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Il “nuovo inizio” di Giuseppe Conte

L’ennesima conferenza stampa del premier Conte, al di là dei contenuti incentrati sul “nuovo inizio” e sul “piano di rinascita”, sembra voler soprattutto rafforzare quel filo diretto tra il governo e i cittadini che, stando ai sondaggi, è oggi particolarmente solido. Un rapporto che va oltre i semplici numeri delle rilevazioni di gradimento del premier (ai massimi livelli), costituendo invece “l’ossatura” di una imperturbabilità sociale necessaria per il prossimo futuro. Che Conte intenderà gestire con quei “toni bassi” e quella moderazione che sembrano particolarmente gradite a buona parte degli italiani, dopo le stagioni caratterizzate da slogan e “grida”.

Bene ha fatto il presidente della Repubblica a richiamare i valori della coesione, in particolare in una giornata altamente simbolica come quella del 2 giugno.

Altrettanto condivisibile, proprio in una logica di armonia e di compartecipazione, la scelta di attivare un tavolo di confronto con tutte le parti sociali e con le opposizioni per poter “fare sistema” nel migliore dei modi.

Un Paese spaccato può soltanto inficiare gli sforzi per rimetterci in carreggiata. E non va dimenticato l’occhio dell’Europa, che diventerà sempre più attento in occasione del “recovery fund” e delle altre forme di finanziamento e di supporto.

Pur tra inevitabili errori, ad esempio su una comunicazione frutto di complesse mediazioni, tra palesi ritardi negli aiuti economici, conseguenti ad un apparato burocratico che in Italia nessuno è mai riuscito a snellire, e frizioni interne, all’esecutivo va dato atto di aver gestito con equilibrio, buon senso e senza gravi svarioni – come nel caso di altri Paesi, dagli Usa al Brasile, dal Regno Unito alla Svezia – l’emergenza Covid-19.

Ora che la fase più acuta dell’emergenza sanitaria appartiene al recente passato, concentrata in particolar modo in Lombardia (16mila morti sui 33mila totali), il governo deve applicarsi sulla crisi economica, che i dati Istat hanno già ampiamente certificato. Prevenendo possibili tensioni sociali che rischiano di esplodere in autunno.

Il premier ha fatto bene a rendere manifesta la consapevolezza delle urgenze. Occorrerà davvero adottare il modello del “ponte di Genova”: fare e subito, superando i lacci e lacciuoli della zavorra burocratica.

Molti dei punti ricordati nel corso della conferenza stampa sono ovviamente condivisibili. Occorre superare i problemi strutturali, dalla mobilità (estensione dell’alta velocità, persino la riesumazione del Ponte sullo Stretto) all’innovazione (industria 4.0), dalle tasse meno soffocanti alla burocrazia più snella. Importante aver posto l’accento anche sulla “questione meridionale”, anticipando l’idea di un vantaggio fiscale per il Sud.

La base di lavoro da svolgere sarà il rapporto della task force di Vittorio Colao, un testo che sarà consegnato a giorni.

Siamo consapevoli che non sarà facile realizzare in tempi brevi quanto auspicato. Nessuno è riuscito a sconfiggere una burocrazia che soffoca il nostro Paese da oltre 150 anni, cioè dalla sua nascita. Ma la riapertura totale alla circolazione tra le regioni è una sfida che ci dovrà rendere responsabili: non certo attuando iniziative senza la necessaria prudenza, ma dandoci da fare attivamente tutti, ognuno per la sua parte, per contribuire al rilancio del nostro Paese.

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