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Un pensiero al Venezuela

MamoneC’è voluta la trentina di morti ammazzati degli ultimi giorni nelle strade, soprattutto manifestanti anti-governativi, perché anche in Italia – e in generale nel vecchio continente – ci si accorgesse della tragedia che sta vivendo da anni il Venezuela. Un Paese geograficamente lontano, ma umanamente a noi vicino: a Caracas e dintorni, dal dopoguerra, si sono trasferiti più di 300mila nostri connazionali (200mila solo negli anni Cinquanta) e oggi ben oltre un milione di persone – sui trenta milioni di venezuelani – ha origini italiane. Per cui non mancano forti preoccupazioni nel nostro Paese principalmente da parte delle tante famiglie che hanno parenti o amici residenti da anni in Venezuela. Si sta ripetendo, in sostanza, quanto successo con l’Argentina poco meno di vent’anni fa.

Il Venezuela, un tempo molto ricco grazie principalmente al petrolio (il cui calo di prezzo ha contribuito a generare l’attuale crisi economica e sociale), è ormai allo stremo. L’inflazione ha oltrepassato il 500 per cento e da tempo scarseggiano generi alimentari e beni di prima necessità. Nella sanità è emergenza continua, mancano i medicinali e si registrano decessi per mancanza di cure. Secondo la Caritas, l’80 per cento della popolazione è in gravi difficoltà economiche. Il Paese è al top nel mondo per i livelli di criminalità.

A ciò è strettamente connessa una situazione politica esplosiva, con il crescente scontro tra un presidente sfiduciato dalle urne – Nicolás Maduro, delfino dell’ex leader Chávez che ha governato il Paese per oltre un decennio – e un’opposizione repressa con durezza. Lo scorso 29 marzo la Corte suprema venezuelana è arrivata a revocare i poteri all’Assemblea nazionale, composta in larga maggioranza dall’opposizione, esautorando, di fatto, il parlamento. Maduro è sulla stessa linea: durante il comizio del primo maggio ha lanciato la proposta di un’assemblea costituente del popolo per “riformare la struttura giuridica dello Stato”. Una sorta di colpo di coda in un momento di grande difficoltà, anche internazionale, con l’alleato cubano ormai nelle braccia degli americani.

Mauro Bafile, storica firma della “Voce d’Italia”, il giornale della comunità italiana di Caracas, vede “un governo alla deriva, incapace di correggere gli squilibri macroeconomici e la cui unica preoccupazione sembra essere quella di restare al potere nella speranza che, prima o poi, i prezzi del petrolio tornino a livelli sufficientemente alti per continuare a sostenere gli ammortizzatori sociali”.

Yosmaira Barreto è una venezuelana che vive da anni in Italia. Ha efficacemente raccontato all’Ansa: “Mentre le forze governative hanno le armi, quelli scesi in piazza hanno i sassi, sono studenti, ragazzi, il nostro futuro. La repressione deve finire”.

Oltre ad esprimere – come Unsic, sindacato radicato anche all’estero – piena solidarietà ai cittadini venezuelani, crediamo che le vicende del Paese caraibico invitino a qualche riflessione.

La svolta chavista, venuta alla luce come reazione ad una lunga fase di decadenza anche morale della politica venezuelana, nella fase iniziale ha indubbiamente rappresentato una sterzata progressista: l’affermazione dei diritti delle fasce più emarginate della popolazione è stata al centro delle ambizioni bolivariste dell’ex presidente Hugo Chavez e ha fatto da apripista ai cambiamenti sociali emersi in molti Paesi latinoamericani. Con il tempo, però, le crescenti aspirazioni del leader suggellate anche da disastrosi accordi internazionali, l’adozione di politiche dissennate che – annientando la classe media – hanno accentuato la polarizzazione e le fratture sociali e la scriteriata scelta ideologica di desertificare i terreni dell’iniziativa economica privata hanno concorso a scatenare una crisi economica e sociale senza precedenti. Con l’assestamento di una dittatura in piena regola.

Insomma, il sistema liberale sarà certamente ricco di imperfezioni, ma strade alternative basate sulla riduzione dei diritti democratici – come quella intrapresa da Maduro (che ha contro persino molti chavisti) – hanno sempre dimostrato di portare a cruenti fallimenti. La lezione del Venezuela in fiamme dovrebbe servire a farci capire che i valori democratici sono imprescindibili e vanno difesi giorno dopo giorno.

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