
C’è una crescente mole di analisti scesi in campo per tentare di spiegare la complessa crisi francese e la sua origine.
Emergono innanzitutto le ragioni politiche. Il Paese da tempo è immobilizzato dalla contrapposizione di tre blocchi ideologici e sociali particolarmente forti e più o meno equivalenti (il centro macroniano con circa 210 deputati, la destra lepenista con 140 seggi e la sinistra che ha il principale riferimento in Mélenchon con 180 eletti), ma non abbastanza per governare in autonomia. L’esito di questa condizione è che nell’Assemblea nazionale le formazioni politiche si neutralizzano a vicenda ed il Paese è paralizzato.
A ciò si sommano problemi sociali che nascono lontano: la “Grandeur” francese, legata in particolare alla colonizzazione, è soltanto un lontano ricordo. Anzi, tra le conseguenze di quella lunga stagione rientra un’immigrazione difficile da integrare, in particolare per quanto riguarda le nuove generazioni prodotte dai tanti cittadini stranieri. La costante crescita dell’estrema destra negli ultimi anni trae linfa soprattutto da questi problemi.
Ad accentuare il quadro ci sono state, poi, le conseguenze del Covid e dell’invasione russa dell’Ucraina.
Tutto ciò è chiaramente leggibile nei numeri: se nel 2019 il debito pubblico francese costituiva il 97,9% del Pil, l’anno scorso ha raggiunto il 113,2%. Parallelamente il deficit fiscale in rapporto al Pil è aumentato arrivando al 5,8% nel 2024. I tassi d’interesse hanno addirittura superato quelli di Grecia e Italia, segno che la sfiducia dei mercati si annoda alla paralisi parlamentare.
La ricetta dei drastici tagli al robusto sistema di protezione sociale, in particolare alla previdenza e al welfare (compresi i sussidi di disoccupazione) e persino di abolire alcune feste continua ad alimentare la tensione sociale. Ed ora con la caduta del governo di François Bayrou, quarto primo ministro in appena diciotto mesi, potremmo rivedere quelle scene di guerriglia urbana che hanno accompagnato la lunga stagione dei gilet gialli. Augurandoci che l’incendio resti circoscritto.
UNSIC – Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori
