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Russell, oltre il liceo

Domenico MamonePremessa d’obbligo: non siamo moralisti. Siamo consapevoli che nelle scuole, da sempre, al rigore più o meno intransigente della didattica dei “prof” venga affiancato da parte degli studenti, anche per contrapposizione, un corollario di “distrazioni” sorrette da tassi di creatività (e di incoscienza) a volte sorprendenti. Fisiologico. Si va dal divertimento, sano e meno sano, dai diversivi (un tempo si sarebbe chiamata “goliardia”), dagli scherzi, dai comportamenti provocatori fino a veri e propri atti di teppismo “uccidi-noia”. O di bullismo. Ovviamente tra i gavettoni di fine anno scolastico o la burla della campanella fatta suonare prima e gli atti di prepotenza, di minaccia o di violenza che si ripetono con sempre maggiore frequenza nelle aule scolastiche c’è una bella differenza.

I cosiddetti “viaggi d’istruzione”, più brutalmente “gite organizzate” (oggi perfino settimane bianche), costituiscono da sempre l’esaltazione di questa inventiva extra (ed anti) curriculare, dove l’aspetto meno eclatante potrebbero essere gli alberghi trasformati in alcove. Le nuove tecnologie, con l’inflazione di filmati postati su Youtube, hanno contribuito ad amplificare i fenomeni. Per giunta molti psicologi ricordano che tanti dei protagonisti di queste “deviazioni” – termine attinto dal vocabolario del “guru” Vasco Rossi – saranno poi leader nella vita. Nella giungla, si sa, vince il più forte. Sarà sempre così?

Di certo il caso – certamente grave – della quindicenne finita in coma etilico nel liceo Russell di Roma durante la cosiddetta “didattica alternativa”, eufemismo ed eredità di “okkupazione” o del più morbido “autogestione” degli anni caldi in cui i licei erano pieni di eskimi, ha riacceso i riflettori sullo stato della nostra scuola. Episodio terribile, lo ribadiamo: un genitore che lascia la propria figlia minorenne alle “cure” di un’istituzione educativa e culturale all’inizio di via Tuscolana non se la può certo ritrovare in un reparto dell’ospedale San Giovanni. E, per giunta, sbattuta su tutti i giornali, dove il suo atto di “sballo” – più da piazza del sabato sera che da aula scolastica – è diventato anche ispiratore di dotte analisi sociologiche e di appassionati editoriali. Intramontabili in questi casi.

Non manca chi invoca la Procura per accertare eventuali negligenze da parte del personale scolastico, auspicando punizioni per chi aveva il dovere di svolgere i controlli e mantenere l’ordine nella scuola. Legittimissmo.

Tuttavia un singolo atto irresponsabile di una ragazza quindicenne e per giunta inesperta (altrimenti non sarebbe finita in coma etilico) – al di là di eventuali complicità o coercizioni – non può essere strumentalizzato per dare la croce addosso alla scuola, ai professori, al personale Ata e soprattutto a tutta una generazione, come stiamo leggendo in queste ore. Anche perché gli autori di molte analisi appartengono a quella generazione che ha concorso non poco ad abbattere una scuola certamente “antica” benché collaudata, basata certamente anche sul nozionismo ma soprattutto sull’educazione, sul rigore, sul merito, sulla serietà. Una costante opera di demolizione, a furia di picconi ideologici, per trasformarla in un “qualcosa” di ibrido, “usato sicuro” misto a “nuovo insicuro”, riformato a pezzettini, superpoliticizzato, che oggi insegue le alterazioni della società anziché fornire gli strumenti per gestirne i processi di cambiamento e per orientarla al meglio.

Scrive Maria Latella su un quotidiano romano: “Rendere responsabili e autonomi dei sedicenni oggi comporta un investimento in tempo e attenzione infinitamente più impegnativo che in passato. A noi, studenti degli anni 70, sembrava quasi obbligatorio partecipare alle assemblee, leggere, documentarsi. Se non lo facevi eri considerato marginale. Le ragazze puntavano ai leaderini del liceo, piaceva il tipo intellettuale”.

Tutto vero, compresi gli ormoni in ebollizione per lo pseudointellettuale di turno. Casomai con “Lotta Continua” ben evidente nella tasca posteriore dei pantaloni. Ma sarebbe da chiedersi chi sono i “documentatissimi” genitori dei sedicenni di oggi. Chi lascia loro questo mondo ricco per lo più di egoismi, di inquinamento ambientale e di ingiustizie sociali. Irresponsabili più i padri o i figli?

(Domenico Mamone)

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