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Rocco Scotellaro, un intellettuale tra politica e ricerca

“Rocco Scotellaro tra antica e nuova ruralità”. Questo il titolo del convegno che si è tenuto il 24 maggio a Roma, in occasione del centenario della nascita del cosiddetto “poeta contadino”, e organizzato dall’Accademia della ruralità “Giuseppe Avolio”, dall’Associazione dei lucani a Roma, dalla Cia e dall’Uniat – Casa Ambiente Territorio.

Nato nel 1923, Rocco Scotellaro è stato scrittore, poeta e politico lucano, punto di riferimento nelle battaglie contadine, ma anche stimato intellettuale.

Militante socialista, nel 1946, a soli 23 anni è stato eletto sindaco di Tricarico. Nel 1950 è rimasto vittima del nuovo assetto politico del dopoguerra e arrestato per infondate accuse di irregolarità amministrative. E’ rimasto in carcere 45 giorni, poi è stato assolto.

Ha deciso quindi di dedicare la sua vita alla ricerca sociologica, accettando un incarico offertogli da Manlio Rossi Doria presso l’Osservatorio Agrario di Portici. Qui ha cominciato, insieme ad altri intellettuali, la stesura di un’inchiesta sociologica dal titolo Contadini del Sud, che doveva configurarsi come manuale della mentalità meridionale. Opera che, come tante altre, rimarrà incompiuta. A soli 30 anni, infatti, Rocco Scotellaro è morto stroncato da un infarto.

Politicamente molto impegnato a sinistra e strettamente legato alle terre natali, i suoi scritti, pubblicati postumi, sono permeati dalle sue battaglie e nello stesso tempo dalla “sua esperienza dei modi comunicativi della realtà orale e popolare”, come ha scritto Nicola De Blasi, professore ordinario di Storia della lingua italiana e di Dialettologia italiana presso l’Università di Napoli “Federico II” , nonché Accademico della Crusca. Scotellaro, infatti, non era tanto “un contadino che scrive”, quanto piuttosto “un intellettuale che ha frequentato il Ginnasio e il Liceo negli anni Trenta del Novecento quando il Liceo classico era destinato a formare una classe dirigente” ma, pur con tanto sacrificio, aperto anche a figli di calzolai, artigiani e piccoli proprietari terrieri. È così che la sua scrittura combina “lingua italiana e tratti di provenienza dialettale, elementi aulici e componenti popolari, sintassi letteraria e tratti narrativi di ascendenza tradizionale”.

Immerso a pieno nella cultura italiana a lui contemporanea, Scotellaro con le sue lotte politiche ha dato ai contadini un metodo per essere protagonisti e con le sue opere e i suoi studi ha trasmesso un mondo, quello rurale, come espressione di valori essenziali quali reciprocità, solidarietà, buona educazione, rapporto uomo-terra fondato sulla responsabilità e rispetto della tradizione, lasciando un’importante eredità, di cui troppo spesso, però, non si è riconosciuto il valore.

Di particolare interesse l’introduzione di Antonio Pascale, che ha ricordato il discorso che Giuseppe Avolio tenne a Tricarico al Convegno organizzato dalla Cia per l’80° anniversario della nascita di Rocco Scotellaro. Avolio fece un’affermazione che Pascale ha voluto riproporre: “Riflettere sulla vicenda umana, politica e culturale del poeta e sindaco di Tricarico può permetterci di trarre qualche elemento valido per la nostra azione di oggi protesa a creare le condizioni necessarie per la rinascita del Sud”.

Il relatore ha aggiunto: “Rocco ci ha lasciato in eredità un’idea e un metodo che egli riteneva essenziali nei processi di sviluppo. L’idea è che la cultura contadina, anziché un retaggio del passato, costituisce un elemento da studiare con discernimento per migliorare il valore del capitale umano. E il metodo è che l’inchiesta sociologica partecipata va considerata come la premessa ineludibile di ogni percorso di sviluppo. Per Rocco la cultura contadina non è un mito o un’ideologia, ma una cultura reale. Fatta di valori essenziali: reciprocità, mutuo aiuto, scambio intergenerazionale, rapporto uomo-terra fondato sulla responsabilità – ha continuato Pascale. “Per avere un’idea concreta di questa cultura basta un solo esempio: le forme cooperativistiche tra braccianti, sorte alla fine dell’800 dalla Romagna al Mantovano, che hanno segnato il movimento cooperativo in Italia come l’unico in Europa ad avere origini agricole. In virtù di questa cultura, l’Associazione generale operai e braccianti di Ravenna, cooperativa fondata da Nullo Baldini, si aggiudicò l’appalto per i lavori di bonifica a Ostia e Maccarese. E oggi, in virtù di questa cultura, la stessa cooperativa, ora denominata CAB. Ter.ra, rinuncia al raccolto per salvare Ravenna dall’inondazione. Scotellaro è convinto che il Mezzogiorno abbia al proprio interno le energie capaci di determinare la propria rinascita. Considera la partecipazione dei contadini alle iniziative volte per il lavoro, i servizi sociali, la crescita culturale, come la condizione per favorire lo sviluppo. Qui l’originalità del suo metodo politico, fondato sulla medesimezza umana e culturale nel rapporto coi contadini”.

Nel 2019 tutta la produzione letteraria di Rocco Scotellaro, come Contadini del Sud (1954), la raccolta di poesie È fatto giorno (1954), il romanzo autobiografico L’uva puttanella (1955), la raccolta in versi Margherite e rosolacci (1978), è stata riunita nel volume Tutte le opere.

Una curiosità: nel celebre film “Rocco e i suoi fratelli” (1960) con Alain Delon, il regista Luchino Visconti gli ha reso omaggio scegliendo per il protagonista il nome del poeta lucano.

LUCANIA (scritta a 17 anni)

M’accompagna lo zirlio dei grilli
e il suono del campano al collo
d’un’inquieta capretta.
Il vento mi fascia
di sottilissimi nastri d’argento
e là, nell’ombra delle nubi sperduto,
giace in frantumi un paesetto lucano.

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