Di ciò si parla da tempo, anche perché questa realtà già presente – e che si accentuerà nel futuro – conferma quanto la fantascienza presagiva qualche decennio fa: il controllo digitale della popolazione. Con tinte variabili: si va dagli aspetti del marketing commerciale, in fondo già presenti da tempo ma con strategie più “leggere”, al vero e proprio controllo dei comportamenti sociali, che vedono una parte entusiasta per la possibilità di prevenire e correggere “derive” sociali pericolose, fino però all’inquietudine per l’affermazione definitiva del Grande fratello globale.
Tra le notizie più recenti legate al fenomeno del controllo digitale, spicca quanto annunciato da Xinhua, agenzia di stampa statale cinese: nel distretto di Guangzhou, metropoli da oltre 14 milioni di residenti (ex Canton), le identità personali degli abitanti verranno caricate sui profili social di “WeChat” (la “Whatsapp” cinese), che ha già 902 milioni di utenti. I cittadini potranno utilizzare l’app per tutto, dall’identità (compreso il numero dei documenti) fino ai servizi, dal pagamento delle bollette agli acquisti. Grazie a ciò sarà possibile sapere davvero tutto sulle loro abitudini, dagli spostamenti agli incontri.
Desta stupore tutto ciò? Niente affatto. Se Pechino ha fissato per il 2020 il cosiddetto “credito sociale”, cioè un sistema in grado di valutare attraverso ogni strumento disponibile il comportamento di tutte le persone fisiche e giuridiche che risiedono nella Repubblica popolare cinese, altrove si va sulla stessa strada, con il “controllo digitale” che sarà l’arma in mano ai padroni del futuro. E ciò ridimensiona molto, negli scalini dell’importanza, il teatrino sulle strategie per le nuove elezioni in Italia.