venerdì , Dicembre 5 2025
Home / Comunicazione / Il Presidente / Il puntellamento del ceto medio

Il puntellamento del ceto medio

Parlando con alcuni amministratori di condominio emerge che molti proprietari morosi, cioè coloro che sono indietro con il pagamento delle bollette, appartengono al ceto medio o addirittura a quello alto e non, come verrebbe da pensare, agli abitanti delle zone meno benestanti delle nostre realtà urbane.

La spiegazione è semplice: molti figli e nipoti che ereditano appartamenti signorili non sono in grado di mantenerli economicamente a causa delle spese condominiali e delle tasse. Rispetto ad avi professionisti, non sempre i figli li eguagliano: spesso, anzi, pur con la stessa laurea sono costretti a trovare lavoro all’estero (circa 150mila all’anno).

È la riprova di quanto profetizzò il Censis già una trentina di anni fa: il cosiddetto “ascensore sociale”, cioè il processo che agevola il cambiamento di status sociale, avvenuto soprattutto tra gli anni Cinquanta e Settanta quando genitori per lo più agricoltori e artigiani hanno promosso e sostenuto lo studio per i figli – con non pochi sacrifici fatti anche di emigrazione all’estero – avviandoli a carriere brillanti. Tanti medici, avvocati, professori, ingegneri, dirigenti, soprattutto meridionali, hanno questo onorevole retroterra.

Oggi il quadro è profondamente cambiato e le trasformazioni si accentueranno nei prossimi anni. Non abbiamo più una società in forte crescita, come quella degli anni Cinquanta e Sessanta. Il declino occidentale, in un contesto globale, è irreversibile. L’Italia è sempre più segnata dalla denatalità, per cui un numero sempre più esiguo di giovani eredita sostanziosi patrimoni, soprattutto immobiliari, difficili da gestire. È ciò che viene chiamato “imbuto sociale”. Se un tempo i pochi beni in successione venivano divisi tra tanti figli o da eserciti di nipoti, ci avviamo verso un periodo in cui avverrà esattamente il contrario.

Ciò alimenta principalmente due fenomeni.

Il primo è l’enorme mole di case vuote, per lo più vecchie, nei paesi d’origine. Lì da dove sono partiti ad ondate schiere di italiani verso le città italiane o l’estero. Con il passare delle generazioni e l’affievolirsi dei legami, quelle abitazioni costituiscono talvolta un peso per i più giovani, soprattutto economico. E liberarsene è sempre più difficile in un mercato dell’entroterra, principalmente montano, dove l’offerta sovrasta nettamente la domanda. Da qui anche il fenomeno delle case vendute ad un euro o addirittura donate. In ogni caso, svendute.

Il secondo processo è la messa a rendita delle abitazioni. Sempre più giovani hanno un reddito grazie alle abitazioni di famiglia trasformate in case vacanza. Un buon pezzo di ceto medio sta ora lì. E se il governo con la legge di Bilancio ha abbassato la tassazione per uno scaglione Irpef, procedendo verso la giusta direzione di ridurre le tasse, è invece discutibile l’accentuazione della tassazione per i proprietari di case vacanze. Perché se è vero che fanno concorrenza alla ricettività tradizionale degli hotel – in questo senso è giusto far rispettare le regole a tutti – è innegabile che scalfire queste preziose entrate che giungono principalmente da clientela estera costituisce un detrimento proprio al ceto medio.

Check Also

Accordo Ue-Mercosur tra luci e ombre

Il presidente brasiliano Lula da Silva ha annunciato nelle ultime ore che l’accordo di libero …