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Intesa Sanpaolo, Imprese vincenti: dieci eccellenze aziendali premiate

imprese

Sono dieci le aziende selezionate, tra le 4mila candidature pervenute, protagoniste del programma “Imprese vincenti”, di Intesa Sanpaolo, il primo gruppo bancario italiano dedicato alla valorizzazione delle piccole e medie imprese che rappresentano un esempio di eccellenza imprenditoriale e del made in Italy.

È stata Napoli la sede dell’undicesimo incontro dei quindici previsti nella nuova edizione di “Imprese vincenti” tour, realizzato in collaborazione con VISA.

Le 150 Imprese Vincenti dell’edizione 2024 sono state selezionate per aver attivato progetti o raggiunto risultati significativi in valore economico e impatto sociale, innovazione e ricerca, transizione digitale ed ecologica, export e internazionalizzazione, passaggio generazionale e consolidamento dimensionale, formazione e welfare.

Più in generale, sono l’adozione di criteri Esg, i progetti di crescita, l’impatto sulle comunità e sui territori in cui operano contribuendo a creare valore per l’economia del territorio, occupazione e benessere delle persone le direttrici da cui emergono le Imprese vincenti di Intesa Sanpaolo. A tali Pmi la banca fornirà insieme ai partner del progetto gli strumenti per crescere, anche all’estero, in sostenibilità, innovazione, transizione digitale e finanza straordinaria.

Dall’inizio del programma si sono autocandidate in cinque edizioni circa 14mila imprese, di cui 4mila solo per la quinta edizione. Imprese che complessivamente contano 150mila dipendenti e registrano circa 35 miliardi di fatturato.

Tra i parametri di selezione delle 150 imprese che saranno rivelate vincenti durante i 15 appuntamenti in tutta Italia, Intesa Sanpaolo pone al centro, nell’edizione 2024, le azioni indirizzate verso i filoni progettuali del Pnrr e di Transizione 5.0. Delle quindici tappe una sarà dedicata all’agribusiness, una alle imprese sociali e terzo settore, una alle imprese estere che operano nelle geografie della Divisione International Subsidiary Banks di Intesa Sanpaolo. Un evento conclusivo riunirà le 150 Imprese Vincenti in un momento di confronto sui fattori di successo dell’imprenditoria italiana.

Le dieci eccellenze imprenditoriali premiate a Napoli presso la Città della scienza sono: Luca e Paolo Barra (Salerno) per il settore della moda e abbigliamento, Cicli Lombardo (Buseto Palizzolo, Tp) per il settore dell’automotive, La Fabbrica della pasta di Gragnano (Gragnano, Na) e Ifis (Frattamaggiore, Na) per il settore agroalimentare, Arpaia (Lamezia Terme, Cz) per il settore del commercio, Erbagil (Telese Terme, Bn) per il sistema salute, Sophia High Tech (Poggiomarino, Na) per l’aerospazio, Megatron Sensors (Caivano, Na) per l’elettromeccanica, Getra (Napoli) e Power Project Consulting (Melilli, Sr) per il settore dei servizi energetici.

“Le dieci aziende che premiamo oggi sono esempi virtuosi per il sistema produttivo perché testimoniano storie di eccellenza dell’imprenditoria campana, calabrese e siciliana – ha spiegato Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo. “Hanno saputo cogliere nuovi stimoli e avviato percorsi in logica Esg, generando impatto positivo sul territorio e sviluppo economico e sociale, fondamentali per crescere in competitività. Una crescita questa accompagnata dalla banca, che nel primo semestre 2024 ha erogato alle imprese e alle famiglie di questi territori oltre 1,5 miliardi di euro, supportando investimenti sostenibili, circular economy e mutui green, a conferma del nostro impegno nell’aiutare a cogliere tali opportunità in un’ottica di crescita stabile e inclusiva”.

Il Research Department Intesa Sanpaolo ha curato un’analisi del contesto economico Campania, Calabria e Sicilia che ha rilevato come negli ultimi anni l’economia italiana ha mostrato un’evoluzione migliore rispetto alla crescita media dell’area dell’euro. Una spinta importante è venuta dagli ottimi risultati ottenuti sui mercati internazionali, dove si sono distinte le Pmi italiane che realizzano più della metà del nostro export.

Nel 2023 i valori esportati dai territori della Direzione regionale Campania, Calabria e Sicilia si sono assestati a quota 37,1 miliardi di euro, il 111% in più rispetto al 2016 (+120,3% la Campania, +97,5% la Sicilia e +112% la Calabria). Un elevato contributo viene dalla Campania (22,2 miliardi di euro di export nel 2023) dove il primo settore per vendite all’estero è la farmaceutica, seguito da agro-alimentare, automotive e sistema moda. Nel 2023 le esportazioni della Sicilia hanno superato i 14 miliardi di euro, con un peso importante del settore petrolifero, seguito da agro-alimentare, chimica, elettrotecnica ed elettronica. Più contenuti i valori esportati per la Calabria (879 milioni di euro) rappresentati soprattutto da agro-alimentare, chimica e sistema moda.

Nel primo semestre del 2024 le esportazioni delle tre regioni hanno mostrato un buon tasso di crescita rispetto allo stesso periodo del 2023, +6,4% (+8,8% la Campania, +1,8% la Sicilia e +18% la Calabria) in controtendenza rispetto alla media italiana (-1,1% tendenziale); in particolare, per la Campania il maggior contributo è venuto dal settore farmaceutico (+54,6% rispetto ai primi sei mesi del 2023), seguito da agro-alimentare (+3,5%) e aerospazio (+2,4%) che compensano i cali di automotive (-6,2%) e sistema moda. In lieve incremento i flussi della Sicilia nel primo semestre del 2024 (+1,8% tendenziale): i prodotti petroliferi raffinati, che totalizzano più del 60% del totale export regionale, crescono del 3%; andamenti positivi si registrano anche per agro-alimentare (+4,6%), chimica (+14,9%) ed elettrotecnica (+57,8%); in calo l’elettronica (-49,5%). In crescita anche i flussi della Calabria (+18% tendenziale) determinato dagli incrementi di agro-alimentare (+26,8%), chimica (+18,7%), sistema moda (+4,4%) e meccanica (+2,5%); in contrazione navi e imbarcazioni (-5,2%). Alla buona dinamica dell’economia italiana ha contribuito anche la forte ripresa degli investimenti che tra il 2016 e il 2023 hanno registrato un aumento pari al 35,7% a prezzi costanti in Italia (+35,3% per la Campania, +38,3% per la Sicilia, +14,7% per la Calabria).

Rispetto ai principali competitor il Belpaese ha raggiunto risultati migliori: la Francia ha messo a segno un progresso del 19,2%, la Spagna ha mostrato una crescita del 14,3%, mentre la Germania si è fermata al +4,5%. Si tratta di un cambio di passo significativo rispetto al recente passato: basti pensare che tra il 2008 e il 2016 i nostri investimenti si erano ridotti del 22,4% (-28% per la Campania, -40,9% per la Calabria, -33,8 per la Sicilia), mentre quelli tedeschi erano saliti del 9,9%. Industria 4.0 (dal 2017) e Superbonus (dal 2021) spiegano questa performance, sintesi del balzo delle costruzioni (+47,1% nel periodo 2016-2023), ma anche della dinamica degli investimenti italiani in macchinari, mezzi di trasporto e ICT (+29,3%) e in beni immateriali (R&S e software; +20,2%).

Dopo il rallentamento osservato tra il 2023 e il 2024, il prossimo anno si prospetta una ripresa dell’economia italiana che potrà contare sul contributo dei consumi e degli investimenti. In questa direzione spingono il rientro dell’inflazione, la riduzione dei tassi di interesse e la realizzazione degli investimenti del Pnrr. L’80% della spesa effettiva del Piano di ripresa e resilienza si concentrerà nel triennio 2024-2026, con potenziali ricadute molto positive sul rilancio delle infrastrutture e sulle transizioni digitale e green e, in ultima analisi, sull’aumento del tasso di crescita potenziale del Pil. Dal canto loro, le imprese manifatturiere hanno le risorse per continuare a investire in tecnologia e in transizione green. Negli ultimi anni si è rafforzata la struttura patrimoniale: tra le imprese manifatturiere dei territori della Direzione Regionale il patrimonio netto in percentuale del passivo si colloca al 28% in Campania e al 26% circa in Sicilia e Calabria, valori più elevati rispetto a quelli osservati a inizio anni Duemila, anche se inferiori alla media italiana. Inoltre, nel post-pandemia le disponibilità liquide in percentuale dell’attivo, cuscinetto contro i rischi e risorse per investire, sono aumentate notevolmente: in Campania si attestano all’8,4%, in Calabria e in Sicilia al 7% circa.

In un contesto complesso come quello attuale, caratterizzato da elevate pressioni competitive le sfide da vincere sono molteplici e riguardano l’innovazione e la tecnologia così come la sostenibilità ambientale e quella sociale. Secondo i dati dell’ultimo censimento permanente Istat, in Italia le imprese con almeno 3 addetti con attività di innovazione, e che hanno utilizzato software specifici nel biennio 2021-2022 sono poco più di un terzo, rispettivamente 37,6% e 34,1% (con percentuali inferiori alla media italiana per le regioni del Mezzogiorno: 34,8% e 29,6%), segnalando come il tessuto produttivo abbia ancora opportunità da cogliere sul fronte tecnologico. Sono ampi i margini di miglioramento anche per quanto riguarda la tematica ambientale: basti pensare che nel biennio 2021-2022 solo il 5,7% delle imprese italiane con almeno 3 addetti ha utilizzato fonti energetiche rinnovabili (Fer; questa percentuale è pari al 6,1% nel Mezzogiorno). 

Le sfide tecnologica e green che le imprese hanno di fronte possono essere affrontate solo con capitale umano qualificato: va pertanto risolto il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Ad agosto la quota di posizioni ricercate di difficile reperimento era superiore al 40% nelle tre regioni; al contempo, ancora molti giovani conoscono poco le opportunità lavorative offerte dalle eccellenze imprenditoriali del territorio ed emigrano all’estero o in altri territori in cerca di lavori remunerativi e carriera. Secondo i dati del Consorzio Almalaurea, a 5 anni dal conseguimento del titolo, il 36,6%. dei laureati in Campania lavora all’estero o al Centro-Nord, in Sicilia sono il 37,9% e in Calabria il 45,8%.

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