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Imprese e clima

L’Unsic si caratterizza da sempre per una grande attenzione all’etica d’impresa. Ritenendo centrale la libertà di iniziativa economica privata, motore di sviluppo, crediamo in quei limiti richiamati anche dall’articolo 41 della Costituzione. Cioè che la libertà d’impresa non può recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute e all’ambiente.

In particolare tra imprese e ambiente il rapporto non sempre è idilliaco. Le polemiche per norme europee sempre più ambientalmente restrittive per le aziende hanno generato cambi di marcia a livello comunitario, causa in particolare la crisi prodotta dalla transizione elettrica allo strategico settore dell’automotive, principalmente in Germania.

È altrettanto vero, però, che l’ambiente è la nostra principale risorsa planetaria e la sua salvaguardia è essenziale anche per la salute pubblica.

Sul tema costituisce una svolta una sentenza dei giorni scorsi delle Sezioni Unite della Cassazione, secondo cui anche in Italia è possibile ottenere giustizia climatica.

La vicenda che ha generato la sentenza di questi giorni prende le mosse nel maggio 2023, quando Greenpeace Italia, ReCommon e dodici cittadini italiani hanno presentato una causa civile nei confronti di Eni, Cassa Depositi e Prestiti e ministero dell’Economia – questi ultimi organismi in qualità di azionisti che esercitano un’influenza su Eni – per i danni subiti e futuri, in sede patrimoniale e non, derivanti dai cambiamenti climatici a cui il colosso italiano del gas e del petrolio avrebbe contribuito con la sua condotta.

Se Eni, Cdp e Mef avevano eccepito “il difetto assoluto di giurisdizione del giudice ordinario adito”, ritenendo che nel nostro Paese una causa climatica non fosse procedibile, le organizzazioni hanno fatto ricorso per regolamento di giurisdizione alla Suprema Corte, a cui hanno chiesto un pronunciamento in via definitiva. Il verdetto delle Sezioni Unite della Cassazione ha dato ragione ai cittadini e alle organizzazioni.

La sentenza, in sostanza, dice che anche in Italia si può avere giustizia climatica.

Al di là del caso specifico, su cui deciderà il Tribunale di Roma, è importante ribadire la centralità del rapporto tra fare impresa e salvaguardia ambientale. Il caso Taranto ci dovrebbe insegnare parecchie cose.

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