Pieve Torina si trova al confine tra Marche e Umbria, dove le caratteristiche umbro-marchigiane si fondono e si completano, terra dove l’arte la storia sono di casa in ogni frazione del Comune, terra di nomadi che per secoli è stata attraversata da popolazioni protoitaliche dirette dalle valli umbre alle pianure adriatiche, da pastori e greggi transumanti tra gli Appennini e la Maremma, terra in cui gli usi, i costumi, l’economia e la cultura si sono rimescolati al succedersi di nuove genti.
A Pieve Torina è da anni ormai una realtà il Museo della Nostra Terra, fondato nel 1976, il Museo è ubicato al piano terra dell’ex convento di Sant’Agostino (1400), dove sono state raccolte (circa 8.000 oggetti) le ultime testimonianze della vita pastorale delle genti che vivevano in queste valli tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento.
Purtroppo, il paese ha subito enormi danni in seguito al terremoto del 24 agosto 2016 e ai seguiti che hanno colpito duramente il Centro Italia. Gran parte delle strutture danneggiate sono gravemente danneggiate, questo non vuol dire che il paese non voglia rialzarsi e quello che prima c’era, sarà ricostruito. A noi, come UNSIC, sembrava doveroso fare lo stesso un tributo a questo paesino di 1500 anime. Per questo motivo, e come augurio, vi presenteremo le strutture del paese come se il sisma non ci fosse stato ed il paese fosse ancora in piedi.
Sede distaccata del Museo della Nostra Terra è il mulino ad acqua situato nella frazione di Fiume a circa 4 km dal capoluogo. Il mulino conserva le strutture originarie.
L’agglomerato urbano di Pieve Torina si distende lungo il fondovalle. L’abitato sembra non aver mai assunto la fisionomia di nucleo fortificato, ad eccezione per una piccola parte denominata la Rocca.
(P.zza Santa Maria Assunta)
Di particolare importanza risultano essere l’Eremo dei Santi (del 1148) e la Chiesa della Madonna di Carpineto. Il primo è situato sulla strada provinciale che collega Pieve Torina a Colfiorito. Il corpo della chiesa sembra addossato alla parete rocciosa, mentre la restante parte si sviluppa all’interno di una caverna. Entrando nella chiesa si nota subito il contrasto fra la prima parte (cristiana e la restante situata dietro l’altare (paleocristiana). L’altare è costituito da una lastra di travertino poggiato sopra un antico sarcofago, la presenza di un foro e di un taglio sul bordo superiore, ci dicono che fu utilizzato dai pastori come vasca di raccolta dell’acqua per far bere gli animali. Di fianco alla chiesa è situato il convento dei benedettini.
EREMO DEI SANTI
La seconda è situata sul dorso del Monte omonimo soprastante Roti. Il santuario è costituito dalla chiesa principale e da un oratorio sulla sinistra, a fianco della porta di comunicazione alla chiesa, con in mezzo un’immagine che racconta il miracolo di Carpineto. Ci sono numerosi affreschi sulle pareti della chiesa risalenti al XV secolo. Il santuario è documentabile dal trecento.
IMMAGINE MIRACOLO CARPINETO
Nel 1970, all’interno del territorio comunale è stata fondata la Riserva Naturale di Torricchio, grazie alla donazione del Marchese Mario Incisa della Rocchetta (allora Presidente del W.W.F), della Montagna di Torricchio all’Università di Camerino. Ideatore e animatore della riserva è stato il Professor Franco Pedrotti.
BORGHI DEL COMUNE
APPENNINO
CASTELLO DI APPENNINO
Era il castello di maggiore importanza nello spartiacque tra i due versanti appenninici. Colle e castello sono fusi in una realtà plurisecolare, le mura di cinta e le abitazioni interne son costruite con la pietra del colle stesso o dei vicini campi. L’antica porta del castello, a metà costa, profonda quanto la torre è arcuata a tutto sesto, resta l’ingresso principale della frazione.
Le mura di cinta intorno sono state restaurate; intatta si presenta dentro la forma a gironi concentrici costituita da case sempre più basse, da vie sempre più strette e in salita a secondo del cono che si stringe e sale verso la cima.
TORRICCHIO
A differenza egli altri castelli nella zona, Torricchio appartenne sempre al comune di Camerino e non fu mai smantellato o degradato a villa. Il castello era uno dei punti saldi di difesa dello stato camerte a sud-ovest. Già nel 1240 apparteneva al distretto di Camerino. Il castello presenta forma rettangolare con tre torri. I portali sono bellissimi, il basamento, gli stipiti, l’arco, tutto incorniciato da pietre squadrate in maniera uguale fino alla chiave. Saliti al vertice del colle la chiesa di S. Caterina potrebbe essere tratta da un ambiente dell’antica rocca di avvistamento.
A cura di Christian Battistoni