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La luce in fondo al tunnel

“Adda passà ‘a nuttata” diceva Eduardo De Filippo in “Napoli milionaria”. E’ ormai una speranza globalizzata quella di vedere una luce in fondo al tunnel. Gli indicatori più affidabili verranno dai numeri. Ma attenzione: ai primi segnali positivi, evitiamo di lasciarci prendere dall’entusiasmo. Ce lo stanno dicendo tutti gli scienziati: bisogna essere ottimisti, ma la battaglia sarà lunga. Guai a cedere al primo dato positivo.

Scrive bene Marco Cattaneo, direttore de “Le Scienze” e National Geographic Italia, in un post: “Non c’è da scaraventarsi fuori di casa gridando ‘Campioni del mondooo! Poropoporopoporo!’ e abbracciando sconosciuti sudati in canottiera. Se non mi credete, andate a vedere i criteri con cui l’Organizzazione mondiale della Sanità dichiara conclusa un’emergenza epidemica. Vediamo quella di Ebola, per esempio. L’emergenza finisce dopo due periodi di incubazione completi in cui non si registrano nuovi contagi. Sono 42 giorni per Ebola. Potrebbero essere 30 per SARS-CoV-2. Dopo di che, è richiesto a ogni paese di mantenere un’elevata sorveglianza per 90 giorni”. Insomma, come scrive giustamente Cattaneo, “quando vedremo la luce in fondo al tunnel mancheranno ancora diversi chilometri per essere fuori”, invitando a “rimanere a casa il più possibile anche dopo”. Finché davvero gli epidemiologi non ci diranno che possiamo tornare alla normalità.

In alcuni Stati africani si festeggiò per la fine di Ebola, che poi purtroppo tornò a più riprese. Ovviamente lontani dal pessimismo, ma lontani soprattutto dall’incoscienza. Cantare vittoria anzitempo potrebbe procurare solo problemi. E’ quello che stanno dicendo diversi scienziati. E noi siamo d’accordo con loro. La normalità va riconquistata appieno. Passate parola.

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