Per l’occupazione femminile il 2024 non si apre con un bilancio positivo. Con una percentuale del 55 per cento, infatti, l’Italia è ultima nell’Unione europea. A rivelarlo è un dossier redatto dal Servizio studi della Camera che indaga la situazione occupazionale delle donne a livello nazionale e sovranazionale per favorire la parità di genere nel mondo del lavoro.
Il report ha evidenziato diversi punti critici, a partire dal tasso di occupazione femminile che, secondo i dati relativi al quarto trimestre 2022, in Italia “risulta essere quello più basso tra gli Stati dell’Ue, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media Ue: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato, infatti, pari al 55 per cento, mentre il tasso di occupazione medio Ue è stato pari al 69,3 per cento”, riporta l’Ansa.
A livello nazionale “si registra un divario anche nel rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile nel mondo del lavoro: le donne occupate, infatti, sono circa 9,5 milioni, laddove i maschi occupati sono circa 13 milioni”.
A questa situazione già critica, si aggiungono le disparità a livello retributivo. In base agli ultimi dati Eurostat, il gap retributivo medio, che considera la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne, si attesta su un valore di 5 punti percentuali, al di sotto della media europea, pari al 13 per cento. Tuttavia, se si considera il dato complessivo, ovvero la differenza tra salario annuale medio, il gap sale al 43 per cento, contro il 36,2 per cento della media europea.
La maggior parte dell’occupazione femminile, infatti, è precaria e concentrata in settori a scarsa remuneratività o poco strategici, e poco meno del 49 per cento dei contratti è part time (26,2 per cento nel caso degli uomini).
Un fattore determinante nell’occupazione femminile che influisce tanto sul tasso quanto sul gap retributivo è la famiglia. Una donna su cinque, infatti, esce dal mercato del lavoro dopo la maternità. Inoltre, la scelta di lasciare la propria occupazione, nel 52 per cento dei casi è dovuta alle difficoltà di conciliare esigenze di vita e attività lavorativa, mentre solo nel 19 per cento dei casi è legata a considerazioni economiche.