Il 24 per cento tra manager ed esperti di comunicazione indicano le materie letterarie ed umanistiche tra quelle che saranno più richieste tra 10 anni.
E’ quanto emerge dalla ricerca svolta dall’Osservatorio ExpoTraning “Il lavoro in Italia nel 2027”, che ha messo a confronto le opinioni di 500 tra manager grandi, medie e piccole imprese, esperti IT e di comunicazione, invitandoli a tracciare le linee di tendenza del mondo del lavoro da qui a anni.
Che la tecnologia ed il web stiano trasformando il mondo del lavoro è cosa risaputa. Che gli esperti del settore abbiano ottime prospettive nel mondo del lavoro del futuro, anche. Ma che tra dieci anni tra le competenze che saranno già ricercate ci possano essere quelle umanistiche, questo è abbastanza inaspettato.
Si tratta della prima delle ricerche promosse nel 2017 da ExpoTraining, la più importante manifestazione in Italia sul mondo del lavoro e della formazione, che si tiene da 12 anni alla FieraMilano in collaborazione con le principali associazioni imprenditoriali ed i sindacati, con la partecipazione della Regione Lombardia e di decine di enti pubblici e privati che si occupano di occupazione, lavoro, formazione. La prossima edizione è prevista per il 25 e 26 ottobre. prossimi.
Il 24 per cento degli intervistati (Metodo Cawi su panel di 500 partecipanti nel mese di luglio 2017) ha dunque indicato facoltà come lettere, filosofia, storia e le expertise di scrittori e giornalisti tra le competenze che saranno più preziose da qui ai prossimi anni. Il 35 per cento ha indicato invece le competenze tecniche IT (raggruppando competenze nel web, nella programmazione e più in generale nelle tecnologie), il 10 per cento ha indicato quelle più prettamente scientifiche, il 31 per cento quelle economiche.
“La tecnologia ed il web hanno reso la comunicazione alla portata di tutti, ciò di cui già oggi si sente la mancanza sono i contenuti, la capacità di scrivere, di raccontare, di rappresentare l’azienda. E quella di mettere in collegamento tra loro fatti, suggestioni, idee. Insomma, gli economisti, i tecnici e gli scienziati serviranno eccome, ed è cosa abbastanza facilmente prevedibile. Ma serviranno anche letterati, giornalisti, filosofi, psicologi, sociologi – spiega Carlo Barberis, presidente di ExpoTraining – Negli ultimi anni si è notato un forte calo delle iscrizioni nelle facoltà umanistiche in favore di quelle scientifiche o economiche, un trend che esiste anche all’estero. Di conseguenza il nostro panel ritiene che che tra dieci anni vi possa essere una carenza di veri talenti in questi ambiti”.
“Occorre anche dire che ovviamente la formazione umanistica deve trasformarsi ed essere in grado di interagire con le nuove tecnologie e quindi con le nuove necessitò del mercato del lavoro”.
“Anche nel campo della formazione continua in azienda, l’80 per cento circa dei corsi che vengono erogati riguardano o la formazione ‘obbligatoria’ (sicurezza del lavoro prima tra tutte), o quella dedicata ad apprendere mestieri, o quella rivolta all’IT. A tutt’oggi la formazione del talenti interdisciplinari, la comunicazione, la gestione di progetti complessi, raramente viene presa in considerazione. E’ la stessa differenza che troviamo nella formazione continua legata a progetti di internazionalizzazione: in gran parte di organizzano corsi di lingue business (ovviamente indispensabili), ma solo il 5 per cento introduce aspetti “umanistici” come gli aspetti culturali dei paesi target – conclude Barberis.
(Gi.Ca.)