21 metri. Una quantità piccolissima con una grande valore che circola da millenni a livello mondiale fuso e rifuso. Un’altra  parte di questo oro viene estratto dalle miniere e lavorato a livello mondiale  per poi tornare nel sottosuolo o nei caveau delle banche senza produrre un effettivo valore di utilizzo per l’essere umano. L‘oro antico che ancora abbiamo in circolazione è un esempio lampante di economia circolare, il restante ancora estratto e che viene sprecato e invece figlio della concezione di economia lineare.

Chiaro come con le tecnologie moderne si potrebbero ridurre anche gli sprechi di oro. Il problema è che queste tecnologie si scontrano con l’evidenza di un’economia basata sullo spreco di energie di altre materie prime che, essendo sottoposte ad una tassazione più leggera, e grazie all’utilizzo delle macchine moderne diminuiscono l’utilizzo della forza lavoro aumentando al contrario i rifiuti. Soltanto una riforma fiscale veramente ecologica con ingenti sussidi capovolgerebbe questa situazione a favore delle nuove economia ad energia pulita.

In un rapporto pubblicato per la Commissione Europea nel 1976 da Walter Stahel e Geneviève Reday ribadiscono come si possa in realtà sostituire l’energia, e il conseguente spreco, con la forza lavoro. Grazie a quest’ultima infatti ed alle qualità intellettive e creative umane, si potrebbe estendere la vita delle cose. Un risultato che è possibile raggiungere, affermano Giarini e Stahel, restituendo il vero valore ecologico alle cose, oltre che quello economico, sia nella durata, che nella produzione e nella commercializzazione.

L’abbandono del consumismo e dell’economia lineare potrebbe avviare una rivoluzione e portare ad un nuovo sistema economico basato su concetti quali la cura e la salvaguardia sia della natura che dei manufatti, con un aumento conseguente dell’occupazione e soprattutto, salvando la terra da una fine inspiegabile.

 

Christian Battistoni

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