Un nuovo studio rivela come i Paesi ricchi si siano già assicurati il triplo delle dosi dell’antivirale Paxlovid, il principale anti-virale per il Covid-19 in commercio prodotto da Pfizer e raccomandato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, rispetto ai Paesi a basso e medio reddito, pur rappresentando appena il 16 per cento della popolazione mondiale. Nonostante questi rappresentino l’84 per cento della popolazione mondiale e abbiano un tasso di vaccinazione, e quindi di protezione dalla malattia grave, di gran lunga inferiore: la percentuale della popolazione vaccinata con ciclo primario completo è ancora sotto il 20 per cento nei Paesi poveri mentre in quelli ricchi si supera il 74 per cento.
A renderlo noto è la People’s Vaccine Alliance (Alleanza popolare internazionale per i Vaccini), di cui Oxfam e Emergency sono membri, diffuso alla vigilia della riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che discuterà ancora sulle regole di proprietà intellettuale relative a terapie e test Covid-19.
Un’analisi che evidenzia anche che solo un quarto degli ordini di Plaxovid andrà ai Paesi in via di sviluppo. L’Italia ad esempio – dove la percentuale di popolazione vaccinata con il ciclo iniziale completo supera l’81 per cento – si è già assicurata 600 mila trattamenti, pur avendone utilizzate finora poco più di 82.000. Al tempo stesso alcuni Paesi a medio reddito potranno arrivare a pagare per un ciclo di Plaxovid fino 250 dollari a dose, ossia 10 volte il costo di un farmaco generico equivalente.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato l’uso di Paxlovid per ridurre i tassi di ospedalizzazione e mortalità, chiedendo un accesso globale equo alle terapie come parte della strategia di mitigazione del long Covid: proprio il Paxlovid, secondo un recente studio, non ancora sottoposto a revisione, ne ridurrebbe infatti il rischio.
In più si deve considerare come al momento ci siano centinaia di altri potenziali farmaci per la cura del Covid-19, tra cui almeno 77 in fase avanzata di sperimentazione clinica, che potrebbero essere efficaci e avere un campo di applicazione più ampio. Tuttavia, le norme sulla proprietà intellettuale conferiscono a un ristretto numero di aziende il monopolio della fornitura, della distribuzione e del prezzo, con la conseguenza che i Paesi a basso e medio reddito non potranno usufruirne a prezzi accessibili.
Emergency e Oxfam, alla vigilia della riunione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, hanno lanciato un appello urgente per l’estensione dell’accordo de minimis sulla sospensione dei brevetti anche a terapie e test anti-Covid, dopo che a giugno, dopo un anno e mezzo di negoziati, l’OMC ha respinto le proposte di deroga alle norme sulla proprietà intellettuale per tutte le tecnologie mediche Covid-19, adottando un testo di compromesso che riguarda solo i vaccini e i relativi brevetti.