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Giudici di (quasi) pace

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La riforma della magistratura ordinaria semina malumori. Determinata principalmente da una procedura pre-infrazione EU-Pilot., la legge 28 aprile 2016 n. 57 (con emanazione del primo decreto legislativo attuativo, 31 maggio 2016 n. 92) ha disciplinato la conferma nell’incarico di tutti i magistrati onorari ed ha regolamentato la sezione autonoma del Consiglio giudiziario per la magistratura onoraria. È ora in attesa di essere portato all’esame del Consiglio dei ministri il secondo decreto legislativo di attuazione della magistratura onoraria per la disciplina cosiddetta “a regime”, prevedendone la durata dell’incarico, le modalità d’impiego e le tutele previdenziali ed assistenziali, a cui seguirà un terzo decreto per la disciplina transitoria dei magistrati in servizio. Per quanto attiene all’iter legislativo della riforma, a seguito delle richieste di procedure di infrazione, la Commissione europea ha attivato un’istruttoria per chiedere informazioni in merito alla compatibilità della disciplina nazionale con la direttiva 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato. In virtù di tale procedura il decreto delegato verrà inviato alla Commissione europea che, se lo riterrà conforme alla direttiva, esprimerà parere favorevole; in caso contrario attiverà la procedura di precontenzioso, emettendo un parere con prescrizioni vincolanti per lo Stato italiano con obbligo di uniformarsi entro due mesi. Una volta pronunciatasi la Commissione, inizieranno i lavori per il terzo decreto sulla disciplina transitoria per i magistrati in servizio. La magistratura è sul piede di guerra in quanto ritiene che si andrà incontro a gravissime difficoltà se venisse attuata la riforma così come è stata prospettata. E’ dei giorni scorsi la notizia che il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, ha mobilitato 82 procuratori di tutta Italia per richiedere un incontro urgente con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, al fine di affrontare il tema della riforma della magistratura onoraria. Il rischio, nella sostanza, è che riducendo il lavoro dei magistrati onorari (una giornata a settimana), cioè di coloro che contribuiscono non poco a reggere il sistema della giustizia nel Paese, tutto l’impianto possa andare in tilt. In molte procure i magistrati onorari costituiscono il 50 percento del personale che manda avanti i processi. C’è di più: tanti avvocati, soprattutto nel Mezzogiorno, ricavano la maggior parte del reddito proprio svolgendo la funzione di giudici di pace. In periodo di crisi fare l’avvocato, specie nei piccoli centri al Sud, non è più retributivo come un tempo. Ecco allora che la riforma rischia di lasciare in mezzo alla strada tanti professionisti.  La riforma – si lamentano i giudici onorari – non è soltanto una riorganizzazione della magistratura onoraria, ma un banco di prova della politica e del governo in materia di lavoro, con la conseguenza che un eventuale provvedimento che non garantirà la necessaria tutela retributiva e, in genere, lavorativa ai magistrati onorari in servizio, diverrà, il “manifesto della politica sul lavoro” di chi lo ha emesso e approvato. “Un intervento normativo che prevedesse una riduzione drastica della retribuzione per i magistrati onorari in servizio, avrebbe un imprevedibile effetto politico per chi sostiene questa linea – evidenziano in un comunicato congiunto La Confederazione giudici di pace e l’Unione nazionale italiana magistrati onorari. “Prevedere che dei magistrati onorari, vincolati dagli oneri previsti dall’ordinamento giudiziario e penalizzati dall’enorme mole di lavoro, che non hanno avuto la possibilità di costruirsi una carriera lavorativa, né hanno goduto di previdenza o tutele per venti anni, possano essere ‘messi in mezzo ad una strada’, con una retribuzione che non consente di garantire il sostentamento a quasi cinquemila famiglie, costituirebbe una presa di posizione politica ben precisa sul tema della tutela dei diritti dei lavoratori e che condizionerebbe tutte le altre iniziative – continua la nota. La previsione generale dell’utilizzo della magistratura onoraria per una volta a settimana e con conseguente carico ridotto rispetto al magistrato togato pone in effetti gravissimi problemi organizzativi agli uffici giudiziari. Attualmente i giudici onorari (giudici di pace e Got) svolgono in media ciascuno quindici udienze al mese, mentre i vice procuratori onorari arrivano anche a 4-5 udienze settimanali ciascuno, stante il carico di lavoro attuale presso gli uffici giudiziari e di procura. Mediamente ricavano 50 euro ad udienza. L’utilizzo della magistratura onoraria, secondo la previsione, comporterebbe la necessità di quadruplicare come minimo il numero dei magistrati onorari rispetto agli attuali. Il completamento degli organici per consentire di attuare tale progetto non potrebbe essere realizzato nel breve tempo, stante la non sostenibilità finanziaria di una spesa immediata che comporterebbe il quadruplicarsi degli attuali stanziamenti al capitolo di bilancio. La conseguenza potrebbe essere il collasso degli uffici giudiziari, perché l’utilizzo ridotto della magistratura onoraria avrebbe l’effetto di causare il blocco del sistema. Ma il timore concreto c’è anche anche per tribunali e procure, nei quali – tanto nel settore civile quanto in quello penale – l’utilizzo dei magistrati onorari è determinante per l’abbattimento dei carichi pendenti.

 

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