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I “bonus”, paradigma del pressapochismo

Non ci entusiasmano le analisi di coloro che, con molto ottimismo, ritengono che la “lezione” del Covid serva a trasformare profondamente la nostra quotidianità. Di certo rischia di cambiarla in negativo con i drammatici strascichi economici, a cui si vorrebbe far fronte unicamente con nuovo ed ennesimo debito (more solito). Malgrado ciò, qualche analista fiducioso spera soprattutto in abitudini più virtuose da parte degli italiani, frutto di nuova presa di coscienza sulla gerarchia dei valori di ogni giorno: meno frivolezze, superficialità, spacconerie, cialtronerie e, viceversa, maggiore concentrazione su coscienziosità e tematiche di alto livello, “serie”.

Tra queste ultime, certamente, c’è la necessità di rimodulare il nostro rapporto con l’ambiente. Tema globale, complesso, che quindi non può essere delegato solo alle esternazioni di Greta Thunberg. Il nodo è la sua scarsa presenza nelle agende e nelle iniziative che contano.

L’affermazione dell’economia di mercato a ritmi sempre più sostenuti, con il parallelo incremento dei consumi, ha indubbiamente apportato un diffuso benessere, specie rispetto alle condizioni medie delle famiglie soltanto di qualche decennio fa. Più elettrodomestici e meno calli sulle mani, insomma.

Tuttavia, a fronte di un modello universale in sofferenza per disparità e ingiustizie e, per qualcuno, persino sulla strada dell’esautorazione, è soprattutto il bilancio in termini di prezzo pagato all’ambiente che preoccupa. E su questa strada, nonostante siano stati individuati persino collegamenti tra inquinamento e Covid, anche in questa fase di drammatica emergenza l’impegno è quanto mai blando.

In Italia, l’attuale esecutivo Conte2 ha messo qualcosa nel piatto. Poca cosa rispetto agli ingenti investimenti dei Paesi del Nord Europa. Su queste pagine, però, abbiamo espresso apprezzamento, soprattutto sul piano concettuale, per quei provvedimenti del nostro governo finalizzati proprio al cambio di paradigma verso una piena sostenibilità. Il mercato va difeso, ma il capitalismo non può sottrarsi all’etica. Ecco, allora, la necessità di coniugare, ad esempio, edilizia e ambiente.

Tuttavia, anziché intervenire con provvedimenti strutturati, l’esecutivo Conte2 continua a prolungare sul fronte ecologico la stagione dei tanti bonus, dalle bici all’edilizia. Bonus che hanno caratterizzato anche altri provvedimenti delle ultime stagioni, ad esempio per gli studenti diciottenni, le baby-sitter (nonni compresi), le badanti e le vacanze, tanto per allargare la platea. Stagione inaugurata, per quanto riguarda gli ultimi anni, dagli 80 euro di Renzi, che dovevano essere temporanei e sono diventati (quasi) strutturali. Di certo hanno consentito all’allora premier di trionfare alle europee del 2014 mentre il conto per il bilancio pubblico è di circa 50 miliardi di euro.

Dunque, va nella giusta direzione il bonus edilizio “del 110%”, che include l’efficientamento energetico: meno cemento fresco e più manutenzione e riqualificazione. Analogamente il meritorio bonus bici, che ben s’inserisce in un periodo con il diktat del distanziamento fisico, risponde appieno all’esigenza della cosiddetta “mobilità dolce”: cioè largo ai mezzi di trasporto non (o meno) inquinanti.

Ma al là della logica estemporanea del bonus, che sa tanto di “pezza” sulla toppa, di temporaneità e di caccia al consenso. con aiuti a pioggia che mancano di un progetto unitario (più rendita elettorale che ripresa economica, come giustamente scrive Massimo Giannini, direttore della Stampa), il problema, per tutti questi provvedimenti animati di buone intenzioni, è nella loro applicazione, alle prese con l’antico male della burocrazia.

Sul bonus edilizio, pressati dai tanti proprietari di abitazioni, molti amministratori di condominio esprimono sconforto in quanto le norme sono ancora parziali e confuse. Compreso il nodo della cessione del credito per lavori di riqualificazione.

Analogamente per puntare al bonus bici, con norme non ancora definitive, di certo c’è soltanto che bisognerà affrontare un percorso tortuoso fatto di pastoie digitali, tra applicazioni da scaricare, firme digitali, Spid e Pec. I più sono “in attesa di chiarimenti”, mentre i prezzi delle biciclette sono schizzati alle stelle.

Il bonus bici, inserito in questa inflazione di bonus che ricordano tanto i vecchi punti delle figurine Mira Lanza, rappresenta appieno l’allegoria di un Paese che non riesce in primo luogo a modernizzare – che poi equivale a semplificare – le sue strutture, dalla pubblica amministrazione al fisco, dalla giustizia al lavoro. A quando il prossimo bonus?

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