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La spada di Damocle dell’Iva

Domenico MamoneReddito di cittadinanza, flax tax, abolizione della legge Fornero e pensioni minime a mille euro, sgravi familiari con detrazione unica di 240 euro a figlio e bonus natalità, abolizione del canone Rai, delle tasse di successione, del bollo per la prima auto, delle tasse universitarie e dell’Irap. In campagna elettorale le promesse “ad effetto” si sono succedute a ritmi forsennati. A fronte di suggestive proposte che difficilmente vedremo attuate, c’è invece una realtà decisamente amara: l’adeguamento dell’Iva che, se non interverrà una manovra correttiva, potrebbe concretizzarsi dal primo gennaio 2019. Insomma, la ricreazione è finita ed è tempo di responsabilità.

L’aumento dell’Iva è collegato alle cosiddette “clausole di salvaguardia” richieste da Bruxelles e introdotte in Italia dal governo Berlusconi nell’estate del 2011: nel momento in cui il governo non riesce, anno dopo anno, a ridurre le spese e a far quadrare i conti in base ai dettami comunitari, le imposte indirette salgono. Per il 2019 è previsto un aumento dall’attuale 22 al 24,2 per cento per l’Iva ordinaria, mentre per quella intermedia dal 10 all’11,5 per cento. Entro il 2021 le aliquote potrebbero arrivare al 25 e al 13 per cento. Insomma, un quarto del costo di qualsiasi prodotto finirebbe in tasse.

Tra l’altro, in caso di aumento dell’Iva non sono da escludere speculazioni, un po’ come avvenuto con il passaggio dalla lira all’euro.

Gli ultimi governi sono riusciti a disinnescare questa eventualità operando nelle pieghe dei conti pubblici: il solo governo Letta ha portato l’Iva dal 21 al 22 per cento. Ma ora, con questi “quarti d’ora” post elettorali non proprio esaltanti, il rischio di un ulteriore salasso per le tasche degli italiani diventa concreto.

La questione non è di poco conto. Perché a fronte di progetti mirabolanti per ridurre tasse, assicurare pensioni o garantire redditi a tutti, ci sono da trovare circa venti miliardi di euro entro fine anno per scongiurare l’aumento dell’Iva, una spada di Damocle che pende sulle nostre teste e chiama i neoeletti a precise responsabilità contabili accompagnate da decisioni concrete.

(Domenico Mamone)

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