mercoledì , Settembre 18 2024
Home / Comunicazione / Primo piano / Lavoro, Inail: meno infortuni durante il turno di notte

Lavoro, Inail: meno infortuni durante il turno di notte

Chi lavora di notte ha meno probabilità di incorrere in un infortunio rispetto a chi svolge la propria mansione lavorativa durante le ore diurne. A dirlo è uno studio svolto dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail che esamina le denunce (compresi gli eventi mortali) e i casi definiti positivamente del quinquennio 2018-2022, con aggiornamento al 31 ottobre 2023. Il testo recentemente pubblicato attualizza e approfondisce a distanza di anni una precedente pubblicazione del 2011, che rappresentava il primo studio sul fenomeno infortunistico dei lavoratori in orario notturno, e procede a un riesame della tematica con il dovuto aggiornamento delle statistiche e l’analisi di ulteriori variabili, al fine di cogliere e rilevare gli aspetti nuovi della questione.

Quest’ultima edizione, attraverso la descrizione di molte variabili, presenta un quadro esauriente del fenomeno infortunistico riferito al lavoro notturno, ancora poco analizzato. A corollario, sono presenti considerazioni sulle differenze rispetto agli infortuni in generale e sulle specificità di rischio delle occupazioni notturne.

Sono inquadrati come lavoratori notturni coloro che svolgono nel periodo notturno almeno tre ore del tempo di impiego (intervallo di tempo di almeno sette ore che comprende la fascia che va dalla mezzanotte alle 5 del mattino) per un minimo di 80 giorni l’anno. L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sottolinea l’importanza di questa tipologia di attività, in quanto riveste una specifica funzione sociale poiché garantisce servizi primari come quelli attinenti alla sanità e ai servizi assistenziali, alla sicurezza tramite le forze dell’ordine e la vigilanza, al trasporto di beni di base, ai processi industriali a ciclo continuo.

Nel 2022 sono 2,5 milioni di lavoratori con turno notturno; in pratica l’11,1% degli intervistati (il 12,1% nel caso dei soli lavoratori dipendenti), in aumento rispetto alla precedente pubblicazione che riportava l’8,5%. La maggioranza dei lavoratori notturni è dipendente (85,6%, contro il 78,5% degli occupati totali); oltre otto su dieci con contratto a tempo indeterminato e solo il 17% ha un contratto a termine. Il 14,4% è un autonomo (è il 22,4% per il complesso degli occupati). Inoltre, sono prevalentemente di sesso maschile, poco meno del 70% del totale.

Per età si evidenzia che il 39,4% ha tra i 35 e i 49 anni, il 33,6% dai 50 anni in su (in generale la fascia di età a maggior occupazione); i giovani sono il 27% (contro il 22,1% di chi fa lavoro diurno); probabilmente la diversa composizione per età fa pensare che con l’avanzare dell’età si sia meno disposti a svolgere turni notturni o nella ricerca di professioni si prediligano attività in orario diurno.

I lavoratori stranieri rappresentano il 12,4%, oltre due punti in più rispetto a chi non fa il turno notturno. Poco meno della metà dei lavoratori è in possesso di diploma, il 30% ha la licenza media, mentre i laureati, anche in possesso di altro titolo superiore, rappresentano il 21,3%; in generale, nel confronto con i lavoratori diurni è più bassa l’incidenza del livello formativo più qualificante (24,7%).

A livello territoriale si rileva che il 48,3% dei lavoratori notturni è collocato nel Nord, il 30,2% nel Mezzogiorno e il resto al Centro. Facendo un confronto col complesso degli occupati, si evidenzia una maggior diffusione del lavoro notturno nel Sud e Isole.

Entrando nel vivo della trattazione, si scopre che, nel 2022, gli infortuni in orario notturno rappresentano una quota molto contenuta, il 2,8%, quota che si è mantenuta abbastanza stabile nel quinquennio 2018-2022, a meno del calo osservato nell’anno della pandemia. Gli infortuni in orario notturno avvengono per oltre i tre quarti in occasione di lavoro (76,9%, media dei cinque anni), il resto in itinere (23,1%). Sono quattro i settori che da soli coprono ben il 75% degli infortuni complessivi avvenuti in orario notturno. Il manifatturiero, rappresenta il 27,4% dei casi, il trasporto e magazzinaggio il 18,5%, la sanità e assistenza sociale il 16,7% e il noleggio, agenzie di viaggi e supporto alle imprese il 12,5%.

L’analisi per provenienza geografica degli infortunati evidenzia che il 76,5% di essi è italiano, il 4,5% proviene da un paese dell’Ue, principalmente dalla Romania e il restante 19% da Paesi extra Ue.

Nelle conclusioni dello studio, l’Inail riconferma quanto già evidenziato nella pubblicazione del 2011, ossia un rischio più elevato per il complesso dei lavoratori rispetto ai soli notturni, mantenendo ancora valide ed attuali le motivazioni fornite allora. Molte lavorazioni ad alto rischio non concorrono, infatti, alla determinazione del rischio infortunistico notturno perché svolte quasi esclusivamente in orario diurno, come le costruzioni o alcuni comparti dell’industria manifatturiera. I lavori crepuscolari trovano invece maggiore spazio nelle attività del terziario, che sono generalmente caratterizzate da una rischiosità più bassa di quella delle attività a carattere industriale.

Check Also

Istat, crescono le esportazioni su base annua

A luglio 2024, l’export ha registrato un lieve calo su base mensile (-0,5%), con una …