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Una difesa legittima

Ha suscitato un mare di polemiche la pesante condanna a 17 anni di carcere che i giudici della Corte d’assise di Asti hanno inflitto a Mario Roggero, il 68enne che nel 2021 ha ucciso due dei rapinatori che avevano fatto irruzione nella sua gioielleria di Grinzane Cavour, di cui è titolare da oltre quarant’anni, ferendone un terzo.

Roggero dovrà anche risarcire le famiglie delle vittime con centinaia di migliaia di euro.

Secondo il procuratore, quella di Roggero non fu legittima difesa, in quanto “la parola difesa stona con un video in cui abbiamo visto un’esecuzione”.

Il gioielliere, in effetti, ha ucciso i due rapinatori fuori dal proprio negozio, inseguendoli subito dopo il reato. Tuttavia ci si domanda se la vittima involontaria di una rapina del genere, che ha gravemente coinvolto anche i familiari (moglie e figlia), possa pagare un conto salatissimo per una reazione – per quanto sconsiderata – ad un atto (la rapina) che non ha certo provocato lui.

Nel caso specifico, qualche errore è stato probabilmente compiuto dalla difesa del gioielliere: alcune sue dichiarazioni sono state smentite dai filmati e non ha retto la giustificazione di Roggero che avrebbe sparato perché convinto che i banditi fossero saliti in macchina, trascinando sua moglie con loro. Illogico, come ha ribattuto il procuratore: “Chi sparerebbe dove pensava che si trovasse l’ostaggio?”.

Ad esprimere vicinanza al gioielliere e alla sua famiglia è stata la Lega. “Inconcepibile la sentenza che condanna questo onesto lavoratore a 17 anni di carcere per avere difeso sé stesso e la moglie da alcuni rapinatori entrati nel suo negozio armati – ha scritto il senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio. “Noi della Lega – ha aggiunto l’esponente del Carroccio – non abbiamo dubbi: stiamo e staremo sempre con chi lavora onestamente e ci impegniamo affinché in galera ci vadano i delinquenti, non chi viene aggredito da malintenzionati nel proprio domicilio. La riforma della legittima difesa, voluta da Matteo Salvini, va proprio in questa direzione perché lo Stato deve tutelare le vittime e non i criminali”.

Al di là del caso specifico, che ha riacceso il dibattito sul tema, la legittima difesa è sempre argomento divisivo, in quanto i limiti della reazione sono estremamente labili. E’ chiaro che uccidere una persona in quelle condizioni è un atto estremo e gravissimo e legittimarlo equivarrebbe ad imporre un regime da far west. Tuttavia non si può nemmeno trasformare una vittima di ripetute rapine subite nel proprio negozio in carnefice, non considerando l’esasperazione di un momento drammatico, non certo causato dal rapinato ma dai rapinatori.

C’è poi da considerare il lungo elenco di commercianti uccisi nel corso di rapine, le cui famiglie – immerse in un dolore perpetuo – hanno talvolta subito anche l’onta di risarcimenti ridicoli dallo Stato.

Negli Stati Uniti, dove la proprietà privata è sacra, la reazione ad ogni abuso è legittimata. Tuttavia, va detto, negli Usa c’è una diffusione enorme di armi, che alimentano gli alti tassi di violenza.

La sicurezza, anche in Italia, è un’esigenza sempre più avvertita dai cittadini, come attestano diverse ricerche. E non dovrebbe costituire un tema divisivo a livello politico, subordinato a posizioni ideologiche spesso lontane dalla realtà quotidiana, in quanto investe proprio tutti.

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