Il Fondo monetario internazionale taglia le stime sulla crescita italiana prevedendo un Pil in salita dello 0,6 per cento, cioè 0,4 punti in meno rispetto alle previsioni pubblicate a ottobre scorso. La percentuale è analoga a quella indicata nei giorni scorsi dalla Banca d’Italia. La stima differisce dall’1 per cento programmato dal governo. A giustificare la revisione, si legge nell’aggiornamento del World economic outlook del Fmi, sono «la debole domanda domestica e i maggiori costi di finanziamento dovuti ai rendimenti elevati sui titoli di Stato».
Nel dettaglio, ricorda il report, «gli spread italiani si sono ristretti rispetto ai picchi di ottobre-novembre ma rimangono alti. Un protratto periodo di rendimenti elevati metterebbe ulteriormente sotto stress le banche italiane, peserebbe sull’attività economica e peggiorerebbe le dinamiche del debito».
Il problema comunque è globale. Le economie avanzate nel loro complesso subiscono una revisione al ribasso e l’ultima stima è al 2 per cento per il 2019. Invariata la stima dell’1,7 per cento per il 2020. Per gli Stati Uniti la stima è al 2,5 per cento per quest’anno e all’1,8 per cento per il prossimo. Per l’Eurozona la previsione è all’1,6 per cento a fine anno, ben lo 0,9 per cento in meno rispetto alla stima di ottobre. Il taglio più pesante, pari allo 0,6 per cento rispetto all’autunno scorso, è riservato alla Germania, per un Pil in aumento dell’1,3 per cento. All’1,5 per cento la previsione della Francia.