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Semplicità e complessità

Domenico MamonePresidente dell’Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori

Siamo ogni giorno impegnati a trovare soluzioni semplici, operative, per la vita delle aziende. Questo non vuol dire che siano semplici i problemi, anzi. La complessità delle questioni che ogni azienda, ogni contribuente, ogni famiglia deve affrontare praticamente tutti i giorni è innegabile. Trovare soluzioni a problemi complessi non significa banalizzare, ma compiere uno sforzo di analisi e di sintesi, per offrire a chi non può fare da solo quelle soluzioni. Un esempio può essere l’importanza della consulenza fiscale: anche in tempi di 730 precompilato, può essere illusorio far credere al contribuente che tutto è facile; la vicenda della restituzione degli 80 euro di credito fiscale straordinario in busta paga, i famosi “80 euro di Renzi”, che ha interessato alcune decine di migliaia di italiani che ha guadagnato “troppo” (e dispiace, ma in fondo meno male), ma anche un certo numero di italiani sfortunati che sono caduti sotto la soglia minima degli ottomila euro annui di reddito, e questo dispiace molto di più, dimostra come anche nelle famiglie a reddito modesto occorra prestare attenzione alle molte variabili del nostro complicato sistema fiscale, e lo stesso si potrebbe dire menzionando il calcolo dell’Isee e tanti altri aspetti che influiscono sulla vita quotidiana anche di chi non ha patrimoni da amministrare.
Anche le piccole aziende percorrono, proprio come le famiglie, un percorso accidentato, senza stuoli di commercialisti e di consulenti profumatamente pagati per segnalare le buche (quando ci riescono, anche costoro). E ci sono poi le problematiche di sistema, i grandi nodi dell’economia e della burocrazia, che non sono soltanto qualcosa che vediamo al telegiornale, ma operano e influiscono eccome anche sulla vita quotidiana, e spesso in maniera silenziosa, invisibile, e occorre allora saper guardare oltre al problema quotidiano proprio per meglio difenderci. Ho assistito con sgomento all’ennesima brutta vicenda a Rosarno, nel cuore degli agrumeti calabresi. Tutti i commenti che ho letto sono giustificati: la necessità di legalità, di prevenire il lavoro nero, di reprimere il caporalato… Ma non risolveremo molto se non guarderemo un poco più lontano, al problema strutturale della “filiera lunga” dell’agrume calabrese, e all’ingiusta ripartizione dei profitti che ne consegue, con i grandi e famosi marchi dell’aranciata a raccogliere il massimo, e i produttori costretti a vendere per pochi centesimi, una situazione che non può che provocare una corsa al ribasso di cui i braccianti stranieri pagano il prezzo più pesante, ma non da soli. Intervenire sui complessi meccanismi della distribuzione, combattere la sudditanza dei coltivatori alla grande industria agroalimentare e agli intermediari che non creano valore ma solo aumentano i costi, alleare lavoratori e produttori, e poi con loro i consumatori, garantire insomma ricavi decenti alle nostre piccole aziende agricole, ci pare metodo più sicuro di mettere un carabiniere ad ogni albero, anche per bonificare il lavoro nero e sottopagato.
Su questo fronte, menzioniamo anche, tra i nuovi Contratti nazionali sottoscritti come Unsic con le controparti sindacali, quello per le figure ausiliare dei principali settori merceologici e degli stagionali, figure troppo spesso prive di mansioni e inquadramento chiaro, umili e utili, a volte indispensabili.

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