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Europa sempre più debole

Mario Draghi, ad un anno dalla presentazione del suo Rapporto, che resta un punto di riferimento per il dibattito attuale sul nostro futuro, dà una nuova forte scossa all’Europa. Lo ha fatto durante una conferenza a Bruxelles a proposito del suo Rapporto sulla competitività comunitaria.

L’ex premier ed ex presidente della Banca centrale europea evidenzia le difficoltà in essere, che in un anno non si sono certo attenuate, anzi spiega come “le vulnerabilità stiano aumentando” e “il nostro modello di crescita stia svanendo”.

In fondo Draghi conferma quanto anche buona parte della politica nazionale dice da tempo. L’Unione europea resta un organismo poco coeso e soprattutto troppo burocratico e ciò determina principalmente lentezza nelle decisioni. Quindi tante occasioni perse che minacciano, come evidenzia lo stesso economista, persino la nostra sovranità.

Non possiamo che concordare con Draghi, come abbiamo già avuto modo di scrivere, in particolare sulla necessità di colmare il divario di innovazione nelle tecnologie avanzate. Emblematico il fatto che sul fronte dell’intelligenza artificiale, lo scorso anno gli Stati Uniti abbiano prodotto 40 grandi modelli di base, la Cina quindici e l’Unione europea soltanto tre.

Proprio su questo terreno s’allarga la forbice non soltanto con gli Stati Uniti, ma soprattutto con l’Asia. Il rischio reale è di restare indietro. E non saranno certo gli investimenti in armi, acquistate per lo più dagli Stati Uniti per attenuare i dazi, a garantire quella svolta auspicata.

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